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Celebrati i 55 anni della Comunità Collinare del Friuli

È con “la lungimiranza della politica”, slogan scelto per festeggiare il proprio compleanno, che la Comunità collinare del Friuli ha soffiato su 55 candeline nel castello di Colloredo di Monte Albano dove ha sede.

Un consorzio formato su base volontaria da una quindicina di sindaci, poco capiti nel 1967, quando non osteggiati dagli altri enti come ad esempio l’allora Provincia di Udine, è stato spiegato dagli stessi referenti della Comunità. Assemblea dei sindaci e Comitato esecutivo hanno illustrato con orgoglio i passi avanti fatti come soggetto privatistico prima, ma vieppiù come ente giuridicamente riconosciuto oggi grazie a un processo di innovazione reso possibile anche dalla legge regionale 21/2019 di riforma degli enti locali.

Grazie all’aver saputo superare ogni campanilismo e tutte le divergenze di sensibilità politica, questi municipi hanno gestito alcune funzioni del territorio in forma associata: è questa da sempre la loro bravura, la loro forza, hanno rimarcato i responsabili della Collinare. Non solo negli anni questa realtà non è stata cancellata, ma è stata ingrandita come personale, mezzi e servizi.

Un pensiero che ha trovato il pieno consenso del presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, a detta della quale “si tratta di un esempio di collaborazione che ha permesso di offrire servizi migliori ai cittadini e alle realtà aziendali e commerciali. Senza imposizioni, 55 anni fa c’è stato chi ha capito la necessità di offrire sempre più servizi e sempre maggiore capacità economica, cosa che poteva avvenire solo mettendosi insieme, unendo gli sforzi sul territorio, per una sua migliore promozione ed efficienza, per essere una realtà a cui guardare per superare ogni difficoltà, anche demografica e di organizzazione di dipendenti”.

“Arroccarsi rispetto a un egoismo delle singole comunità non è la scelta giusta – ha sostenuto ancora Zanin -. Certo non si deve omologare, globalizzare, ma mantenere le differenze e le peculiarità. Bisogna cooperare quando si tratta di servizi che riguardano territori più ampi, una collaborazione che deve avvenire tra municipi, associazioni, imprese e cittadini: questo fa la forza di un territorio che sa guardare al futuro”.

La sede della Collinare è una parte magistralmente ricostruita del catello colloredano, dove ancora oggi si ricordano i poeti e militari Ermes di Colloredo e Ippolito Nievo, che qui vi scrisse “Confessioni di un italiano”. La scelta del castello non è casuale, ma è ricaduta su uno dei simboli del post terremoto, perché la gente friulana di collina – è stato detto sempre in occasione dello spegnimento delle 55 candeline – è abituata a rimboccarsi le maniche se e quando necessario, per ripartire come e meglio di prima.

“La Comunità Collinare è ancora un modello di gestione efficace ed efficiente di collaborazione tra Comuni e a 55 anni dalla sua fondazione dimostra ancora la lungimiranza di quel sistema”, è il concetto espresso dall’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti, che ha aggiunto: “Nella riforma degli enti locali la Regione ha preso a modello proprio la Comunità Collinare che si è dimostrata la massima espressione di condivisione di servizi tra Comuni, unica attuale possibilità per le amministrazioni locali di erogare servizi ai cittadini. Un’esperienza partita dal basso, è stato detto, perché non si può imporre la collaborazione tra Comuni dall’alto. Così dal 1967 ad oggi la Collinare ha saputo superare tanti momenti difficili e complessità diverse, dalla sfida del terremoto e della ricostruzione, alla sfida della carenza del personale che adesso sta mettendo in ginocchio le piccole amministrazioni. Quanto alla riforma degli enti locali la Regione sta portando a compimento il percorso di trasformazione degli Enti di decentramento regionale a cui entro la fine della legislatura sarà conferita la forma di organismi elettivi”.

Anche l’assessore regionale alle Finanze Barbara Zilli ha espresso vicinanza e ammirazione per il lavoro svolto in questi anni dalla Collinare. “Un ente che non dimostra appesantimenti ma piuttosto conferma la sua vivacità e capacità di cogliere le peculiarità del territorio e metterle a sistema – le sue parole -. Un modello che ha ridato centralità alle responsabilità degli amministratori e di chi fa politica, restituendo in questo modo anche dignità a questa parola che va riavvicinata ai cittadini”.

Presenti oggi anche i sindaci dei quindici Comuni che la compongono: Buja, Colloredo di Monte Albano, Coseano, Dignano, Fagagna, Flaibano, Forgaria nel Friuli, Majano, Moruzzo, Osoppo, Ragogna, Rive D’Arcano, San Daniele del Friuli, San Vito di Fagagna e Treppo Grande.