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Le amministrazioni comunali non vogliono abbandonare gli Alberghi Diffusi

Gli amministratori comunali si sono unanimemente detti contrari all’uscita dalle società di gestione degli Alberghi Diffusi (AD) anche considerato che, la ratio dell’istituzione degli AD stessi, ha visto i Comuni medesimi promotori di tali forme di strutture recettive al fine della riqualificazione del territorio regionale, con particolare attenzione all’area montana.

È questa la volontà emersa nel corso di un incontro specifico, svoltosi a Tolmezzo e organizzato da Confcooperative Udine in collaborazione con l’Associazione Alberghi Diffusi del Fvg per approfondire gli scenari che si stanno delineando in seguito alle norme introdotte dalla “Legge Madia” sulla cessione delle partecipazioni societarie non strategiche detenute dalle pubbliche amministrazioni.
Alla presenza di numerosi rappresentanti dei comuni e degli AD, il direttore di Confcooperative Udine, Paolo Tonassi, e il commercialista ed esperto di cooperazione, Dino Fabris, hanno illustrato le norme della legge, soffermandosi sulle partecipazioni nelle società di gestione degli AD. Su questo punto, la normativa non è molto chiara nel definire le partecipazioni da dismettere e quelle da tenere tanto che, le amministrazioni comunali chiamate ad assumere una decisione entro il 30 settembre, hanno optato per soluzioni diverse. Decisione non semplice in quanto l’alienazione delle partecipazioni negli AD pone notevoli problemi di ordine normativo, interpretativo e finanziario. In primis la perdita dalla qualità di socio e la restituzione degli immobili al Comune interessato. Considerando che, in pendenza del vincolo decennale di conferimento alla società di gestione dell’AD, ciò comporterebbe per i Comuni interessati la revoca dei contributi pubblici ottenuti, si realizzerebbe, di conseguenza un grave danno e il rischio per gli AD della perdita del requisito dimensionale minimo (80 posti letto) richiesto dalla normativa regionale ai fini dell’esercizio dell’attività di ospitalità.

Gli stessi amministratori degli AD hanno auspicato una soluzione che possa salvaguardare gli interessi di tutti e di un progetto che, nonostante le mille difficoltà, ha ottenuto vari successi: la sistemazione di complessi immobiliari disabitati, la rivitalizzazione di borghi in stato di abbandono, il rilancio del turismo in zone minori e di un turismo esperienziale di nicchia adatto a un contesto ambientale non di massa. In conclusione, visto che la ratio della riorganizzazione delle partecipazione pubbliche così come disposta dalla “Legge Madia” è rappresentata dalla riduzione della spesa pubblica e di adeguamento alle necessità dei territori, anche di ordine comunale, considerata dunque la peculiarità della partecipazione pubblica nelle società di gestione degli AD, i rappresentati delle amministrazioni comunali e quelli degli AD intendono chiedere che l’Amministrazione Regionale valuti di adottare le opportune azioni, pure di carattere legislativo anche in ragione della specialità regionale, volte a consentire la partecipazione degli enti pubblici comunali alla tipologia di società di gestione degli AD.

(nella foto l’albergo diffuso Monte Prat)