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Beni ex Provincia di Udine, ai comuni solo parte degli immobili

Il Consiglio delle autonomie locali (Cal), riunitosi lunedì pomeriggio a Udine, ha dato parere positivo unanime ai criteri per l’assegnazione dei beni immobili e delle partecipazioni dell’ex Provincia di Udine in liquidazione.

I criteri prevedono che alla Regione vadano gli immobili sede istituzionale della Provincia e gli uffici annessi, i terreni dei comprensori su cui insistono edifici di proprietà di enti diversi e gli immobili con finalità culturali; questi ultimi verranno dati in gestione all’Ente regionale per il patrimonio culturale (ERPAC).

Tutti gli altri immobili (ad esempio immobili locati messi a disposizione dello Stato, immobili sedi di associazioni, immobili sportivi o ricreativi, con finalità ambientali o socio-assistenziali, etc. ) andranno ai Comuni.

Quanto ai terreni adibiti a viabilità di interesse locale, questi andranno ai Comuni, mentre i terreni destinati alla realizzazione di viabilità veicolare o ciclabile di interesse regionale andranno alla Regione. Nel caso si rendessero necessarie operazioni di frazionamento, le relative spese saranno sostenute dalla Regione.

Resta aperto il nodo dell’edilizia scolastica che costituisce, come ha precisato l’assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, “una situazione molto complicata, poiché vi è stato un passaggio di competenze nella gestione degli immobili dalle Province alle Uti, le quali ora non sono in grado oggettivamente di occuparsene, come abbiamo sentito dal grido di allarme di alcuni presidenti di Uti che risiedono al Cal”.

“Quando la precedente amministrazione ha deciso di trasferire questa competenza – ha evidenziato Roberti – non ha dato parimenti le adeguate risorse di personale per far fronte alla gestione del patrimonio scolastico, personale che oggi non possiamo “inventarci” nè trasferire nuovamente dalle Uti ai Comuni, anche per ragioni sindacali”.

Il problema sarà risolto con la prossima riforma degli enti locali che attribuirà ai nuovi soggetti intermedi anche la competenza sull’edilizia scolastica.

Nel merito di alcune richieste avanzate dagli enti locali, va evidenziata la posizione del sindaco del Comune di Udine, Pietro Fontanini, che ha chiesto la possibilità di utilizzare parte di Palazzo Belgrado come sede di uffici comunali, alleggerendo il peso degli affitti pagati oggi dal Comune per l’uso di immobili in centro città (circa 300 mila euro l’anno). Allo stesso modo Fontanini ha chiesto attenzione al patrimonio di opere d’arte contenuto nell’ex immobile provinciale e in alcune sedi scolastiche. “La Regione ha delle esigenze di collocamento del personale che ha assorbito dalle Province, ciononostante siamo aperti ad una soluzione che possa accontentare tutti, trovando degli spazi idonei anche per le esigenze del Comune” è stata la risposta di Roberti.

Per l’assessore regionale alle Finanze e patrimonio, Barbara Zilli, i criteri definiti “consentono di mantenere un confronto aperto con gli enti locali per contemperare le esigenze della Regione, che ha la necessità di mantenere la titolarità di diverse sedi in funzione anche dell’assetto del nuovo ente intermedio, e quelle dei Comuni gravati spesso da oneri di affitto ingenti”. In alcuni casi gli stessi Comuni hanno espresso la volontà di valorizzare beni immobili su cui finora non avevano competenza, ma che costituiscono risorse preziose per il territorio, quali caserme dismesse o immobili abbandonati.

Il Cal si è riunito oggi per la prima volta nella sua nuova composizione, che, oltre ai presidenti delle 18 Uti, vede sedere al tavolo anche i sindaci dei comuni di Tarvisio, San Daniele, Gemona, Monfalcone, Sacile e Codroipo.