Economia

Ritorna l’ottimismo tra gli artigiani della Provincia di Udine

Anche se la crisi, per 9 artigiani friulani su 10, è ben lontana dall’essere superata, anche se non mancano criticità, preoccupazioni e debolezze, per la prima volta dall’inizio della crisi gli artigiani friulani son ottimisti: infatti  la 2^ metà del 2015 e le previsioni sul 1° semestre del 2016 disegnano il quadro più positivo dell’ultimo triennio e, sotto molti aspetti, il migliore degli ultimi anni.

tilatit gortani confartigianatoÈ questo in estrema sintesi ciò che emerge dalla XX indagine congiunturale di Confartigianato Udine che viene realizzata ogni 6 mesi dall’Irtef, Istituto per la ricerca sulle tecniche educative e formative di Udine, su incarico di Confartigianato Udine e che poggia su  interviste telefoniche a 600 imprenditori artigiani (su 14.170) della provincia di Udine. L’indagine, presentata oggi 15 febbraio dal presidente di Confartigianato Udine Graziano Tilatti affiancato dalla vice presidente Edgarda Fiorini e dal direttore Gian Luca Gortani, mette in luce che “gli artigiani con una crescita di fatturato nell’ultimo semestre (33%) quasi equivalgono quelli che hanno registrato una flessione (34%) e anche se nelle previsioni sulla prima parte del 2016 prevale l’attesa di stabilità (63%) un’analisi più attenta registra un prevalere, comunque, dell’ottimismo sul pessimismo, in un rapporto di 3 a 2.  “Sono dati per la prima volta confortanti – ha detto il presidente Tilatti – anche se non possiamo di certo parlare di ripresa. Quella non ci sarà – ha aggiunto – se non si smantelleranno i privilegi come le mega pensioni e finché non si ridurrà la pressione fiscale sul lavoro, ma su questo fronte il Governo nazionale è immobile”.

Solo in parte l’incremento del giro d’affari è trainato dall’export, visto che la quota di aziende che vendono all’estero resta limitata al 6,5% del totale e al 24,6% del comparto manifatturiero; tuttavia la percentuale di esportatori diretti sale di 3 punti rispetto alla metà del 2015, mentre resta debole l’apporto al fatturato determinato dalla subfornitura (4,9%). E anche se la quota degli artigiani che ha investito nella seconda metà del 2015 (18,2%) resta al di sotto della soglia positiva del 20%, balza agli occhi il dato del comparto manifatturiero, in cui ben il 26,2% delle imprese ha realizzato investimenti produttivi.

Il manifatturiero traina la ripresa: ad aver trainato questo risultato sono state soprattutto le aziende manifatturiere più strutturate (snc e srl con più di 6 addetti), a titolarità maschile, aperte ai mercati internazionali e forti del supporto delle associazioni di categoria.

Costruzioni verso la ripresa: anche se il comparto delle costruzioni è l’unico a veder calare di un punto percentuale la quota di imprese investitrici, sale ed è addirittura superiore a quella del manifatturiero, la quota di ottimisti sul giro d’affari 2016 sia nell’edilizia e nei settori collegati.

Microimprese dell’edilizia sempre in crisi: continua ad essere pericolosamente in bilico la posizione di mercato delle ditte individuali, nate prima del 1985, di norma subappaltatrici, con titolare ultra 55enne e appesantita da un indebitamento bancario significativo.

Deboli gli investimenti: un punto debole di quella che non si può ancora definire “ripresa”, pur con i suoi segnali positivi, riguarda la composizione degli investimenti compiuti da 1 artigiano friulano su 5 negli ultimi 6 mesi; nel 71% dei casi si tratta infatti di investimenti che cercano di ‘rincorrere’ il livello giudicato sufficiente per essere competitivi, mentre soltanto nel 29% dei casi si può parlare di risorse destinate ad aumentare significativamente la competitività dell’azienda nel proprio settore.

Liquidità sempre critica: resta basso il livello di liquidità delle proprie aziende: nettamente insufficiente nel 10% dei casi e comunque problematico per il 48% del campione. Ciononostante, soltanto la metà delle aziende segnala un livello significativo di indebitamento bancario e tra queste solo 1 su 4 lo valuta come elevato. Il fatto che nella seconda parte del 2015 soltanto il 18% delle aziende abbia chiesto o rinegoziato un affidamento bancario non deve trarre in inganno, poiché un numero considerevole sa di non poter negoziare efficacemente. Vero è che nella stragrande maggioranza dei casi il fido è stato accordato o rinegoziato; tant’è vero che un possibile aumento dei tassi bancari sembra preoccupare soltanto l’11% degli artigiani, mentre il 29% è maggiormente preoccupato dalle altre componenti del costo dei finanziamenti, come le commissioni.

Timori per un calo della domanda: preoccupa il possibile ulteriore calo della domanda lamentato dal 54,8% del campione; segue a breve distanza (53,3%) l’allungamento dei tempi di riscossione dei crediti vantati nei confronti della clientela. Al terzo posto figura la percezione di crescenti fenomeni di concorrenza sleale, che vanno dal dopolavorismo, al falso hobbismo, passando per il lavoro sommerso e fenomeni di sostanziale abuso di posizioni di rendita. Allarma anche la possibilità di vedere ritoccati verso l’alto i prezzi praticati dai fornitori, additati dal 36,8% dei rispondenti come una vera e propria criticità. Resta molto limitato, ma in qualche modo significativo, il timore di ricadute negative sull’andamento aziendale di un incremento del livello di criminalità (furti, rapine, ecc.) segnalato dal 4,8% degli artigiani interpellati.