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A Tolmezzo l’epoca d’oro della fotografia argentina nella mostra di Makarius

“Regreso a la vida / Ritorno alla vita” a Palazzo Frisacco di Tolmezzo è la prima retrospettiva in Europa del fotografo argentino Sameer Makarius (Il Cairo 1924 – Buenos Aires 2009) e mostra inaugurale di una volontà di collaborazione tra la Città di Tolmezzo, Associazione Culturale Amariana e il collezionista Egidio Marzona.
L’eredità artistica di Makarius è una produzione molto versatile e originale, che comprende una varietà di tecniche e discipline, ma anche artigianato e ricerca. Le sue opere, oltre a far parte di diverse collezioni private, sono state esposte nei più importanti musei del mondo tra cui Tate Modern di Londra, Museo Reina Sofía di Madrid, MoMA di New York, Art Institute di Chicago, CIFO Art Space di Miami, MALBA di Buenos Aires.
Makarius inizia con la pittura astratta, l’arte concreta e l’Action Painting ma è la macchina fotografica lo strumento più importante. Conosciuto per la “fotografia soggettiva”, ha esplorato anche quella astratta, documentaria, sperimentale (“proyectogramas” tecniche di fotogramma senza fotocamera), industriale, di prodotto, pubblicitaria, naturalistica, ritratto, documentaria sociale e di strada. È stato collezionista e uno dei primi ricercatori argentini sulla storia della fotografia. Ha fondato il “Centro de Investigaciones Fo tohistóricas” e, come editore privato, ha pubblicato la collana “Fotohistoria Argentina”. Per finanziare tutto questo, ha gestito per decenni una piccola attività a Buenos Aires vendendo macchine fotografiche e organizzando occasionalmente piccole mostre con la sua collezione storica.
La mostra a Palazzo Frisacco comprende una selezione di circa 150 opere e presenta l’approccio artistico di Makarius da una prospettiva nuova e oggi molto attuale: quella di un migrante che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, è costretto a lasciare l’Europa ed emigrare in Argentina, a Buenos Aires. Il gigantesco corpus di lavori che l’artista ha lasciato (circa 2000 stampe e 20.000 negativi) non può essere slegato dalla sua biografia, segnata da una costante migrazione.
Per questo, la narrazione della mostra si sviluppa parallelamente alla biografia dell’artista e conduce il pubblico in un percorso tanto artistico quanto di storia personale. Suddivisa in capitoli, è un passaggio dal rifiuto della rappresentazione a un ritorno alla realtà. All’inizio Makarius utilizza la pittura per creare mondi immaginari e fantastici (serie Biblicas, Proyectogramas). Allo stesso tempo, sopraffatto dal nuovo mondo, reagisce a ciò che lo circonda.
Percorsi paralleli dove il linguaggio dell’astrazione, della sperimentazione e della fotografia di strada quasi fotogiornalistica non si escludono a vicenda ma, al contrario, si incrociano. La fotografia, che inizialmente serve a documentare il reale, apre a Makarius la strada per un ritorno alla figurazione.
Interpretare l’opera di Makarius dal punto di vista del tema della migrazione è oggi di grande attualità. Per questo la mostra, la biografia e l’opera di questo artista devono essere letti in relazione all’attuale contesto storico-politico.
Anche se l’atto del migrare va di pari passo con una perdita delle proprie radici, di contro porta sempre con sé nuove conoscenze e un cambiamento di prospettiva che può arricchire non solo il rifugiato ma anche la società che lo accoglie e quelle in cui mantiene le relazioni.

La mostra verrà inaugurata sabato 13 maggio alle 11 e resterà aperta fino al 26 giugno con i seguenti orari: a maggio da lunedì al sabato (escluso martedì) 10.30 – 12.30 e 15 – 17.30 / domenica 14 – 18.30; a giugno da lunedì a domenica (escluso martedì) 10 – 12.30 e 15 – 19.