MONTAGNA- Crisi lavoro, la Cgil vuole tavolo di concertazione

“Subito un tavolo di concertazione con la presenza di sindacati, categorie economiche e Regione dove affrontare il tema della deindustrializzazione. Senza l’ impegno di tutti, infatti, l’ Alto Friuli non potrà uscire dalla crisi che lo attanaglia”: è la strada indicata da Ruben Colussi, segretario regionale del Friuli-Venezia Giulia della Cgil, che ha anche parlato della necessità “di capire perché in Friuli-Venezia Giulia non emergano figure imprenditoriali nuove”. “Bisogna che si costruisca un tavolo specifico che affronti i temi dello sviluppo della montagna con tutte le forze interessate al problema. Siamo di fronte – ha spiegato Colussi – a una svolta epocale perché dobbiamo capire dove va l’ apparato produttivo dell’ Alto Friuli. Mi pare che ormai la situazione non possa essere definita che ‘molto grave’ e bisogna attivarsi immediatamente, senza perdere ulteriore tempo”. In quali direzioni? “Innanzitutto bisogna riverificare tutte le politiche di incentivazione e sostegno alle attività produttive in montagna – ha spiegato Colussi – e, in secondo luogo, bisogna allacciare un rapporto diretto con le associazione di categoria per verificare con loro sia i problemi di collocazione della manodopera che esce dalle ristrutturazioni e dalle crisi industriali di questi giorni, sia le questioni delle condizioni delle nuove attività produttive”. Colussi, nel ribadire la propria assonanza alle indicazioni dell’ assessore regionale all’ industria, Enrico Bertossi, che nei giorni scorsi aveva detto basta ai contributi ‘mordi e fuggi’, ha sottolineato che “é meglio costruire una politica che partendo da un reale contatto con il territorio costruisca poi i saperi necessari per uno sviluppo di queste aree. Dopo di che però – ha spiegato – ci si trova a operare nelle situazioni in cui ci si trova. Il sindacato – ha aggiunto – non può condividere le politiche ‘mordi e fuggi’. Sulla De Longhi di Ampezzo (Udine) – ha precisato Colussi – noi avevamo delle perplessità. Ma è anche vero che se non si fa una politica di sostegno alle attività produttive è difficile che una zona come la nostra montagna possa uscire dalle difficoltà in cui è oggi”. Secondo Colussi, “oggi come oggi prospettare un grande sviluppo industriale per la montagna friulana appare difficoltoso, ma nella zona possono esistere delle attività industriali di prestigio. Bisogna però vedere in quali forme e con quali caratteristiche. Questo è un discorso più specifico che bisognerà fare magari con una verifica attenta delle potenzialità che esistono”. Colussi, secondo il quale “bisogna ridiscutere subito sulle prospettive dei Fondi strutturali in rapporto all’ allargamento dell’ Unione europea”, ha rilanciato il progetto dell’ Euroregione “anche se è prematuro dire – ha spiegato – se questo contenitore istituzionale possa servire per attutire le crisi o, meglio, per creare nuovi posti di lavoro nella zone più a rischio del Friuli-Venezia Giulia”. Infine Colussi si è soffermato sulla formazione, per ribadire che “in montagna e un pò in tutta la regione, c’ è carenza di nuovi imprenditori. Bisogna lavorare anche su questo terreno – ha detto il segretario regionale della Cgil – per la formazione di una nuova cultura imprenditoriale, in Carnia ma anche in tutto il territorio regionale. Questa della carenza di imprenditori è una questione che riguarda un pò tutta l’ industria regionale e tutti i settori produttivi. E’ anche per questo – ha concluso Colussi – che bisogna da subito allestire questo tavolo comune di concertazione. Altrimenti poi non ci sarà più tempo.