Legambiente contro le gare di enduro in aree di interesse ambientale

Mentre con l’arrivo della bella stagione sono in
crescita le segnalazioni del transito illegale di veicoli a motore in aree a
loro normalmente interdette – segni del passaggio di moto sono stati trovati
fin sugli scalini della Pieve di San Floriano! – forte sconcerto sta destando
tra le associazioni ambientaliste, e non solo tra esse, la notizia della
possibile autorizzazione di un Campionato di Enduro che dovrebbe svolgersi in
Carnia il 30 e 31 maggio prossimi.

La manifestazione, organizzata dal Moto Club
Carnico, prevede l’attraversamento dei territori dei Comuni di Tolmezzo, Zuglio
ed Arta Terme, con un itinerario lungo una cinquantina di chilometri che
verrebbe ripetuto più volte, coinvolgendo strade asfaltate, piste forestali, ma
anche mulattiere e sentieri. Già l’utilizzo e l’inevitabile danneggiamento di
questi percorsi, utilizzati dagli escursionisti e dagli amanti della natura, unito
all’inquinamento acustico ed atmosferico prodotto, era sufficiente per
sollevare perplessità, ma questa volta a colpire particolarmente è un’altra
scelta operata dagli organizzatori. Le cosiddette “prove speciali”, quelle cioè
più impattanti”, che vedono i motociclisti percorrere ripetutamente e alla
massima velocità tratti di terreno fuoristrada, sono state infatti concentrate
all’interno o nelle immediate vicinanze di due aree di rilevante interesse
ambientale.

Si tratta del Biotopo naturale delle Torbiere di
Curiedi, istituito come area protetta dalla Regione nel 1998 e attorno al quale
è stato realizzato con fondi europei un bel percorso naturalistico, ed il
geosito del Conoide di Deiezione dei Rivoli Bianchi del Monte Amariana, che una
ricerca curata dall’Università di Trieste e pubblicata dalla Regione nel 2009
ha riconosciuto di interesse “sovranazionale”. Un “geosito” è un luogo che
rappresenta in modo esemplare alcuni fenomeni ed eventi geologici, per il quale
esiste un interesse geologico-geomorfologico alla conservazione. Esso è,
quindi, di eccezionale importanza, primariamente in base al contesto
scientifico e culturale (in quanto permette di avere un contributo
indispensabile alla storia di una regione), ma riveste grande interesse anche
in relazione al paesaggio, alla biodiversità, all’educazione, alla ricreazione,
così come per motivi economici, prestandosi ad una fruizione turistica e
didattica.

Proprio all’interno del perimetro del geosito,
in corrispondenza con uno dei punti in cui è previsto il transito della gara, sboccia
ai primi di giugno, in quella che è una delle stazioni situate alle quote più
basse delle Alpi, il raponzolo di roccia (Physoplexis comosa), un bellissimo e
raro fiore che di solito cresce nelle fessure delle pareti rocciose, ma che qui
anche chi non pratica l’alpinismo ha la possibilità di ammirare. “L’aver solo
ipotizzato l’effettuazione della gara in questi siti – protesta il presidente
del circolo Legambiente della Carnia, Marco Lepre – è sufficiente per ricavare
un giudizio estremamente negativo sulla cultura e il tipo di sensibilità
ambientale che contraddistingue chi promuove questo genere di manifestazioni”.
Un botanico di chiara fama, come il prof. Livio
Poldini dell’Università di Trieste, giudica le attività motoristiche “del tutto
incompatibili con le caratteristiche di questi luoghi e con la necessità di
tutelarne la flora e la fauna. Sia nella Torbiera di Curiedi che all’interno
del Conoide di deiezione dei Rivoli Bianchi si trovano specie endemiche, già
citate dal prof. Michele Gortani, di grande importanza, costituenti ecosistemi fragili
e delicati. Temo, tra le altre cose, che attraverso gli pneumatici sporchi si
possano introdurre specie estranee, ’inquinanti’ dal punto di vista floristico,
che porterebbero ad una banalizzazione della flora locale”.

Anche il Club Alpino Italiano ha preso una posizione critica, mentre le
Amministrazioni Comunali coinvolte, ed in particolare quella di Tolmezzo, sul
cui territorio si trovano le Torbiere di Curiedi ed il Geosito dei Rivoli
Bianchi, avrebbero sorprendentemente espresso un “nulla osta”. Adesso toccherà
alla Comunità Montana della Carnia, ente preposto al rilascio di eventuali
autorizzazioni in deroga, prendere una decisione, imponendo anche radicali modifiche
e soluzioni alternative, in modo da ridurre al minimo i danni per l’ambiente.