CulturaGemonese

Un nuovo libro sulla ricostruzione del Castello di Gemona post terremoto

Nuova e importante iniziativa editoriale dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, che ha pubblicato il volume “Il Castello di Gemona. La ricostruzione”, con le foto di Graziano Soravito, i cui scatti hanno documentato sistematicamente le diverse fasi del processo di ricostruzione del castello, distrutto dal terremoto del 1976.

Realizzato grazie al sostegno della Regione, del Comune di Gemona e dell’azienda Fantoni, il libro, di grande formato, è stato curato dal coordinatore dell’Ecomuseo Maurizio Tondolo e la traduzione del testo in inglese a fronte è di Sonia Londero e Lisa Soravito. La presentazione ufficiale è in programma alle ore 11.30 di sabato 18 giugno a palazzo Boton (sede del Comune di Gemona), con l’intervento dell’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli.

L’importanza dell’iniziativa editoriale risiede in primo luogo nella qualità e originalità del progetto di restauro del complesso castellano, significativo e fondamentale “segno” della storia e della rinascita della città di Gemona, ma è pure suffragata dalla ricchezza e completezza dell’archivio fotografico di Soravito.

Nelle pagine del libro, alla parte iconografica – che è prevalente – si aggiungono i testi, redatti da tecnici ed esperti, relativi alla geologia del colle (Daniele Tenze), all’importanza archeologica del sito (Davide Casagrande), alle vicende storiche che hanno segnato nei secoli il complesso fortificato (Marco Patat), al progetto architettonico e strutturale successivo al sisma del 1976 e all’iter amministrativo (Renato Pesamosca). Non mancano i contributi degli amministratori che hanno avviato e dato seguito al progetto (i sindaci di Gemona Paolo Urbani e Roberto Revelant).

L’Ecomuseo – spiega il direttore Maurizio Tondolo – conferma così il ruolo che da oltre vent’anni svolge sul territorio: promuovere progetti di valorizzazione e contribuire al dibattito e al confronto sul patrimonio della comunità, andando oltre i confini abituali di un museo”.

Il volume si rivolge a un pubblico ampio e diversificato: dal cittadino gemonese che può disporre di una pubblicazione in grado di testimoniare la determinazione e la capacità di riscatto della comunità locale, al visitatore-turista interessato alle modalità ricostruttive di Gemona e del suo centro storico, fino al tecnico-professionista che intende acquisire informazioni a proposito di un intervento di recupero strutturale innovativo e senza precedenti.

L’intervento di maggiore interesse ha riguardato la ricostruzione del paramento esterno della parte mancante della Torre dell’Orologio. Lasciando intatto il basamento in muratura che è stato rinforzato, la nuova struttura portante è stata realizzata internamente al fine di garantire un elevato grado di resistenza al sisma. Una struttura di fondazione, costituita da una platea di 1 m di spessore su micropali, con una scatola di ancoraggio in cemento armato realizzata all’interno del basamento in pietra, è stata la base per la nuova struttura portante in acciaio, completamente indipendente dalla porzione di torre esistente.

L’edificio delle Ex Carceri e la Torre dell’Orologio – scrive nel suo contributo Renato Pesamosca, già dirigente del Settore Tecnico del Comune di Gemona del Friuli – sono stati ricostruiti secondo il metodo dell’anastilosi. Si tratta di una tecnica di restauro architettonico, diffusamente utilizzata anche per la ricostruzione del Duomo di Venzone, con la quale si rimettono insieme, elemento per elemento, i pezzi originali della costruzione andata distrutta. Questo lavoro certosino è stato possibile grazie al prezioso lavoro di cernita e catalogazione dei conci lapidei. Molte delle foto di Graziano Soravito sono servite come base indispensabile per poter identificare, nell’iniziale informe massa di pietrame, dove si collocasse, prima del sisma, ogni singola pietra”.

(nella foto il colle del castello dopo le scosse del settembre 1976)