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Giuseppe Zamberletti ricordato a Venzone ad un anno dalla scomparsa

“Oltre la memoria di quello che è stato il terremoto del 1976 per questa terra e il ricordo della figura di Zamberletti, l’occasione di oggi ci offre l’opportunità di guardare avanti lanciando una sfida, quella di riunire tutte le forze, dai sindaci all’Università e alla stessa Protezione civile, in un patto per un obiettivo di vero cambiamento: l’individuazione e la messa in atto di soluzioni per la riduzione dei tempi e della burocrazia nella realizzazione di quelle opere necessarie al ripristino del territorio dai danni causati da una calamità naturale”.

Lo ha detto ieri a Venzone il vicegovernatore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, intervenendo agli eventi dedicati al decennale del Museo “Tiere Motus” e al 1° anniversario della scomparsa di Giuseppe Zamberletti, Commissario straordinario del Governo per il Friuli terremotato.

Ricordando la statura politica e amministrativa della figura di Zamberletti, Riccardi ha sottolineato come lo stesso Zamberletti abbia in quella occasione “saputo tirare fuori meglio dai noi friulani, valorizzando uomini come gli ex presidenti Comelli e Biasutti e dando valore primario al rapporto tra i Comuni, la Regione e le articolazioni dello Stato”.

“L’eredità di quella stagione – ha proseguito il vicegovernatore – arriva fino a oggi, fino a una grande opera infrastrutturale come la terza corsia autostradale, che è figlia di quelle scelte procedimentali, fondate su un modello improntato alla riduzione dei passaggi burocratici. Ma anche lo straordinario sforzo collettivo compiuto nel post tempesta Vaia, con 600 opere e 150 milioni di euro senza alcun ricorso e nel pieno rispetto delle procedure e dei tempi previsti”.

Forte emozione è stata espressa da parte di tutti, “perché – è stato detto in primis dal vicesindaco di Gemona Loris, Cargnelutti, presidente dell’associazione “Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione – si tratta di fare un salto indietro con la memoria ricordando un evento che non si può dimenticare”.

“Senza memoria non siamo niente, ricordare significa rafforzare la comunità”, ha poi affermato il presidente del Consiglio Regionale Piero Mauro Zanin. “Chi la conosce, sa che la storia friulana dal sisma del ’76 in poi è fatta di intelligenza, di responsabilità, di sacrificio e di disponibilità. Un esempio, oggi forse perso, di volersi bene. Allora ci fu una solidarietà che seppe andare al di là di ogni divergenza e differenza. Perché non era stato colpito un individuo, ma una comunità. E quando ciò accade, ci si stringe tutti intorno perché a dover essere tutelato è un simbolo. Allora quegli uomini e quelle donne perseguirono il bene comune da cui viene il bene del singolo, non viceversa. Si tratta di un esempio moderno da perseguire. Fu una ricostruzione non solo fisica, ma anche etica e morale”.

“Oggi il nostro è un Friuli che sta soffrendo in termini economici e di sviluppo, è un Friuli in declino. Invece deve essere locomotiva del territorio regionale – ha chiosato il presidente – e deve autodeterminarsi. Perciò deve guardare a quel modello che fu la ricostruzione del ’76 con occhio fattivo e propositivo”.

Franceschino Barazzutti, presidente onorario dell’associazione Sindaci del terremoto, ha ricordato che a dicembre 2000 il Consiglio regionale, impegnato nell’approvazione della legge di bilancio 2001, accolse un articolo “che stabiliva di trovare un luogo che fosse testimonianza del terremoto e della ricostruzione. Fu così che si diede vita al laboratorio-mostra di Venzone, che prese il nome di Tiere Motus”.

Con la cerimonia per il primo anniversario della morte di Zamberletti, nella cittadina friulana si è infatti celebrato anche il decennale del museo Tiere Motus, la cui sede presso palazzo Orgnani Martina ospita una mostra permanente e un Centro di documentazione. Ai visitatori è offerto un accurato e ricco materiale storico, fatto di immagini, video e documenti che sapientemente riescono a far rivivere quei tremendi attimi, giorni e mesi che segnarono il Friuli e i friulani per sempre, dalle 21 del 6 maggio 1976 in poi.

Da ultimo, il capo del dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, una volta di più ha avuto parole di lode verso l’operosità e l’organizzazione del popolo friulano. “Qui la serietà ha permesso di raggiungere i risultati che si sono ottenuti e questo deve essere il modello da seguire”, ha detto sottolineando “l’immane responsabilità che gli amministratori sentirono incombere. Oggi dobbiamo recuperare la capacità di intervento”.