TOLMEZZO- Per Caroli no autonomia per rilancio montagna

“Chi non riesce ad accettare un risultato popolare espresso attraverso un referendum, dimostra di non conoscere i principi della democrazia”. E’ il pensiero dell’assessore provinciale alla montagna, Vittorio Caroli, che non ha gradito le dichiarazioni fatte a Tolmezzo dal presidente della Comunità montana della Carnia, Lino Not, in un incontro con l’assessore regionale Enzo Marsilio. “Si continua a portare avanti con ottusità un’idea di autonomia senza che questa sia stata realmente condivisa da tutto il territorio montano. Mi sembra – ha aggiunto Caroli – che si voglia portare avanti una neo politica accentratrice, in contrasto con le leggi nazionali e regionali in materia di devoluzione, tagliando fuori dal rilancio della montagna un ente sovra comunale e operativo come la Provincia, che a differenza delle Comunità montane è stato eletto direttamente dalla popolazione. Sembra quasi che Marsilio e Not si siano dimenticati degli sforzi fatti negli ultimi anni da Palazzo Belgrado, sia da un punto di vista umano che finanziario. Un lavoro capillare ed imparziale, che ci ha portato a conoscere il territorio e ad elaborare, assieme alle comunità locali e alle associazioni di categoria, programmi di qualità per lo sviluppo della montagna”.
Per Caroli è superfluo attivare un tavolo di concertazione per predisporre un piano di sviluppo integrato: “La Provincia infatti – ha precisato – licenziò un documento di questo tipo già nel 2001, documento che venne sottoscritto anche dalla Regione e dalle Comunità Montane”.
“Mi auguro – ha concluso l’assessore Caroli – che il 6 dicembre, quando presenteremo al presidente Illy il programma di sviluppo della montagna, certe questioni possano essere finalmente risolte e certi atteggiamenti riconsiderati”.
Critico anche il vicepresidente Renato Carlantoni: “Parlare di sviluppo della montagna ritornando sui temi referendari mi sembra alquanto sterile. Condivido il coinvolgimento delle Comunità montane nel progetto di rilancio, congiuntamente però agli enti e alle categorie operanti sul territorio. Lo stesso Not in campagna referendaria – ha aggiunto – sosteneva la necessità di creare una nuova provincia perché, in contrasto con le Comunità Montane, poteva essere eletta direttamente e quindi instaurare un rapporto privilegiato con i cittadini. Come mai oggi, dopo che Not è diventato presidente della Comunità Montana, proprio questo ente viene indicato come interlocutore unico per il rilancio della montagna?. Tutto ciò – ha concluso Carlantoni – ha un sapore decisamente revanscista e anacronistico”.