Studio Confcommercio Fvg: il 22% degli imprenditori pensa di dotarsi di un’arma
In Friuli Venezia Giulia 6 attività del terziario su 10 hanno subito taccheggi nel corso dell’anno, ben oltre la media nazionale (43%). In una regione in cui un’azienda su quattro percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza, il 22% degli imprenditori (il doppio della media nazionale) pensa di dotarsi in futuro di un’arma per la difesa personale.
Una sintesi preoccupante, per quanto le cose vadano meglio che nel resto d’Italia (il 30% parla di situazione peggiorata), quella che emerge dall’indagine Confcommercio-Gfk Italia sui fenomeni criminali, presentata in occasione di “Legalità, mi piace!”, la giornata nazionale che ha visto mobilitarsi il sistema confederale.
Un appuntamento, ha spiegato introducendo l’evento regionale il presidente di Confcommercio Udine Giovanni Da Pozzo, che «serve a promuovere e rafforzare, come testimonia la storia di Confcommercio, la cultura della legalità, prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo. La concorrenza sleale, che deriva dalla criminalità, dalla contraffazione, dall’abusivismo commerciale e, più in generale, da tutte le forme di illegalità, altera infatti il mercato danneggiando profondamente le imprese corrette e continuando ad alimentare l’economia sommersa».
Stando al focus sul Fvg, realizzato con le risposte degli imprenditori del terziario al questionario pubblicato nel sito di Confcommercio e illustrato dal direttore di Confcommercio Pordenone Massimo Giordano, a risultare più aumentati sono abusivismo (per il 39% degli intervistati), furti (37%), contraffazione (36%) e rapine (30%). In Fvg, altra informazione, tra le misure di prevenzione c’è comunque un maggiore ricorso alle denunce.
Confcommercio Fvg ha commissionato un’ulteriore indagine a Format Research, “Contraffazione e abusivismo in Fvg”. Quello che emerge è che il 20% dei consumatori della regione dichiara di aver acquistato almeno una volta nel corso del 2017 prodotti illegali (contraffatti) o di aver utilizzato un qualche genere di servizio offerto da un soggetto che non era autorizzato a erogarlo. Il profilo del consumatore che “acquista illegalmente” coincide spesso con quello di una donna, con un’età compresa tra i 35 ed i 54 anni. Gli acquisti contraffatti si concentrano molto spesso su prodotti di abbigliamento (58%), scarpe/calzature (30%), prodotti di pelletteria (30%).
Alla base degli acquisti di prodotti contraffatti c’è la convinzione da parte dei consumatori del Fvg di poter concludere un buon affare (si riesce a risparmiare). Appaiata la quota di coloro che ripiegano sugli acquisti illegali perché, di fatto, non possono permettersi (economicamente) di convergere su prodotti “legali”.
Tuttavia, è elevata la percentuale di coloro che si dichiarano informati sui rischi delle sanzioni amministrative che si corrono quando si acquista contraffatto: di fatto, il 73% dei consumatori è consapevole che acquistare prodotti illegali possa comportare dei rischi (in primo luogo per la salute e per la sicurezza personale), ma tende ad assumere ugualmente questo comportamento per le ragioni citate.
Il fenomeno si riversa anche sulle imprese del commercio al dettaglio, turismo e servizi della regione. Il 61% di queste (specialmente le più piccole) ritiene di essere stato danneggiato dall’azione dell’illegalità almeno una volta in passato.
Tre imprese su quattro ritengono che il fenomeno dell’illegalità, al di là dell’andamento dell’economia, sia in progressiva crescita e in questo caso sono le strutture ricettive a mostrare un malcontento superiore alla media, spesso dovuto alle nuove forme di illegalità che si sviluppano sul web. Con riferimento al territorio sul quale insiste la propria impresa, il 42% degli operatori ritiene in aumento il fenomeno dell’illegalità rispetto a 12 mesi fa. La presenza del fenomeno si materializza con la crescente concorrenza sleale, il primo effetto negativo dell’illegalità per le imprese della regione. A seguire, si teme una riduzione dei ricavi e il peso della spesa che deriva dall’acquisto di servizi di sorveglianza. In questo senso, le imprese tendono a proteggersi poiché sfiduciate verso le attuali norme in fatto di sicurezza: il 72% degli operatori del commercio al dettaglio, turismo, servizi della regione ritiene infatti inefficaci le leggi che contrastano fenomeni di illegalità.