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Riorganizzazione, tensioni e infermieri in agitazione all’Ospedale di Gemona

L’INTERVENTO DEL NURSIND

Afrim Casli

“E’ notizia di questi ultimi giorni che il Management del AAS3 del Friuli, procederà con una rotazione dei Coordinatori Infermieristici e delle Posizioni Organizzative, andando cosi a scompaginare ogni tipo di assetto organizzativo ed assistenziale”. Ragion per la quale la Segreteria Territoriale NurSind di Udine, tramite il suo segretario, Afrim Caslli e Stefano Giglio, Consigliere Nazionale, ha raccolto il grido di allarme e di aiuto dei colleghi Infermieri ed operatori sanitari del Presidio Ospedaliero per la Salute di Gemona del Friuli, “a seguito dell’immotivato trasferimento della Coordinatrice Infermieristica Serena Primus”.

Motivo per cui si era deciso di convocare un’assemblea nella giornata di Giovedì 9 febbraio, dove sono state affrontate tematiche inerenti alle problematiche organizzative del P.O. per la Salute di Gemona del Friuli. “Alla luce di quanto esposto dalla Segreteria Territoriale NurSind di Udine e dagli Infermieri ed operatori sanitari del P.O. per la Salute di Gemona del Friuli ci chiediamo: E’ mai possibile che ancora oggi le Direzioni delle Aziende continuano a perseguire la linea degli antichi Romani, “Dividi Et Impera”? E’ mai possibile che ancora oggi il dipendente, o si trova in linea con il management Aziendale, oppure viene “CASSATO? E’ mai possibile che ancora oggi un Coordinatore Infermieristico venga tagliato dopo soli sei (6) mesi di attività, senza che abbia avuto la possibilità di lavorare in modo sereno? Forse ci credono degli stolti se ci poniamo tutte queste domande, che probabilmente in alcuni casi, non troveranno la risposta. Ma noi, Infermieri, Infermieri Coordinatori, crediamo nel nostro lavoro, perchè non è mai troppo tardi o troppo presto, per quello che vogliamo essere”.

L’INTERVENTO DEI COMITATI DI GEMONA

“Quanto succede al San Michele di Gemona, con la rivolta di 44 operatori sanitari è la cartina di tornasole dello sfascio della sanità regionale, in seguito alla riforma sanitaria targata  Serracchiani/ Telesca. Si delinea sempre più un quadro inquietante delle lotte intestine tra poteri, favoriti proprio dalla “riorganizzazione” dettata dalla riforma”.

Ad intervenire sono gli attivisti dei Comitati in difesa dell’Ospedale di Gemona del Friuli, dopo le polemiche emerse sulla stampa in questi giorni. “Così negli ultimi tempi si assiste alla rimozione dei primari acclamati dal popolo per le loro reali qualità, ma incompatibili con  burocrati,  clinici  politicizzati e i ragionieri del compasso e pallottoliere (vedi Latisana e Trieste). Ora assistiamo allibiti e indignati alla sostituzione di una caposala, a cui va il nostro sostegno – scrivono i Comitati – per aver gestito al meglio, senza guardare a consolidati privilegi,  il nebuloso reparto delle Degenze intermedie funzionali. Un nuovo reparto che però nel Progetto Gemona del Direttore Benetollo aveva un altro nome. Con la riforma e’ stato abolito il reparto di Medicina e assieme alla RSA, è nato un qualcosa che non ha riscontro in Regione. Senza un primario, senza linee guida codificate, con evidente disorganizzazione, con personale scarso in alcuni turni e con una insufficiente formazione degli operatori, che di punto in bianco hanno dovuto gestire la nuova realtà”.

“Sarebbe stato comprensibile un periodo di transizione fisiologico e necessario per impostare una struttura ex novo, che sia efficiente e consolidata, ma è sconcertante vedere che chi ha cercato proprio di realizzare il progetto, sia stato messo in condizioni di non poterlo fare con serenità. Tutte cose emerse pubblicamente durante l’assemblea sindacale del Nursind e avallate dagli operatori presenti. È alquanto singolare il fatto che proprio in questa occasione, si siano fatte sentire alcune sigle sindacali rimaste sorde ai molteplici richiami durante la nascita e le criticità segnalate sulla neo riforma. Si sono fatte vive solo per appoggiare goffamente  le scelte aziendali contro un operatore. In questo stato di “divide et impera“, serpeggia inevitabilmente la sensazione di non voler, ancora una volta, portare a termine un progetto promesso, ma nebulizzarlo come il famigerato Ambulatorio della Montagna, aperto per i giornalisti e subito chiuso agli utenti. Come mai questi personaggi non sono solerti a denunciare evidenti stati di criticità come quando, già accaduto altre volte,  il medico del P.P.I. viene chiamato nel reparto per una emergenza ad un paziente ricoverato? Quindi in questi casi, nel  PPI  rimane solo un infermiere a gestire il reparto, quando il secondo è impegnato in ambulanza. Quando però noi chiedevamo il mantenimento del P.S e annessa Area di Emergenza, per evitare ciò, il Direttore Benetollo ci ha sempre risposto picche. Aspettiamo forse che ci scappi il morto? La soluzione al problema era la presenza di un anestesista sulle 24 ore, che però non è mai partita”.

“Assistiamo inoltre proprio in questi giorni all’ormai cronico sovraffollamento di Tolmezzo e San Daniele, che per mancanza di posti letto ha mandato a Gemona diversi ricoverati – aggiungono ancora i Comitati – Prova evidente che la chiusura della Medicina e del P.S  gemonese sta creando notevoli problemi agli altri due nosocomi dell’Azienda 3 e soprattutto un diffuso malcontento dell’utenza per il pendolarismo che provoca. Noi quindi chiediamo a gran voce che venga fermata questa involuzione sanitaria e che al San Michele e al suo territorio di riferimento, venga ridato ciò che è stato ingiustamente tolto con la L.R. 17/2014. Cosicché il malato, come recita giustamente la Legge, sia finalmente e veramente posto al centro dell’azione sanitaria, perché ora sta diventando evidente che gli interessi sono altri fuorché il cittadino. L’alternativa sarà che chi può si curerà al meglio ricorrendo al privato mentre gli altri si vedranno negato il sacrosanto diritto alla salute, sancito nell’articolo n° 32 della nostra Costituzione”.