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Memoria di Massa anche a Gemona e San Daniele

Quali sono le tecnologie e le strategie per la conservazione del patrimonio culturale? Chi decide che cosa salvare quando si tratta di conservazione della Memoria? Come faranno le istituzioni a trovare un bilanciamento tra conservazione, valorizzazione e diffusione del patrimonio? Quali limiti porre allo sfruttamento delle copie derivate da matrici digitali? Riparte da queste domande la seconda parte del Progetto “Memoria di Massa”: convegni, incontri nelle scuole e un documentario radiofonico in due tranche in onda su Radio3, per sensibilizzare la popolazione – in particolare le giovani generazioni – sui problemi del mantenimento delle memorie digitali, cui viene oggi affidato tutto il patrimonio +

La seconda fase analizza nel modo più ampio, l’impatto che le nuove tecnologie hanno avuto sulle istituzioni chiamate a gestire il patrimonio culturale del Paese.

Una delle conseguenze più evidenti della trasversalità del digitale è l’abbattimento delle barriere tra i territori della cultura: cultura umanistica, cultura scientifica, musei di storia naturale, musei d’arte, arte, arte digitale, l’algoritmo, competenze tecniche dell’artista… Si sta tutto splendidamente riunendo in un unico concetto di cultura.

(S.Mizzan)

Guarneriana3Grazie anche all’incontro con i ragazzi, questa nuova fase del progetto si apre anche futuri sviluppi con una riflessione sua come la penetrazione della tecnologia digitale in tutti i campi dell’attività umana ha innescato un imprevedibile processo di trasformazione che interessa sia la sfera collettiva che quella individuale, rendendoci, per la prima volta nella storia dell’evoluzione, testimoni consapevoli e coscienti della nostra mutazione.

Per affrontare la delicata questione oltre al documentario radiofonico che ha già esaurito la prima tranche di puntate nell’autunno 2015 e il convegno “Patrimoni Culturali, Sistemi Informativi e Open Data: accesso libero ai beni comuni?” organizzato dall’IPAC tenutosi in Regione a Trieste qualche settimana fa, il progetto Memoria di Massa riprende il via con incontri, laboratori nelle scuole e futuri convegni, ma anche con la seconda parte del documentario radiofonico, realizzato da Renato Rinaldi e Andrea Collavino, che andrà in onda dal 7 marzo: cinque ultime puntate dal titolo “Il Patrimonio Immateriale”, ospitate nella rubrica TRESOLDI, in onda su RAI Radio3 a diffusione nazionale fino a venerdì 11 marzo, dalle 19.45 alle 20.

Il progetto si avvale del sostegno della Fondazione CRUP, della Fondazione Antonveneta e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, è inoltre realizzato con la collaborazione e il sostegno della Cineteca del Friuli, capofila del progetto, della Radio RAI, l’IPAC – Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale FVG – di Villa Manin di Passariano, 
Il Comune di San Daniele del Friuli attraverso la Biblioteca Guarneriana e con l’Associazione Italiana Biblioteche la Cooperativa Informazione Friulana e Lenghis dal Drac; è inoltre patrocinato dalla Regione FVG e dall’Università di Udine, corso di laurea DAMS di Gorizia.

In questa seconda parte del progetto si parlerà di come si costruisce il patrimonio culturale, di come questa definizione si sia allargata negli ultimi anni e di come sia in continuo mutamento. Dell’importanza dei dati digitali relativi a un’opera nel momento del suo restauro fisico, e di come questi si rivelano indispensabili per tutto il processo di valorizzazione, di diffusione e quindi di democratizzazione del patrimonio culturale. Di come le varie istituzioni siano chiamate ad armonizzare i loro archivi per renderli compatibili e dunque veramente accessibili a un pubblico ampio e non specialistico. Quindi il digitale al servizio non solo della conservazione ma di un progetto culturale più ampio che vuole avvicinare il patrimonio ai cittadini. In tal senso in regione lavorano delle eccellenze come, la Cineteca del Friuli, l’IPAC – Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale del FVG di Villa Manin di Passariano, la Biblioteca Guarneriana, i laboratori LIDA dell’Università di Udine, La Camera Ottica del DAMS di Gorizia e l’Archivio di Stato di Udine. Sono inoltre state coinvolte anche realtà fuori regione come la Cineteca di Bologna, la Basilica di San Petronio, laboratorio FACTUM ARTE di Madrid, Consorzio interuniversitario CINECA e i laboratori di restauro OPENCARE di Milano.

INCONTRI E CONVEGNI

foto scan_cut3Una serie di conferenze su come, in questi anni, la definizione di Beni Culturali si sia allargata fino a comprendere, non solo monumenti e opere d’arte ma anche oggetti d’uso comune e le memorie individuali. Con la conseguenza che alla conservazione del patrimonio siamo chiamati a partecipare tutti, anche informandoci sugli aspetti problematici della conservazione digitale, ma anche sugli aspetti positivi che la digitalizzazione comporta come l’accessibilità e la diffusione del patrimonio culturale della nostra regione.

10 Marzo 2016 – h 9.30 Biblioteca Guarneriana, San Daniele del Friuli

La Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche Giornata di studio: Il patrimonio immateriale: conservare e diffondere il patrimonio culturale con il mezzo digitale.

Una mattinata di riflessione, rivolta a operatori e studiosi, sulle opportunità ma anche sulle problematiche connesse alla digitalizzazione del patrimonio antico, raro, e di pregio delle biblioteche.

12 e 13 Marzo 2016 – h 21.00 Kinemax, Gorizia
FilmForum Festival proiezione di filmati provenienti dall’Archivio Nazionale Film di Famiglia e musicati dal vivo.
L’Archivio Nazionale del Film di Famiglia è la prima struttura italiana dedicata alla conservazione e alla valorizzazione di questo ricchissimo patrimonio audiovisivo, inedito, proveniente quasi esclusivamente dall’ambito familiare e da contesti non professionali, e fino a poco tempo fa erroneamente considerato di minore importanza . Home Movies a oggi è l’unica organizzazione in Italia che svolge attività di ricerca e raccolta dei materiali filmici su tutto il territorio nazionale e che può garantire la conservazione dei documenti audiovisivi originali in locali adeguatamente attrezzati
18 Maggio 2016 – h 21.00 Teatro Sociale, Gemona del Friuli

Il film amatoriale come patrimonio storico e sociale: i cineamatori prima e dopo il terremoto del 1976. Proiezione filmati dall’archivio della Cineteca del Friuli.

Nell’anniversario dei 40 anni dal sisma, la Cineteca del Friuli porta alla luce, rendendolo pubblico, un patrimonio nascosto altrimenti destinato alla dispersione e all’oblio. Ne fanno parte i film di famiglia, ma anche documentari, spesso realizzati da abili cineamatori nel periodo a cavallo del terribile sisma del 1976. Spesso si tratta di pellicole che mostrano la vita quotidiana delle persone e che documentano come sono cambiati la vita, il lavoro e soprattutto il paesaggio prima e dopo il terremoto.

LABORATORI NELLE SCUOLE

I primi destinatari di questa serie di incontri sono gli allievi dei licei artistici, istituti d’arte e istituti tecnici a indirizzo informatico della regione. Come futuri operatori in campo informatico e artistico, infatti, saranno quelli chiamati più da vicino a confrontarsi con le modalità e le strategie per il mantenimento e la conservazione del patrimonio culturale del futuro.

Per quanto riguarda la provincia di Udine, gli incontri si svolgeranno all’Isis Arturo Malignani il 14, 17 e 23 marzo, all’Istituto Statale D’Arte G. Sello il 19 marzo, a Gemona all’Isis Magrini Marchetti il 15 aprile. A Gorizia all’Isis Dante Alighieri l’11 aprile, a Trieste al Liceo Artistico Enrico e Umberto Nordio il 12 e 13 aprile. In fase di definizione gli appuntamenti nelle scuole di Pordenone.

I ragazzi saranno personalmente coinvolti nell’affrontare la problematica partendo da alcuni oggetti conservati da loro o dai loro genitori, che hanno un legame con una storia o un frammento di storia della propria famiglia. Attraverso l’osservazione “guidata” di questi materiali sarà possibile recepire informazioni ben più numerose di quelle che si notano a uno sguardo superficiale. Per esempio: una fotografia degli anni settanta fornirà dati sul formato, sulla macchina usata per scattare la foto, e poi dettagli sul modo di vestire dei soggetti inquadrati, le pettinature, il paesaggio circostante o l’arredamento, se si tratta di un interno ecc.

E le registrazioni audio, le foto, che forse non si potranno più recuperare nella classica scatola di cartone o nel baule di famiglia, come potranno essere conservate?

Da questa introduzione si analizzeranno cloud, memorie smart e hard disk e immaginare insieme come difenderci dall’evanescenza e dalla proliferazione continua di enormi quantità di dati che ad un certo punto non sapremo più come gestire a meno di non tornare alla capacità di fare selezione.

Inoltre, dove si prospetta un problema nasce una nuova professione, ed ecco che negli ultimi anni si stanno formando spontaneamente delle nuove figure professionali nel campo digitale. Parliamo per esempio del “digital curator”, che si occupa di gestire gli archivi personali e di fornire conoscenze su come “curare” al meglio il proprio archivio. Altra figura che sta prendendo piede è l’“archeologo digitale”, ossia colui che è in grado di ritrovare dati nascosti all’interno di cartelle e di dischi rigidi dimenticati, o di recuperare e studiare pagine web e artefatti grafici della prima cultura di internet. Perciò a livello accademico ci si sta orientando verso l’apertura di nuovi corsi di laurea per formare questi professionisti del mondo digitale, che dovranno avere competenze scientifiche, storiche ed economiche.