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In mostra a Buja la Resistenza dei soldati italiani deportati in Germania

Si inaugurerà venerdì 2 giugno alle ore 17.30 nella sede dell’A.N.A., in Monte di Buja, la mostra foto-documentaria dedicata agli Internati Militari Italiani (I.M.I.) denominata “600.000 NO a Hitler e a Mussolini: la Resistenza dei soldati italiani deportati in Germania, 1943-45”.

La mostra, realizzata dal Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, con il patrocinio di U.T.E. Udine, A.R.C.I. Udine e Pordenone, A.N.E.D. Udine e Istituto Friulano per la storia del Movimento di Liberazione, è stata organizzata grazie alla stretta sinergia fra la sezione bujese dell’A.N.P.I.. intitolata a Wilma e Ranieri Pezzetta, il gruppo A.N.A. di Buja e la Associazion Culturâl El Tomât APS.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, centinaia di migliaia di soldati e ufficiali italiani, abbandonati a se stessi sui fronti occidentali e soprattutto nei Balcani, rifiutarono l’offerta dei tedeschi di continuare la guerra al loro fianco, optando per la prigionia e la deportazione nei lager di Germania e Polonia.

Questa mostra, dicono i promotori, è il giusto riconoscimento della forma silenziosa di Resistenza che i militari italiani seppero attuare con una scelta consapevole e con la dignità di uomini liberi.

La mostra vuole celebrare il sacrificio e la coerenza di quanti, tra i militari, ritennero conclusa l’esperienza della guerra voluta dai fascisti e cominciarono, tra incertezze e inesperienze, a muovere i primi passi sulla strada delle libertà democratiche.

La vicenda degli I.M.I., accompagnata da una accurata analisi del contesto storico e militare, è narrata nella sua dimensione umana, avvalendosi anche delle fotografie clandestine scattate dai prigionieri a rischio della vita e delle parole tratte dal “Diario di prigionia di Giovanni Malisani”, sottotenente friulano degli Alpini.

Dopo la direttiva del Comando Supremo della Wehrmacht del 20 settembre 1943 che imponeva “per ordine del Führer e con effetto immediato i prigionieri di guerra italiani non devono essere più indicati come tali, bensì con il termine Internati Militari Italiani”, nei campi di concentramento del Terzo Reich vennero deportati oltre 700.000 militari italiani: più di 600.000 di loro, dopo il rifiuto di continuare la guerra al fianco dei tedeschi e dei fascisti, furono rinchiusi in numerosi campi di prigionia in Germania e nei territori occupati e soldati e sottufficiali vennero immediatamente avviati al lavoro coatto.

Erano Internati Militari, non prigionieri di guerra protetti dalla convenzione di Ginevra e quindi tutti erano senza notizie e assistenza da parte della Croce Rossa e delle famiglie.

In occasione della mostra verranno inoltre di nuovo esposti al pubblico nella sede dell’A.N.A. i pannelli delle grandi opere in ceramica, realizzate dall’artista bujese Enore Pezzetta nel Tempio Nazionale di Cargnacco, dedicate alla battaglia di Nikolajevka e al campo di internamento di militari italiani di Orankj, tema molto caro all’artista perché lui stesso era stato internato in un campo in Polonia.

El Tomât, A.N.P.I. e A.N.A. di Buja hanno significativamente scelto la data del 2 giugno “Festa della Repubblica” e la sede della mostra nella casa che fu di Angelo Ursella (uno dei bujesi protagonisti del primo attentato a Mussolini nel 1925) per la loro forte valenza simbolica dell’impegno e del contributo dei cittadini bujesi per la democrazia e la libertà.

La mostra sarà aperta nelle giornta di il 3, 4, 10 e 11 giugno dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, con ingresso libero.