ALTO FRIULI: Problema lavoro, interviene l’Unione Autonomista Alpina

Cominciano a farsi davvero insostenibili e preoccupanti le dimensioni e prospettive del problema-lavoro, per quanto riguarda i territori già toccati dell’Alto Friuli. Dopo le radicali campagne di ridimensionamento degli organici poste in atto pur per cause diverse da svariate realtà aziendali esistenti nella fascia pedemontana (tra le quali quella adottata dalla Manifattura di Gemona, al centro di una rovente e sentita diatriba) ad alimentare la questione e l’annessa polemica, sono proprio le eclatanti novità emergenti. In particolare al loro centro vi è la Seima di Tolmezzo, imprescindibile polmone del mercato del lavoro montano, costretta da una profonda crisi produttiva, dipendente probabilmente dai mutamenti in atto nel mercato globale ed in specie europeo, a prendere drastiche misure nei confronti di qualcosa come 170 dipendenti. Una tra le poche forze a lanciare un vero e proprio grido d’allarme, in nome di quella che è un’intera zona già estremamente depressa e costretta a fronteggiare da sola i propri oscuri destini, è l’Unione Autonomista Alpina, che ha esposto la propria posizione sul tema per bocca del suo ex presidente Sergio D’Orlando. Resosi partecipe della situazione in seguito ad un udienza concessa intorno a Natale su richiesta di una delegazione di lavoratori dell’azienda citata in viva apprensione per il loro destino, l’attuale consigliere in carica ha puntato l’indice sull’evidente e totale inerzia in materia di occupazione e sostegno alle PMI locali dell’attuale gestione regionale, oltre che di quelle precedenti. “E’ stata – afferma l’avv. D’Orlando – reiteratamente investita del problema l’amministrazione Tondo, che non ha a tutt’oggi fornito il benché minimo riscontro positivo e proficuo nel quadro di una serena concertazione delle possibili vie d’uscita…”. Ciò è indice – rimarcano dal movimento autonomista – dell’indisponibilità al dialogo dell’istituzione-Regione che trova lapalissiana e pratica conferma nella riluttanza ad un primo confronto tra i suoi vertici e le realtà produttive in crisi, comprese quelle in attesa di delucidazioni rispetto ai nuovi percorsi di sviluppo da istituire. Sulla stessa lunghezza d’onda è il parere del vicepresidente per la zona gemonese Carmino Deotti, che rincara la dose sottolineando la “stranezza” dei meccanismi propri di una Regione “che dimostra sempre più di mettere irragionevolmente in primo piano quell’assurda guerra sotterranea delle nomine (vedi Autovie Venete, ndr.), non curandosi adeguatamente di quelli che sono i bisogni e gli interessi primari delle proprie genti. In luogo di ben governare si preferisce, insomma, portare avanti i singoli giochetti di potere come in una sorta di partita a scacchi”. Parla di programmi elettorali disattesi in toto lo stesso esponente, accennando ad una “non avvenuta delocalizzazione dell’imprenditoria locale, questione da anni sul tappeto che – se concretizzata – avrebbe contribuito ad un deciso ed avanguardistico sviluppo dell’intero comparto in seno UE, con gli allacci all’Est Europeo”. (di Valentino Deotti)