CulturaGemonese

Il Lunari 2017 dell’Ecomuseo del Gemonese dedicato ai Muri a secco

Com’è consuetudine l’Ecomuseo delle Acque ha dato alle stampe il Lunari del nuovo anno. L’edizione 2017 è dedicata ai muri in pietra a secco del Gemonese, il cui paesaggio per molti tratti può essere definito “murato” o “terrazzato”. La costruzione di manufatti in pietra, senza l’ausilio di materiali leganti, permetteva di adattare e rendere coltivabili i versanti, ridurre l’erosione, confinare le proprietà, riparare le colture dal vento. Per contribuire al loro recupero da alcuni anni l’Ecomuseo organizza in collaborazione con i Comuni di Artegna e Montenars i cantieri del paesaggio, corsi formativi condotti da maestri artigiani locali.

Le fotografie di Graziano Soravito, a cui si accompagnano nel lunario brevi testi descrittivi, documentano varie tipologie di strutture murarie che attestano una cultura secolare (sono databili all’Ottocento e alla prima metà del Novecento), si sono adattate alle risorse naturali del territorio (il materiale lapideo è sempre di provenienza locale), hanno generato espressioni formali strettamente legate al contesto geografico di riferimento (dalle altane del castello di Gemona ai terrazzi ricavati sulle prime pendici del Monte Faeit ad Artegna, dai muri merlati di Osoppo e Ospedaletto alle muraglie ciclopiche di Plazzaris e Sopramonte di Buja).

Nelle immagini di grande formato si distinguono le diverse caratteristiche strutturali, dimensionali e formali delle murature, dipendenti da vari fattori: il tipo di pietra, la morfologia del terreno, il substrato roccioso, ma anche la competenza e l’abilità del costruttore. Si tratta di opere erette con grandi blocchi squadrati, a schegge minute, con pietre di forma irregolare e di dimensioni variabili. Cambiano anche le altezze e le lunghezze, in funzione della pendenza dei versanti e della parcellizzazione fondiaria. Differenti sono pure le trame e i cromatismi dei paramenti murari.

Chi fosse interessato può richiedere copia del Lunari alla segreteria dell’Ecomuseo.