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Evasione fiscale, solo il 4.2% dei sindaci Fvg la denuncia

Il contributo alla lotta all’evasione/elusione fiscale da parte dei Comuni del Friuli Venezia Giuliaè stato di quasi 77mila euro. Stante la legge in vigore, alle Amministrazioni locali della regione che hanno segnalato all’Agenzia delle Entrate situazioni di infedeltà fiscale riguardanti l’Irpef, l’Ires, l’Iva, le imposte di registro/ipotecarie e catastali viene riconosciuto un importo economico del 50 per cento di quanto accertato. Pertanto, queste 9 amministrazioni del FVG hanno potuto incrementare le entrate comunali di  circa 38.400 euro. Sebbene in FVG la dimensione economica dell’evasione, del lavoro nero e dell’abusivismo edilizio sia la più bassa d’Italia, questo importo dovrebbe essere più significativo. Cosa che, all’interno della CGIA, ha sollevato una riflessione: “Se a parole tutti si proclamano giustamente scandalizzati e pronti a contrastare ogni forma di evasione, nei fatti le cose stanno diversamente – si legge in una nota -. Anche coloro che potrebbero intervenire per combatterla, persino “guadagnandoci” economicamente, fanno finta di non vederla o, peggio ancora, visto che ci riferiamo a dei pubblici ufficiali, si girano dall’altra parte. Purtroppo, anche gli ultimi dati riferiti al 2023, confermano questa tesi. A fronte di 215 Comuni presenti in FVG, solo 9 (pari al 4,2 per cento del totale) hanno trasmesso in materia di evasione delle “segnalazioni qualificate” agli uomini del fisco”.

Nel 2023 il Comune del FVG che ha incassato di più dalla lotta all’evasione è stato Trieste con 34.791 euro (pari al 91 per cento del totale). Seguono Romans d’Isonzo (Go) con 1.893, San Giorgio di Nogaro (Ud) con 800 e Nimis (Ud) con 335 euro. Segnaliamo che i Comuni capoluogo di provincia come Udine e Pordenone non hanno incassato alcunché, lasciando presagire che non abbiano inviato nessuna “segnalazione qualificata” all’Agenzia delle Entrate

“E’ sempre sbagliato generalizzare e anche in questo caso sarebbe ingiusto “etichettare” i Sindaci di totale “insensibilità” nei confronti dell’evasione/elusione praticata dai propri concittadini – dice ancora la CGIA -. Le segnalazioni fatte dalle amministrazioni comunali al fisco devono essere puntuali, circostanziate e contenere i dati identificativi del soggetto a cui sono contestati gli ipotetici comportamenti evasivi ed elusivi. Non è sufficiente, quindi, indicare un potenziale evasore esibendo motivazioni generiche. Inoltre, per redigere l’istruttoria che verrà poi inviata all’Agenzia delle Entrate è necessario che i Comuni dispongano di personale formato e qualificato a svolgere questa attività “investigativa”. Abilità, queste ultime, che un dipendente comunale le acquisisce solo attraverso la partecipazione a un’attività formativa mirata e continuativa che dovrebbe essere tenuta proprio dall’Amministrazione finanziaria. Insomma, con piante organiche ridotte all’osso e, spesso, del tutto impreparate ad affrontare queste tematiche, per molti Sindaci ricorrere a questa misura è molto difficile”.

“E’ vero, molti Comuni dispongono di poco personale e del tutto impreparato a espletare queste funzioni – prosegue la CGIA -. Se, invece, le competenze sono disponibili, in massima parte vengono utilizzate per “recuperare” l’evasione dei tributi locali in capo ai Comuni; come l’Imu, la Tari, la Tosap, l’imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno che non rientrano nella fattispecie analizzata in questo approfondimento. Tuttavia, non va nemmeno trascurata l’ipotesi seguente: per molti Sindaci scatenare una “campagna” contro gli evasori e/o gli abusivi potrebbe essere addirittura controproducente. In molte aree del Paese, infatti, il consenso politico a livello locale si “acquisisce” e si “consolida” anche “ignorando” questi reati; “consentendo”, ad esempio, a chi non ha una casa di costruirsene una abusivamente o a chi non ha un’occupazione stabile di “sopravvivere”, esercitando un’attività lavorativa irregolare”.

Gli ultimi dati del Cresme riportati dall’Istat ne “Il benessere equo e sostenibile in Italia” fotografano una situazione allarmante. Sebbene negli ultimi in anni sia in leggero calo, nel 2022 l’abusivismo edilizio ha registrato il suo picco massimo in Basilicata e in Calabria, entrambe con una percentuale del 54,1 per cento. Seguono la Campania con il 50,4 per cento, la Sicilia con il 48,2 per cento e la Puglia con il 34,8 per cento. Il FVG, fortunatamente, è tra le regioni meno interessate dalla “piaga” dell’abusivismo edilizio; la sua percentuale si è attestata al 3,3. Il dato medio nazionale si è stato pari al 15,1 per cento.   

Come si diceva, le stime dell’Istat ci dicono che i lavoratori irregolari presenti in Italia sono quasi 2,5 milioni, di cui 932.200 sono concentrati nel Mezzogiorno (37,5 per cento del totale). In FVG si stima che siano 39.300, pari a un tasso di irregolarità del 7,2 per cento. Una platea di lavoratori “invisibili” che ogni giorno si reca nei campi, nei cantieri o nelle case dei friulani e dei giuliani a lavorare per pochi euro all’ora senza nessuna copertura assicurativa e previdenziale. “Ebbene, come è possibile che in molti Comuni capoluogo di provincia non ci sia stato uno straccio di “segnalazione qualificata” sulla presenza di abitazioni abusive e/o evasione fiscale? – si chiede la CGIA -. Se solo una parte di queste irregolarità fosse stata comunicata secondo le procedure all’Agenzia delle Entrate, molti Sindaci avrebbero più soldi a disposizione, mentre i cittadini onesti, che in Veneto sono la quasi totalità, avrebbero servizi migliori e tasse locali più contenute”.

Le “segnalazioni qualificate” che i Comuni devono comunicare all’Agenzia delle Entrate riguardano i seguenti ambiti di intervento:
a)
commercio e professioni (ad esempio, riguardo ai soggetti che, pur svolgendo un’attività di impresa, siano privi di partita Iva);
b) urbanistica e territorio (es. soggetti che abbiano partecipato, anche in qualità di professionisti o imprenditori, ad operazioni di abusivismo edilizio con riferimento a fabbricati e insediamenti non autorizzati di tipo residenziale o industriale);
c) proprietà edilizie e patrimonio immobiliare (persone fisiche nei cui confronti risulti la proprietà o diritti reali di godimento di unità immobiliari diverse da abitazioni principali, non indicate nelle dichiarazioni dei redditi, ovvero notifiche di avvisi di accertamento per omessa dichiarazione relativa alla tariffa sui rifiuti in qualità di occupante dell’immobile diverso dal titolare del diritto reale, in assenza di contratti di locazione registrati, ovvero di redditi di fabbricati dichiarati dal titolare del diritto reale ai fini dell’imposizione diretta);
d) residenze fittizie all’estero (soggetti che, pur risultando formalmente residenti all’estero, abbiano, di fatto, nel comune il domicilio ovvero la residenza ai sensi dell’art. 43, commi 1 e 2, del codice civile);
e) disponibilità di beni indicativi di capacità contributiva (persone fisiche che risultino avere la disponibilità, anche di fatto, di beni e servizi, ovvero altri beni e servizi di rilavante valore economico, in assenza di redditi dichiarati con riferimento a tutti i componenti del nucleo familiare del soggetto).

Pertanto, le informazioni che il Comune dovrà trasmettere al fisco saranno riconducibili prevalentemente alle fonti di reddito immobiliari, già oggetto di accertamento definitivo ai fini dei tributi locali.