Bene il comparto del cartario e del cartotecnico in Alto Friuli

Il comparto del cartario e del
cartotecnico in Alto Friuli è tra quelli che stanno
dimostrando le migliori performance nonostante il perdurare della
crisi economica. I principali stabilimenti siti sul territorio, da
"Burgo" e "Pigna" a Tolmezzo, passando per la
"Ermolli" di Moggio Udinese, fino alla "De Medici"
di Ovaro (circa 600 addetti oltre all’indotto), stanno procedendo con
commesse ed ordinativi in crescita nonché, in alcuni casi,
anche con nuove assunzioni. L’analisi è emersa nei giorni
scorsi durante un incontro tenutosi presso la sede della delegazione
tolmezzina di Confindustria Udine tra il segretario Cisl Alto Friuli,
Franco Colautti, ed il capogruppo delle imprese cartarie e
cartotecniche della provincia, Federico Gollino.

"Possiamo considerare queste
industrie un riferimento di traino per lo sviluppo della montagna"
– ha spiegato Federico Gollino – perché capaci in questi anni
di compiere investimenti lungimiranti e di ritagliarsi delle nicchie
di mercato che stanno permettendo loro di rimanere competitive sui
mercati, nonostante il prodotto cartario negli ultimi decenni abbia
inevitabilmente segnato il passo. Ci sono comunque degli ulteriori
margini di crescita – ha aggiunto – che potrebbero essere
perseguiti, a patto di non subire delle penalizzazioni in corso, come
quelle che si vedono all’orizzonte".

Il riferimento è ai tagli sulle
bollette energetiche per le imprese previsto dal Governo Renzi
(decreti legge 90 e 91) che seppur accolti positivamente in linea
generale, perché aiutano le PMI, rischiano però effetti
controproducenti per le industrie che hanno compiuto in questi anni
investimenti importanti in impianti di auto-produzione energetica da
fonti rinnovabili (fotovoltaico, idroelettrico, biogas, ecc) ed è
il caso delle cartiere dell’Alto Friuli.

"Questi decreti vanno a ridurre
gli incentivi dati a quelle aziende energivore che hanno investito su
impianti di co-generazione per auto prodursi KW nell’ottica di
ridurre il Gap sui costi energetici rispetto ai competitor europei –
fa notare Gollino – cambiare adesso le carte in tavola non lo
riteniamo coretto".

Altra questione che le industrie
cartarie e cartotecniche portano all’attenzione della politica è
quella relativa alla carta da macero, costituita da fibre di recupero
ottenute dal riciclo della carta e dei cartoni usati: "in questi
anni la raccolta differenziata, compresa quella della carta, è
cresciuta esponenzialmente e in base a recenti stime, circa la metà
della produzione cartaria in Italia si basa sul consumo della carta
da macero, la quale è divenuta un input produttivo del settore
cartario che permette di ottenere come prodotto finale la carta
riciclata. Non solo, da paese importatore, siamo divenuti
esportatori. Ma il nostro sistema – fa notare Gollino – non è
stato in grado di creare una filiera organica e cosi capita che
questa carta da macero, disponibile in ingenti quantità, esca
dal mercato, rimanga alla mercé dei "traders" che
l’acquistano e la rivendono a loro piacimento, senza renderla invece
un valore aggiunto per il sistema produttivo".

Da parte sua il rappresentante del
sindacato Franco Colautti ha recepito queste istanze e si è
detto disponibile a seguirle con attenzione nelle sedi opportune. Non
solo, ha rimarcato il fatto di aver chiesto in sede di
predisposizione del Piano regionale di rilancio del Manifatturiero,
venga previsto un riconoscimento al gruppo "cartiere" come
filiera produttiva di interesse regionale. Il tutto naturalmente da
affiancare al rilancio della filiera affine, ovvero quella
bosco-legno che per la montagna friulana potrebbe garantire nuovi
posti di lavoro.