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Commemorate a Malga Pramosio le vittime dell’eccidio del 21-22 luglio 1944

Sono trascorsi 77 anni, ma per la comunità della Valle del Bût gli eccidi che truppe nazifasciste perpetrarono in questi luoghi tra il 21 e il 22 luglio 1944, uccidendo una cinquantina tra bambini, donne e anziani, è come fossero appena successi.

“Chi ha visto, chi ancora oggi ne è testimone, non ha dimenticato un solo particolare di quell’orrore assurdo perché privo di ogni giustificazione”, ha commentato il presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Piero Mauro Zanin, intervenuto insieme ai consiglieri Franco Iacop e Luca Boschetti alla commemorazione, come sempre molto partecipata, svoltasi nella cappelletta di Pramosio, in Comune di Paluzza, dove don Tarcisio ha celebrato la messa e benedetto la corona d’alloro come fa da tanti anni.

“Da questi luoghi – ha detto il sindaco di Paluzza, Massimo Mentil – è partita una strage inversamente proporzionale alla bellezza di questi picchi e valli. Siamo sempre increduli che una cosa del genere sia successa veramente, eppure dobbiamo ricordarla per non permettere che si ripeta. Purtroppo c’è sempre il rischio che i giovani non apprendano che le grandi conquiste sono partite anche dal sacrificio che altri hanno sostenuto per noi, per la democrazia, la libertà, l’uguaglianza di tutti. Spesso sono valori che diamo per scontati, invece ce li dobbiamo meritare e difendere, a cominciare da noi rappresentanti delle istituzioni”.

E di difesa dell’identità ha parlato anche il presidente Zanin, evidenziando un impegno regionale a che il toponimo ritorni ad essere quello originale: “Credo sia corretto ridare anche ai luoghi il loro giusto nome, perché è come quando lo si toglie a un individuo, magari per sostituirlo con un numero marchiato su un braccio: gli si toglie il proprio riferimento interiore”.

“Lungo la Valle del Bût si è aperta una ferita mai sanata, rimasta sempre priva di una giustizia che fosse dei tribunali o della storia. Allora è giusto ci sia da parte nostra almeno una giustizia della memoria, affinché questi fatti parlino al futuro dicendoci cosa possiamo fare per fermare ogni tipo di violenza e di ingiustizia. Ribadisco, garantire a questi morti la giustizia della memoria – ha concluso Zanin – è un impegno che dobbiamo prenderci”.