La riforma sanitaria non mortifichi Gemona e la montagna

“La salute pubblica non può essere mercanteggiata con altri
interessi. Riformare la sanità per eliminare sprechi e doppioni è un
esercizio responsabile. Ma alimentare deliberatamente rivalità tra
capoluogo e periferia è condotta che non può trovare il nostro
sostegno. Chiediamo alla presidente Serracchiani di rivedere alcune sue
convinzioni rispetto alle esigenze di Gemona e delle montagna prima di
procedere con la riforma della sanità. Qui serve una
prova di coraggio, non una carneficina”. Roberto Revelant (Autonomia
Responsabile) e Barbara Zilli (Lega Nord) contestano una riforma che
“cancella 800 anni di storia dell’ospedale di Gemona,  mortifica il
comparto sanitario di un territorio che l’ha gestito
con responsabilità e lungimiranza, come confermano i bilanci in attivo
dell’Ass numero 3. Il nosocomio gemonese, di recente costruzione
antisismica, posto in prossimità di tutte le linee di comunicazione
principale (autostrada, ferrovia, viabilità principale)
appena accreditato dalla Joint commission per l’adeguatezza e la
sicurezza delle prestazioni, viene nei fatti cancellato, annientato,
demolito. Contestualmente, altre strutture molto meno solide e virtuose
paiono inattaccabili. Perché? La verità è che i tagli
non sono guidati da una logica di equità sociale, ma da precise ragioni
politiche. Si concede ai centri principali per raschiare servizi e
presidi ai territori più marginali e, quindi, più deboli. Non c’è niente
di virtuoso nel colpire chi non può difendersi,
né niente di logico nell’imporre una riforma che non viene né condivisa
né digerita da amministratori locali e territorio”. Ancora Zilli e
Revelant: “La riforma non può prescindere da alcune precise garanzie:
devono restare due distretti socio – sanitari diversi
nei territori montano e gemonese-san danielese e tarcentino. Solo la
presenza di due distretti e la piena sinergia tra tutti i soggetti del
settore possono fungere da collante nel rapporto ospedali – territorio”.
Chiudono Revelant e Zilli: “Serracchiani aveva
promesso che non avrebbe toccato l’ospedale di Gemona. È stata di
parola a metà. Le mura sono intatte. Ma resteranno solo quelle”.  

nella foto Roberto Revelant