Rush finale per “Carnia Food Desing”

Quattro
laboratori
e quattro Contest, ristoratori e produttori
per la prima volta in rete nel comprensorio carnico, dieci giurati
tecnici e popolari
, oltre un centinaio di partecipanti e
dodici finalisti che si contenderanno l’ingresso nel primo
Menu di Carnia Food Design 2014: questi i numeri della prima
edizione del progetto avviato nei mesi scorsi dalla Cooperativa
Cramars
di Tolmezzo, sostenuto da Euroleader per il
coordinamento scientifico di Slow Food Friuli Venezia Giulia.
Cultura del cibo, fra tradizione e innovazione, fra amore per le
radici ed estro creativo, sono al centro dell’iniziativa: per non
dimenticare che la Carnia è il più grande giardino di
Erbe spontanee delle Alpi. Cultura della stagionalità e
conoscenza del territorio e delle sue risorse hanno infatti ispirato
i 12 piatti finalisti annunciati a Comeglians: ricette
firmate dagli “artisti” del gusto selezionati durante i contest
di Carnia Food Design, aperti a chef, food blogger e appassionati
della cucina
. I finalisti sono gli chef Mauro Scarabelli,
noto freelance, e Amabile Dassi (Grand Hotel Gortani – Arta
Terme) con la talentuosa Sara Silverio, “semplice”
appassionata di cucina, per il contest legato al primo piatto;
gli chef Roberta Clapiz (Al Gan Trava di Lauco), Emanuele
Monego (Stella d’oro Verzegnis) e Rita Lenisa (Borgo
Poscolle – Cavazzo Carnico) per il contest del secondo; ancora
gli chef Emanuele Monego e Rita Lenisa con Sara
Silverio per il contest legato al dolce. Infine, per la
categoria aperitivo e antipasto sono in finale gli chef Emanuele
Monego, Alvio Fachin (Ristorazione Paolo Cignino –
Tolmezzo) e Roberto Filaferro (Hotel Aplis – Ovaro).

«La Carnia,
e la sua filiera, come un grande parco agro-alimentare:
un incrocio virtuoso fra produzione, distribuzione e ristorazione, a
tutto vantaggio del turismo e della promozione del territorio. Questi
i presupposti di Carnia Food Design – spiegano i promotori,
Vanni Treu presidente Coop. Cramars e la curatrice Annalisa
Bonfiglioli
– Dai contest è emersa, viva e solida, la
tradizione di stagionalità della cucina carnica, legata alle
erbe di fine estate, alla zucca d’ottobre, ai frutti di bosco
autunnali, a prodotti unici come la marcundela e la varhackara di
Timau, il Formadi Frant, gli insaccati tipici di singole vallate.
Tipicità, declinata però in chiave innovativa. Non a
caso i contest di Carnia Food Design hanno viaggiato fortissimo in
rete e sui social,
che hanno documentato ogni fase registrando
altissimi contatti e testimoniando a livello numerico il successo
dell’operazione. Da Facebook deriverà la Giuria popolare
che sarà scelta fra tutti i ‘like’ al video di
proclamazione dei 12 finalisti postato ieri sul profilo Facebook di
Cramars».

Carnia Food Design
aveva mappato capillarmente, nell’estate
2014, le tipicità agroalimentari
della Carnia, portando il comparto produttivo a fare rete in modo
capillare e sistematico con la ristorazione, in un’unica
filiera a km 0
con agroturismi, trattorie, ristoranti, hotel e
strutture ricettive
. Un vero “Carnianet” capace di
valorizzare al meglio la cucina carnica sospesa fra tradizione e
innovazione del gusto, e la sua fantasiosa stagionalità.
Lunedì 15 dicembre, al Centro turistico ed Ambientale di
Aplis di Ovaro sarà proclamato ufficialmente il Primo Menu di
Carnia Food Design,
con il conferimento del “Premio
all’Innovazione tradizionale gastronomica
” per i 4 piatti
vincitori. Della Giuria tecnica fanno parte Max Plett (Slow
Food FVG) Giorgio Dri (Slow Food Fvg), Diana Candusso (Referente per
l’enogastronomia di Turismo FVG), Marino Corti (Fiduciario Condotta
Slow Food “Gianni Cosetti”), Germano Pontoni (Presidente Unione
Cuochi Fvg) e Pietro Gortani (esperto di agroalimentare).

Quattro
i laboratori condotti fra settembre e novembre 2014, e quattro i
contest abbinati per la definizione del Menu di Carnia Food Design:
Visione di Carnia: il racconto del piatto e del territorio
ha
puntato i riflettori, a Lauco, sulle tecniche del foodwriting e del
web writing, per scrivere e comunicare al meglio una ricetta, un
evento gastronomico, l’attività di un produttore. Condotto
dalla blogger ed economista Rossella Di Bidino (autrice del
blog Ma che ti sei mangiato?), il laboratorio ha messo a fuoco
i primi piatti carnici, in particolare Cjalsons e Blecs. L’ossimoro
dell’innovazione capace di restare fedele alla “tradizione” e
di rivendicare l’appartenenza al proprio territorio è stata
al centro del secondo laboratorio, Sapori e profumi di
Carnia,
realizzato a Preone e condotto dal noto enologo e docente
universitario Walter Filuputti, con la partecipazione anche di
due noti chef, Massimiliano Sabinot del Vitello d’Oro di Udine e
Teresa Covazecusak del Sale e Pepe di Stregna. Un laboratorio
sensoriale che ha evidenziato aspetti come le forme dei bicchieri del
vino, la capacità di formare il consumatore, di attivare un
marketing del territorio e valorizzare i ‘prodotti bandiera’.
Terzo laboratorio ad Arta Terme, dedicato al Colore di
Carnia: il piatto e la tavola come opere artistiche
: condotto da
Valentina Cipriani, fotografa e autrice di prestigiosi saggi e
fotoreportage, e da Alessia Tambosco, operatrice nel settore
sala-bar ed esperta di Mise en Place, il laboratorio si è
focalizzato sul food styling e sulla fotografia, per coniugare
la composizione di piatti scenografici alle regole di fotografia
basilari, valorizzando l’equilibrio cromatico dei piatti e il loro
bilanciamento, ma anche la presentazione stilistica degli ambienti
dove i piatti vengono serviti. Infine il quarto laboratorio, A
tavola con Musicarnia,
di scena a Povolaro di Comeglians, si è
concentrato sulla capacità di realizzare una proposta sonora
–ambientale coerente di accoglienza, come elemento strategico per
la riuscita di un appuntamento gastronomico nonché importante
biglietto da visita per i ristoratori. Al centro dello stage,
condotto dai musicologia Andrea Del Favero, Glauco Toniutti e
Matteo Bellotto, la musica popolare della terra di Carnia:
raccolta, studiata e riproposta da appassionati etno-musicologi e
musicisti. Riconoscere e valorizzare il legame sensoriale tra musica
e cibo riferito alla stagionalità permette di spaziare fra
esempi di musica del 900, pop, rap, rock e jazz, favorendo la
socializzazione nelle situazioni “da aperitivo”.