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Film da Oscar a Tolmezzo in occasione della “Giornata ecumenica per la custodia del creato”

L’incredibile avventura di Elzéard Bouffier, narrata da Jean Giono nell’opera “L’uomo che piantava gli alberi”, ispirerà quest’anno il tradizionale appuntamento di riflessione e confronto in programma in Carnia venerdì 1° settembre, in occasione della “Giornata ecumenica per la custodia del creato”.
Organizzato dall’Arciconfraternita dello Spirito Santo “Pieres Vives” e dal Coordinamento regionale della Proprietà collettiva, quest’anno l’incontro pubblico si svolgerà a Tolmezzo, presso il Cinema David, con inizio alle ore 20.30.

Il programma della serata prevede la proiezione del film di Frédéric Back “L’uomo che piantava gli alberi”, Premio Oscar per il miglior film d’animazione nel 1988. Il benvenuto ai partecipanti sarà portato dall’arciprete di Tolmezzo, monsignor Angelo Zanello, e dal responsabile del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, don Marco Soranzo; la riflessione e il dibattito successivi saranno animati da monsignor Pietro Piller, arciprete di Ampezzo.

La “Giornata ecumenica per la custodia del creato”, si celebra in Italia da 12 anni e da 7 in Carnia. A partire dal 2015 è stata proposta da Papa Francesco all’intera Chiesa cattolica come giornata mondiale di preghiera.

L’Arciconfraternita dello Spirito Santo “Pieres Vives” e il Coordinamento regionale della Proprietà collettiva, finora, avevano promosso i propri appuntamenti a San Pietro di Carnia, rivolgendosi principalmente ad agricoltori e Comunità titolari di Proprietà collettive, offrendo loro spazi di approfondimento e confronto sull’«Ecologia integrale» di cui ha scritto il Papa nella lettera enciclica “Laudato si’”.

L’edizione 2017, nell’anno in cui Tolmezzo gode del riconoscimento di “Città Alpina”, si rivolge ad una platea ancor più vasta con il sostegno della Pieve di Tolmezzo e della Commissione diocesana per l’Ecumenismo e il Dialogo, anche perché il film “L’uomo che piantava gli alberi” può affascinare e sollecitare la riflessione sia degli adulti come dei bambini e dei ragazzi.

Il protagonista della storia, un vecchio pastore-eremita diventa «emblema dell’uomo che partecipa alla creazione del mondo, continuando il lavoro iniziato da Dio a dispetto di tutte le forze distruttrici che da ogni parte e in ogni tempo lo minacciano».

Grazie all’instancabile opera dell’«uomo che piantava gli alberi», un’intera regione, resa desertica e inospitale dalla deforestazione e da uno sfruttamento insensato, ridiventa un “Eden” accogliente e popoloso. «Da tre anni – scrive Jean Giono del protagonista del suo capolavoro, Elzéard Bouffier – piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla… Se metto in conto quanto c’è voluto di costanza nella grandezza d’animo e d’accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l’anima mi si riempie d’un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un’opera degna di Dio».