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I racconti ambientati in Alta Carnia protagonisti nel libro di Adriano Cimenti

La casa editrice BookSprint Edizioni ha pubblicato, sul circuito nazionale, la prima opera completa di narrativa di Adriano Cimenti, intitolata “All’ombra della chiesa diroccata”.

Il libro, ordinabile in forma cartacea e scaricabile anche in formato digitale dal link riportato in calce alla copertina, consiste in una raccolta di racconti ambientati in Alta Carnia, in particolare a Rigolato ma non solo, e copre un arco temporale di oltre cent’anni, ovvero dalla campagna di Libia del 1912 fino ai giorni nostri, con ampi riferimenti alla storia locale, italiana e mondiale di quell’epoca, alla letteratura e alle avanguardie artistiche più significative e rilevanti del Novecento.

Il tutto è stato arricchito con brani, tratti dal panorama musicale italiano e straniero, la cui eco è rimasta per sempre sedimentata nell’immaginario collettivo, delineando la storia della canzone popolare, sia nazionale che internazionale, nelle varie decadi del secolo appena trascorso.

La narrazione prende spunto da foto d’epoca in bianco e nero, riprodotte anche nel libro, filtrate e interpretate attraverso i ricordi di una nonna e di una madre che incarnano la memoria storica delle vicende esposte ed è stata concepita in modo tale che i vari racconti possano essere letti, sia singolarmente, sia come parte di un più ampio quadro d’insieme (quasi si trattasse di un romanzo storico “corale”, ma anche di una “saggio” di carattere etnografico e antropologico) volto a descrivere la società contadina di un tempo, definitivamente tramontata dopo gli anni del cosiddetto “boom economico”, un fenomeno che, a partire dal secondo sopoguerra, ha comportato lo spopolamento sistematico e pressoché inarrestabile delle valli alpine e la conseguente perdita di quella “spontaneità popolare” che da sempre ha caratterizzato il mondo contadino.

La particolarità del dialetto utilizzato in alcuni dialoghi, opportunamente tradotti in italiano e implementati da note didascaliche a piè pagina,  contraddistingue i tratti caratteristici delle comunità locali, costituendo l’elemento imprescindibile che funge da trait d’union fra i vari racconti, animati da personaggi “tipizzati” e ricorrenti, come ad esempio Etore di gn’Âno, che esprimono la vera e autentica essenza del mondo rurale e la peculiarità della cultura popolare dei villaggi carnici.

Trattasi di racconti che, nel loro insieme, sono strettamente interconnessi grazie a un  accorto gioco di “analessi” e “prolessi” che, rispettivamente, rimandano al passato e anticipano il futuro, dando coesione e continuità alle vicende narrate, in modo da costituire un “unicum” organico e consequenziale, nella cornice incontaminata e suggestiva delle Dolomiti Carniche che caratterizza e definisce il paesaggio dell’Alta Val Degano, ricco di bellezze naturali e di una storia plurisecolare, ove “fabula” e “intreccio” trovano un elemento di sintesi nel punto mediano in cui la “micro-storia” delle vicende locali si interseca con quelle della “macro-storia” di tutto il Novecento.

Sono storie di guerre, emigrazione forzata e di duro lavoro in un territorio aspro e spesso ingeneroso, ma dall’incomparabile bellezza naturalistica e con proprie tradizioni radicate che si perdono in una storia millenaria, rivissute, nei loro tratti salienti, attraverso le appassionate memorie di una nonna e di una madre, nonché attraverso lo sguardo innocente di un bambino che ha assistito in prima persona alla fase finale del processo di dissoluzione di un mondo ormai irrimediabilmente perduto.

Quest’opera ripercorre la storia domestica delle nostre valli alpine, riproponendo quel clima di spontanea coesione sociale e di condivisione che lentamente si perso nel tempo, ritenendo che possa interessare coloro che, vicini o lontani, sentono ancora vivo e profondo il legame perpetuo e indissolubile con i luoghi d’origine e che continua a imporsi nel tempo per la forza irresistibile del suo persistente richiamo alla riscoperta delle proprie radici.

Al di là dei contenuti espressi, il libro si presenta altresì come una vetrina aperta verso il mondo esterno, contribuendo a promuovere l’immagine più autentica e verace della Carnia, in particolare del comune di  Rigolato e del suo territorio ma in generale di tutta la Val Degano e delle altre vallate finitime, anche nei confronti di quanti non hanno ancora avuto l’opportunità di conoscerne la bellezza e il fascino prorompente di una tradizione plurisecolare che ancora si può ravvisare in questi luoghi, espressione di una realtà storica ed antropologica unica nel suo genere che merita quindi di essere adeguatamente valorizzata.