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Inaugurazione con polemica a San Daniele per il nuovo Padiglione “S” dell’Ospedale

Inaugurato sabato, alla presenza dell’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca e dei vertici dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 3 – Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli, il nuovo padiglione S del presidio ospedaliero Sant’Antonio. Si tratta di circa 4mila metri quadrati su tre piani, collegati con le degenze. Gli ambulatori specialistici sono in realtà in funzione da circa un anno e oggi il personale medico era a disposizione per visite guidate a tutti i piani: al primo i cittadini trovano il Centro di prenotazione (Cup) img_4284e l’accettazione ricoveri, regolati da un eliminacode posto accanto all’ascensore e al vano scale. Gli utenti possono attendere la chiamata attraverso appositi monitor nella sala d’attesa di fronte al Cup (orario 7.30-18.30-sabato 8-12). Sempre al primo piano si trovano gli ambulatori di Chirurgia generale, Dermatologia, Diabetologia, Dietologia, Epatologia, Medicina interna, Oculistica, Ortottica, Odontoiatria, Otorinolaringoiatria, Pneumologia, Reumatologia, Ambulatorio stomizzati, Terapia del dolore e Urologia. Al secondo piano si trovano il Day hospital e l’Oncologia, e una parte di Cardiologia (ambulatori medici e ecocardiografia), mentre al terzo la restante parte della Cardiologia (medicina sportiva, holter e test da sforzo) e la Riabilitazione.

Al taglio del nastro però ha fatto da contraltare il volantinaggio di alcuni consiglieri comunali sandanielesi che lamentano la subalternità del nosocomio collinare rispetto a quello di Tolmezzo dopo la riforma sanitaria che ha creato l’azienda n.3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli. Commentando a margine dell’inaugurazione le polemiche che hanno accompagnato l’inaugurazione Telesca ha affermato di “misurare la qualità della nostra sanità sulla base dei servizi e delle prestazioni che offriamo ai cittadini, tutto il resto sono partite giocate nel campo della sanità ma fanno parte di altri campionati”.

“Chi vorrebbe che tutto fosse negativo per poter cavalcare proteste sta rimanendo deluso”, ha aggiunto Telesca, ribadendo che “la sanità di questo territorio é viva attiva efficiente e anche il nuovo padiglione inaugurato oggi è una prova”. “Qui si stanno facendo quotidianamente sforzi molto importanti e i risultati sono visibili: non intendo prestare il fianco alla strumentalizzazione politica che trasferisce problematiche personali in un settore così delicato”, ha concluso l’assessore.

img_4280Accanto a Telesca per il taglio del nastro, il direttore generale della Aas3 Pier Paolo Benetollo, il direttore sanitario Giancarlo Miglio e il sindaco di San Daniele Paolo Menis. Proprio Menis ha tenuto a sottolineare che “nell’ultimo ventennio l’ospedale è stato sottoposto a tanti lavori, ma si è trattato sempre di opere di adeguamento normativo, revisione spazi, manutenzioni: questo nuovo padiglione, che nasce da una programmazione degli anni Novanta e che è stato finanziato nel 2006, è invece una struttura costruita ex novo, un concreto passo avanti”, ha affermato il sindaco Menis, facendo notare che “questa inaugurazione cade proprio nell’anno in cui ricordiamo i quarantanni dal terremoto: il tempo passa, scorre, ma se c’è una pianificazione e una programmazione poi i risultati arrivano”.

Menis, auspicando una “condivisione dal basso” tra politica, professionisti e territorio, ha moderato anche il convegno “1976-2016. La storia di un ospedale che diventa realtà, che sa essere punto di riferimento dei cittadini e che attraversa le grandi riforme” a cui hanno portato le loro testimonianze amministratori e professionisti che hanno costruito la storia del nosocomio.

LA POSIZIONE DELL’OPPOSIZIONE

Questa la posizione del gruppo consiliare “Polo di Centro-destra” che siede all’opposizione in consiglio comunale, pubblicata sulla pagina facebook. “Non possiamo invece non rilevare che la ricorrenza è scivolata nello spot pubblicitario di un servizio pubblico che ogni giorno che passa perde pezzi, ricordando che :
nel 1976 il Sant’Antonio era una struttura autonoma capace di costruirsi un futuro a dispetto del terremoto mentre oggi, da “presidio ospedaliero”, confluito nel mare magnum della sanità regionalizzata e riformata, vive quasi a stento in un innaturale ruolo subordinato a Tolmezzo;  la sua tradizionale integrazione con il territorio cui l’ospedale è legato è stata da ultimo salvaguardata – a dispetto dell’ establishment – da una zampata trasversale impressa alla più recente legge di riforma, con la integrazione del codroipese, dai consiglieri regionali della zona che per questo hanno rischiato di finire “in serie b”, ma che non dovremmo mai dimenticarci di ringraziare .

img_4286Oggi, l’innocenza del fanciullino di pascoliana memoria svela finalmente che il re è nudo. Inauguriamo padiglioni nuovi, nemmeno brutti esternamente, ma che – varcata la soglia – diventano simbolo della aleatoria incertezza della vocazione residua dell’ ospedale di San Daniele secondo la programmazione sanitaria regionale :
il laboratorio di analisi è, salve limitate esigenze interne, oramai chiuso da tempo : nel frattempo ne hanno realizzati due a Udine (che hanno fatto lievitare il costo delle prestazioni invece di ridurlo) l’ostetricia è stata prima tenuta nel limbo della mancanza di un team-leader e poi fortemente ridimensionata nell’utenza, quasi deliberatamente disincentivata, fino a costringere – in un spazio contiguo, appena risistemato … – all’impiego di locali fuori norma (da adeguare o da chiudere); nel frattempo si è riallineato il numero delle utenze, ovviamente a beneficio di altri l’ emergenza – pronto soccorso viene costantemente mortificata rispetto alla propria autonoma organizzazione originale, in una logica nella quale la gerarchia delle priorità risponde ad esigenze di ridistribuzione delle prestazioni piuttosto che di capillarità e di qualità dei servizi la cardiologia è finita per essere una succursale eterodiretta e riorientata per rispondere a standard da condividere verso il basso, senza alcun obiettivo autonomo di interrelazione con il proprio territorio o con l’ospedale stesso.
In questo nuovo padiglione S il senso della privacy e della tutela della riservatezza del paziente è mortificato e beffato in ogni angolo , dagli spazi e dalla logistica dedicati a chi si deve spogliare, alla mescolanza odiosa dei momenti di confronto e di colloquiale riservatezza. Il tutto è associato con misure palesemente sbagliate, a impianti poco funzionanti (la climatizzazione è inefficiente, costosa e spesso inutile), alla natura stessa di pavimenti decisamente inadeguati rispetto ai rischi connessi all‘ impiego normale dei locali e degli impianti … senza dire che le tante vetrate hanno imposto una organizzazione dei locali cubicolare e poco ragionevole.
ospedale san daniele 1Pensiamoci, quando ci parleranno di prospettive, di programmi e di scelte. Pensiamo che la risonanza magnetica arriverà – forse – a San Daniele solo dopo essere stata soddisfatta assieme all’ Ospedale di Tolmezzo, ad onta di autentiche cordate istituzionali che erano disponibili ad acquistarla senza gravare sul bilancio regionale (vedi quella della comunità collinare, sdegnosamente osteggiata fino ad essere divenuta impraticabile).
Mentre è oramai in atto la fuga dei soggetti qualificati, è notorio che il governo del sistema è gestito altrove, a supporto di scelte che hanno dirottato gli interventi in Day Hospital a Gemona ed a Tolmezzo : “se il futuro della chirurgia di territorio è questo, beh, a San Daniele neghiamolo” … con buona pace di chi nel 1945 rattoppava i partigiani ed i piloti inglesi e americani feriti .
I nostri amministratori locali, sdegnosi, si guardano l’ombelico apparentemente plaudenti, al punto tale da trasformare la ricorrenza del quarantennale del terremoto e della celebrazione di una autentica epopea in una marchetta promozionale di scelte politiche lontane e ciniche (che forse essi stessi non condividono in cuor loro ma : “… tutto va ben, madama la marchesa”). Se ci pensiamo bene, ci sembra di vivere in un brutto sogno orwelliano, dove gli utenti diventano prima numeri per trasformarsi, subito dopo, in Euro , mentre ci raccontano che l’obiettivo è quello di smantellare caste e baronie per stimolare nuove risposte e nuovi fronti per lo sviluppo dell’assistenza sanitaria … Si stava meglio quando si stava peggio ? Guai solo a pensarlo, ma non ci lasceremo convincere che vada bene così”.