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«Gli eccidi nelle malghe carniche furono opera di una controbanda tedesca»

In riferimento alla notizia riportata nei giorni scorsi dello sfregio della targa di Malga Meledis che, a Paularo, ricorda la strage del 1944, proponiamo le considerazioni di Pieri Stefanutti di Trasaghis e Dino Ariis di Treppo Grande, che sull’argomento hanno effettuato ricerche storiche.

 

Mani ignote hanno sfregiato una targa posta nelle vicinanze di malga Meledis, sopra Paularo. La targa, inserita in una maina, era stata fatta collocare nel luglio del 1946 dai malgari Riccardo Gortani e Gioacchino Larice, che avevano vissuto direttamente sulle montagne i drammi della guerra. La scritta, ideata dal senatore Michele Gortani, ricordava: Su le Alpi di Cordin e Lanza il 18 luglio 1944 furia tedesca spargeva il sangue innocente di Cescutti Giovanni e Giuseppe, D’Orlando Primo, Mongiat Attilio e dei fanciulli D’Orlando Agostino e Stefanutti Attilio. Pace ai caduti – ausilio a se stessi implorano dalla Vergine Santa i compagni superstiti. Una scritta apposta sulla targa vorrebbe ora attribuire ai partigiani, anziché ai tedeschi, l’uccisione di sei pastori avvenuta nelle malghe di Lanza e di Cordin nel luglio 1944.

“Ci risiamo!”, verrebbe da dire.
Il luglio del 1944 fu segnato da una tragica serie di uccisioni: quelle di malga Lanza e Cordin (6 pastori), quelle di Pramosio (16 pastori), quelle di Paluzza (4 vittime) quelle della valle del But (23 vittime). Ad agire furono dapprima una controbanda (soldati tedeschi e di altre nazionalità che si presentavano travestiti da partigiani) e poi un reparto misto di tedeschi e repubblichini.

Non ci dovrebbero essere dubbi sulle responsabilità, dunque. Eppure, ogni tanto, riemergono voci contrastanti. Un ricercatore di Paularo, per esempio, diede alle stampe anni fa un libretto in cui, fornendo prove documentali assai scarse, attribuiva ai partigiani le uccisioni delle malghe di Lanza e Cordin. Si discusse poi a lungo dell’intervento del parroco di Paularo, don Tita Del Negro, recentemente scomparso, che nella commemorazione di Meledis del 1994, riferendosi alla frase “furia tedesca” scolpita nella lapide,  disse di essere egli stesso stato testimone di come, in quel periodo, “altre furie” circolassero su quelle montagne. Con ogni probabilità, però, don Tita sottolineava come anche degli italiani (quelli della RSI oltre a civili fiancheggiatori locali) avessero partecipato alla mattanza, e questo è un dato di fatto confermato da vari elementi, a partire dallo stesso Libro storico di Paularo, dove il sacerdote dell’epoca aveva lasciato a futura memoria testimonianza di come le stragi delle malghe fossero state opera di “una banda di repubblicani vestiti da partigiani”.

Scriviamo questo non per aprioristica difesa di posizioni precostituite, ma per il fatto di avere, su queste vicende, svolto anni addietro approfondite ricerche sul campo.

Abbiamo infatti intrapreso una inchiesta, dopo aver consultato la bibliografia disponibile, andando alla ricerca di nuovi documenti e soprattutto parlando con testimoni diretti in grado di ricordare quelle esperienze lontane. I primi risultati sono stati raccolti nel video “Pramosio, il giorno dell’infamia”, presentato nel luglio 2007. Dopo ulteriori ricerche, di qua e di là del confine, è stato realizzato il video “Carnia 1944. Il sangue degli innocenti”, cui è seguita una sintesi cartacea nel libro “Le colpe degli innocenti” (ancora reperibile in rete anche in versione tedesca).

La novità di questo lavoro è stata quella di incrociare per la prima volta fonti e testimonianze provenienti dalla Carnia e dalla Carinzia, un aspetto, come ha sottolineato il compianto dottor Alfio Englaro, che “appare come una novità assoluta rispetto ad altri precedenti lavori, non sempre suffragati da puntuali e precise documentazioni testimoniali di entrambe le parti interessate”.

Abbiamo dunque, grazie alla collaborazione della Gendarmeria austriaca, definito il quadro delle azioni partigiane al di là del confine e, soprattutto, trovato testimonianze austriache rilevanti che documentano il passaggio della controbanda nelle malghe carinziane di Kleine Kordin e di Rattendorf  verso le malghe carniche ed il successivo ritorno portando seco il bestiame razziato nelle malghe carniche e addirittura alcuni effetti personali rubati ai pastori uccisi! Altro che “furie partigiane”, dunque.

Il video è stato presentato in varie località carniche (Paularo, Paluzza, Cercivento, Tolmezzo…) e in Austria, suscitando ovunque interesse ed apprezzamenti.

Spiace quindi vedere come permanga difficile affrontare compiutamente lo studio delle complesse vicende della guerra in Carnia e trovino invece spazio i “frettolosi revisionisti” dello sfregio alla lapide di Meledis.

PIERI STEFANUTTI
DINO ARIIS