TOLMEZZO- Burgo, nuovo intervento di Legambiente

Legambiente FVG esprime forti preoccupazioni visto l’elevato livello di indeterminatezza raggiunto dalla ricerca di una soluzione alla situazione di pesante inquinamento, in atto da decenni sul Tagliamento, prodotto dalla mancata depurazione dei reflui provenienti dalla cartiera Burgo di Tolmezzo.
Dopo tre anni di gestione straordinaria e nell’imminenza del secondo rinnovo del Commissario delegato, visti gli esiti delle procedure avviate per la ristrutturazione dell’impianto di depurazione che hanno, come per altro prevedibile, superato di gran lunga i tempi auspicati, l’unico dato di fatto indiscutibile è la continuità dell’inquinamento a cui, negli ultimi mesi, si è aggiunta una dichiarata difficoltà aziendale nel mantenere i livelli occupazionali.
Un anno fa, durante l’incontro chiesto da Legambiente FVG, la struttura Commissariale aveva assicurato un contenimento dei tempi amministrativi previsti per l’inizio lavori entro i 12 mesi, previsione non rispettata con una situazione ancora largamente confusa sia in merito all’Accordo di programma, da stipulare fra Regione e Burgo per la definizione della quota parte tanto nella costruzione che nella gestione dell’impianto, sia in merito all’esito della gara d’appalto.
Il Presidente della Regione, nonché Commissario delegato, in risposta ad una interrogazione, nel mese di aprile di quest’anno, ha assicurato l’imminente chiusura dell’Accordo che dovrebbe prevedere oltre ad una indefinita co-partecipazione ai costi, sia in termini percentuali che in termini compiuti, l’assicurazione di Burgo al mantenimento in funzione dello stabilimento di Tolmezzo per i prossimi dieci anni.
Legambiente FVG, avendo chiesto l’accesso a tale atto, a fine settembre ha ricevuto come risposta la conferma del nulla di fatto, con la previsione di firma entro il mese di ottobre, ed è immaginabile che, visti gli esiti della gara d’appalto, tale accordo si complichi ulteriormente.
La scelta del progetto di ristrutturazione del sistema depurativo è stata visionata dal Ministero dell’Ambiente che, in un dettagliato documento di osservazioni e di prescrizioni, di fatto, richiede un’ampia revisione della soluzione tecnica proposta giudicata datata e poco affidabile, riproponente sostanzialmente la riproduzione dell’esistente.
Inoltre, si chiedono ampi approfondimenti per quanto riguarda le analisi di possibili interferenze fra il massimo di piena del Tagliamento, e degli altri corpi idrici superficiali e sotterranei con la capacità di scarico del sistema, con adeguate previsioni di difesa su cui si dovrà acquisire il parere dell’Autorità di Bacino.
Inoltre, è quanto meno necessario chiarire quale nuovo fatto sia all’origine dell’aumento del 20% dei costi preventivati, così come dichiarato alla stampa dal sub-Commissario, essendo troppo generico il riferimento a problematiche ambientali e visto che il livello di qualità delle acque è definito con precisione sia dal bando di concorso che dalla risposta data dal Ministro dell’Ambiente ad una interrogazione dell’on. Realacci. E ancora, sempre il Ministero dell’Ambiente, richiede di rinunciare ad un’opzione di ulteriore trattamento dei reflui che, oltre ad avere elevati costi e scarsa efficacia, rappresenta una nuova fonte di inquinamento del corpo recettore.
Desta, poi, non poche perplessità la decisione della Commissione d’appalto di assegnare punteggio alla soluzione progettuale che meglio garantiva la funzionalità dell’impianto anche senza i reflui provenienti dalla cartiera Burgo. Una tale scelta può avere molte letture a partire dalla negazione stessa dell’emergenza, ma in questo caso venendo meno i reflui Burgo l’emergenza stessa cessa e con essa tutte le provvidenze conseguenti compresa la ristrutturazione del sistema depurativo; oppure si può immaginare che, dalla storia recente di analoghe strutture costruite in modo “dedicato” per quantitativi di reflui che al momento dell’inaugurazione sono improvvisamente venuti meno vedi Tubone, la Regione abbia scelto la strada della prudenza, ma in questo caso aumentano i dubbi sulla effettiva tenuta dei livelli occupazionali.
Probabilmente la vita del depuratore supera i dieci anni che Burgo dovrebbe promettere e sottoscrivere nell’Accordo di programma, resta però irrisolto il problema non indifferente, nemmeno nella condizione attuale, della gestione e della manutenzione: l’offerta migliore ha una cifra di circa 1,8 milioni di euro l’anno per i due servizi.
Infine, il crono-programma stima in 420 giorni, naturali e consecutivi, il tempo necessario all’ultimazione dei lavori, mentre non si fa alcuna previsione in merito al successivo collaudo, episodio questo non semplice se consideriamo che il depuratore consortile esistente è stato collaudato dopo un paio d’anni dalla sua ultimazione.