Riforma Sanità, in tanti a Trieste per manifestare

In centinaia davanti alla sede
del Consiglio regionale, a Trieste, per chiedere che gli ospedali
di Gemona, Cividale e Maniago non vengano declassati a meri
presidi in seguito alla riforma del Sistema sanitario regionale
prevista nel disegno di legge a firma Maria Sandra Telesca. Il
presidente dell’assemblea legislativa, Franco Iacop, ha accolto
la richiesta di ascoltare, con i presidenti dei Gruppi
consiliari, le istanze dei comitati Cicogna, San Michele,
Facebook, l’associazione commercianti Conserva di Gemona e il
movimento per la salute di Cividale. Con loro, molti ma non tutti
i sindaci dell’area interessata.

Riteniamo fondamentale l’erogazione del servizio sanitario sul
territorio in termini di adeguatezza e di sicurezza – ha detto
loro il presidente Iacop. E vogliamo garantire la qualità di tale
servizio sull’intera dimensione regionale.

E così prima che l’Aula si apprestasse a entrare nel merito del
provvedimento, in sala Tessitori hanno parlato i rappresentanti
dei comitati, a cominciare dal loro coordinatore, Claudio Polano,
che ha puntato il dito soprattutto sulla capacità di intervento
nei casi di emergenza e sulla qualità dei servizi sanitari che
anche gli ospedali della montagna devono poter offrire, al pari
degli altri sparsi sul territorio. Invece – è la sua accusa – ci
sarà un’area di 3.000 kmq i cui gli abitanti si riverseranno
nell’unico ospedale di Tolmezzo, che tra l’altro non ha
collegamenti veloci con le Valli del Natisone, la Val
Canale-Canal del Ferro e neppure con la montagna pordenonese da
cui arriveranno altri pazienti. Questa dell’assessore Telesca e
della presidente Serracchiani è una legge politica, che non tiene
conto delle esigenze della montagna in favore delle aree forti.
Eppure – ha concluso Polano – la ministra Lorenzin prevede
deroghe proprio per gli ospedali di montagna. Mettetevi una mano
sul cuore, quando voterete.

A seguire, gli interventi dei vari rappresentanti dei comitati
non sono stati di tenore diverso: hanno chiesto cosa accadrà a
chi avrà un’urgenza dopo le 20.00, orario di chiusura del pronto
soccorso di Gemona, aggiungendo che il pronto soccorso di Udine è
già spesso al collasso, non ce la farà ad assorbire anche i casi
dei territori circostanti; i tre mesi da qui all’avvio della
riforma sono troppo pochi, ci vuole più gradualità; non è vero
che si sta potenziando la medicina di base; le ambulanze
dell’ospedale di Gemona fanno interventi necessari per salvare la
vita alle persone della montagna, arrivando per tempo quando
hanno avuto un’emergenza, e coprono ogni giorno chilometri e
chilometri di asfalto, molti più di quanti sono previsti dai
protocolli; in montagna più che altrove, la distanza da un
ospedale si traduce in sopravvivere o morire.

Subito dopo, il sindaco di Gemona, Paolo Urbani, ha affermato che
la riforma non è equa. Ma soprattutto – ha detto – è sconcertante
e umiliante essere qui a implorarvi per qualcosa che ci spetta di
diritto. Il collega di Cividale, Sandro Balloch, ha accusato la
tempistica della riforma e ha chiesto sia fatta in 2-3 anni,
aggiungendo che il Patto Lorenzin permette di intervenire senza
declassare le strutture ospedaliere. Infine, il primo cittadino
di Stregna, Mauro Veneto, ha fatto presente che se sino a oggi
certe scelte non sono state decise non è stato per mancanza di
coraggio, ma per buon senso. Mi auguro – ha chiosato – che anche
voi sappiate fare scelte di buon senso