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Importante passo per la sicurezza e la legalità nel mondo del lavoro in FVG

Quarantatré firmatari per un protocollo che si propone di dare una svolta sostanziale al tema della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro. A sottoscrivere l’intesa – presentata oggi nei suoi punti chiave, dalla Cisl Fvg, assieme all’assessore regionale Alessia Rosolen – una rete di soggetti (Sindacati, Regione, enti bilaterali, parti datoriali, accanto ad Inail, Inps, Inl, Casse Edili e Anmil) pronti ad attivare una stabile collaborazione, finalizzata ad un obiettivo comune.

“Per la prima volta – sottolinea con soddisfazione il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco – si punta ad affrontare in modo pienamente strutturato un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti, alimentato non solo da una ancora troppo bassa cultura della sicurezza, ma anche dalla precarizzazione del lavoro e dalle fortissime trasformazioni del contesto produttivo”.

Ecco, dunque, la necessità di fare sistema, per lavorare – da una parte – sulla prevenzione e sulla promozione della sicurezza, e – dall’altra – sulla qualità e regolarità del mercato del lavoro, fattori indispensabili a garanzia dell’incolumità delle persone. Una necessità dettata anche dai numeri, in crescita, degli infortuni, nella nostra regione: tra gennaio e agosto gli incidenti in Friuli Venezia Giulia sono cresciuti del 4% rispetto al 2017, con 11.376 casi denunciati, di cui 21 mortali, contro i 19 dei primi 8 mesi del 2017.

Nel concreto le azioni del protocollo, fortemente voluto dalla Cisl Fvg, sono molteplici: si va  dagli interventi di monitoraggio del fenomeno degli infortuni ai programmi di comunicazione e valorizzazione di buone prassi e legalità; dai controlli più stringenti allo scambio di informazioni tra i soggetti firmatari, passando per l’elaborazione di percorsi occupazioni e di reinserimento dei lavoratori con disabilità da lavoro e le misure di contrasto al dumping sociale per tutte quelle ditte che sfruttano i lavoratori, mettendone a rischio la sicurezza.

Tra le novità di rilievo, per la Cisl Fvg, vi è l’istituzione del Comitato di pilotaggio, composto da un referente per ogni sottoscrittore del protocollo e chiamato con cadenza regolare a svolgere compiti di monitoraggio ed individuazione di progetti mirati di intervento.

Il concetto di sicurezza – afferma in sostanza l’assessore Rosolen – va maneggiato con cautela, responsabilità ed attenzione e implica diversi livelli di intervento. C’è l’aspetto della prevenzione, legato inevitabilmente a investimenti seri e rigorosi sulla formazione. L’altra faccia della medaglia è costituito da legalità e regolarità nei rapporti di lavoro. La presenza dell’Ufficio scolastico regionale tra i soggetti firmatari non  è affatto un dettaglio, ma rende l’idea di quanto radicata sia la convinzione che la cultura della sicurezza vada instillata già a scuola, come abbiamo previsto nella neo approvata legge sulla formazione, per poi essere ampliata, potenziata e perfezionata nel corso degli anni.

“E’ chiaro – commenta Cinzia Frascheri, responsabile del Dipartimento salute e Sicurezza della Cisl nazionale – che siamo di fronte ad una svolta cruciale in materia, tenuto anche conto della firma, a livello nazionale, del patto per la sicurezza in fabbrica, intesa caratterizzata dall’operatività, ad esempio rafforzando la posizione dell’Inail, revisionando la procedura relativa alla valutazione dello stress lavoro-correlato, considerando l’incidenza delle innovazioni tecnologiche ed organizzative e l’odioso fenomeno delle molestie e violenze nei luoghi di lavoro”.

Ad affermare che in Friuli Venezia Giulia si sta andando sulla strada giusta è anche il segretario nazionale, Angelo Colombini, che, da Monfalcone, ribadisce la necessità di un tavolo nazionale, presso l’INAIL, di analisi degli eventi infortunistici gravi e mortali, già richiesto congiuntamente da parte di Confindustria e Cgil, Cisl, Uil. “L’ufficializzazione dei dati da parte di Inail, relativi all’andamento degli infortuni e delle malattie professionali dell’anno 2018, ancora una volta ci offre un quadro sconcertante. Se è vero che una significativa parte degli la si deve attribuire agli infortuni in itinere, questo non solleva del tutto i diversi attori nazionali impegnati sui temi della salute e sicurezza ad interrogarsi sugli scarsi, o poco efficaci, presidi della prevenzione, ma anche sul bisogno di coordinamento con le forze in campo impegnate nel controllo delle regole del codice della strada”.