Usi Civici e Proprietà Collettive verso la svolta?
Una legge per la tutela degli usi civici: una consuetudine storicamente radicata in regione, ma che per la prima volta sono i consiglieri Claudio Violino (Gruppo Misto) e Elena Bianchi (Movimento 5 Stelle) a proporre di normare, con una disciplina di legge che attua compiutamente una delle potestà legislative esclusive che lo Statuto speciale assegna alla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia (articolo 4, primo comma, numero 4). La proposta di legge 128/2015 si intitola “Disposizioni in materia di assetti proprietari collettivi” ed è stata presentata oggi nella sala Pasolini della sede della Regione in via Sabbadini a Udine.
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Gli obiettivi del provvedimento sono da un lato il riconoscimento delle proprietà collettive appartenenti da tempo talora immemorabile a tante comunità locali, dall’altro la restituzione alle medesime di un ruolo attivo e partecipato nella tutela ed alla conservazione del patrimonio ambientale, attraverso forme di governo e sfruttamento delle terre che rispondono appieno al principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale contenuto all’articolo 118, comma 4, della Costituzione.
Si intende arrivare a questa meta attraverso una serie di interventi mirati, che favoriscano l’utilizzo di ogni strumento utile a consentire l’esercizio di ogni diritto e facoltà su questi terreni e beni che possono migliorare la qualità della vita della popolazione residente e nel contempo permettere una più efficace salvaguardia dell’ambiente. Anche perché le gestioni collettive presenti in Italia e nel mondo dimostrano che laddove si è permessa l’autogestione da parte delle Comunità locali sono state raggiunte vette di eccellenza per quanto riguarda la tutela della biodiversità, la conservazione del territorio, senza escludere la crescita socio-economica della popolazione, come ha bene evidenziato anche il Premio Nobel per l’Economia 2009, Elinor Ostrom.
Si prevede l’adempimento degli obblighi correlati alla titolarità di un diritto di proprietà, che spetta alle Comunità locali, riconosciute dalla Regione come enti gestori che si avvalgono di Comitati di cinque membri regolarmente eletti ogni cinque anni secondo procedure pubbliche, incompatibili con le cariche di consiglieri e assessori comunali. La legge istituisce un Commissario per gli usi civici e fissa i procedimenti di verifica demaniale delle terre e dei beni appartenenti alla collettività, che andranno inserite nel corso dei tre anni successivi all’entrata in vigore della legge in un Archivio Regionale delle Terre Civiche. Si risolveranno così anche tante promiscuità createsi nel tempo, con la reintegrazione dei diritti comunitari qualora usurpati dai privati (compresa la necessità di sanatoria per eventuali edificazioni abusive su terre comuni) e la liquidazione degli usi civici se essi, viceversa, si sono praticati su un bene privato.
Grande apprezzamento per la proposta è arrivato dal Coordinamento delle Proprietà Collettive del Friuli Venezia Giulia, che attraverso Luca Nazzi, rende note anche le comunità della montagna interessate a sposare il modello
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Le caratteristiche della proprietà collettiva sono espressione di una cultura quasi dimenticata, che deve le sue origini alle consuetudini dei nostri avi, ma persistono in modo diverso in varie zone a seconda delle peculiarità dei territori del Friuli Venezia Giulia. La loro varietà consente di immaginare altrettanto varie forme di gestione per la loro più proficua e intelligente valorizzazione. Ogni aspetto della proprietà collettiva, che sia di pianura, di mare o di montagna, è ispirato a principi nobili, quali il comune godimento delle terre e delle risorse naturali, la salvaguardia dei beni ambientali e degli esseri viventi, gli animali come le specie vegetali, la collaborazione leale e solidale di tutti i membri della Comunità e la trasmissione del patrimonio civico alle generazioni future.
La Regione, alla luce di queste considerazioni, deve pensare alla tutela, alla salvaguardia ed alla valorizzazione delle proprietà collettive appartenenti alle Comunità presenti sul suo territorio, in un’ottica di confronto, leale collaborazione e coordinamento, per il comune interesse alla crescita del patrimonio naturalistico regionale. Esso potrà anche esso conferito in gestione ai Comitati sulla base di apposite convenzioni. E anche dal punto di vista della crescita delle potenzialità silvo-pastorali del territorio questa legge potrebbe dare un utile contributo, dal momento che potrebbe dare concrete possibilità di autogestione comunitaria di ingenti porzioni di territorio.