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Sergio Buzzi (Esco Montagna): «Energia green, servono tecnici preparati»

Tutti ormai “tifano” per l’energia prodotta da fonti rinnovabili e per impianti che sappiano garantire, se non l’autosufficienza degli immobili, almeno un abbattimento significativo del ricorso all’energia da fonti fossili. La tecnologia c’è ed è all’avanguardia per garantire tale produzione, ma sempre più spesso la pratica quotidiana pone un problema:  chi fa funzionare gli impianti? Chi è disponibile, attrezzato con le specifiche competenze, a esercitare un lavoro che richiede flessibilità oraria e reperibilità, posto che un impianto può guastarsi di giorno e di notte, alla domenica e, persino, a Natale e Capodanno?
La domanda, raccogliendo le esigenze di molte realtà del comparto e anche del territorio, la formalizza Sergio Buzzi, amministratore della società Esco Montagna, la realtà della Comunità di montagna della Carnia che da anni gestisce l’impianto di teleriscaldamento di Arta Terme, i minori di Treppo Ligosullo, Lauco, Verzegnis, Ampezzo, Forni Avoltri e Prato Carnico e da ultimo Cave del Predil.
Un’esperienza estremamente interessante, molto conveniente per i cittadini, assolutamente in linea con i processi di trasformazione ecologica e, non da ultimo, segnale chiaro che in montagna si può fare innovazione. Ma c’è una spada di Damocle: «Non si trova personale preparato, pronto a subentrare all’inevitabile turnover – sottolinea Buzzi – e neppure personale che sia facilmente disponibile a un lavoro che richiede preparazione e abnegazione. Quando poi si trova la disponibilità di qualche giovane, questi deve essere di fatto formato dall’azienda. E quando è formato, spesso rischia di rimettersi sul mercato o di essere facilmente acquisito da altre realtà».
La questione è tutt’altro che semplice, perché «condurre impianti a biomassa, sempre più diffusi e messi in programma anche dagli enti locali per abbattere le spese di riscaldamento degli edifici pubblici, o impianti idroelettrici e similari sono necessarie conoscenze e abilità tecniche che non si inventano», aggiunge l’esperto.
È da questo stato di cose che, proprio dalla montagna friulana, si sviluppa un auspicio che si traduce anche in un input ai soggetti sensibili e preposti: «Perché non avviare un corso post diploma, come quelli organizzati dagli Istituti tecnici superiori, per specialisti nella gestione e manutenzione di impianti dedicati alla produzione di calore ed energia green? La domanda di queste figure c’è – sottolinea Buzzi – e sarà sempre più in crescita. Attivare un percorso formativo di questo tipo in montagna – conclude – consentirebbe di dare ulteriori opportunità ai giovani che ancora vivono qui e, auspicabilmente, di attrarne molti altri che, se non dovessero poi fermarsi, potrebbero almeno imparare a conoscere e apprezzare le nostre realtà e opportunità occupazionali».