REGIONE: Dal Pdci no alle

Riproporre le zone ”a luci
rosse”, seppure solo per creare frizioni nella maggioranza, deve
essere bocciato poiche’ si vuole affrontare il tema della
prostituzione non per quello che e’, ma immaginando, con una
deformazione della realta’ quantomeno miope, che sia un libero
mercato da confinare in determinate aree, quasi fosse un ingrosso
di frutta e verdura.

Lo scrive in una nota il consigliere regionale del Pdci Paolo
Fontanelli, per il quale invece non e’ libero e non e’ equo
poiche’ da una parte c’e’ chi e’ costretto a vendersi e
dall’altra chi usa il denaro per comprarsi una prestazione
sessuale. Non e’ un atto tra persone che hanno la stessa
liberta’, la stessa possibilita’ di scelta. Quindi non e’
pensabile che la Regione voglia regolamentare in modo asettico
quella che e’ troppo spesso una violenza.

Dovremmo chiederci – prosegue Fontanelli – anche come mai in
questa societa’ questo tipo di mercato e’ in crescita: forse
proprio perche’ troppi lo ritengono un mercato libero e la
prestazione sessuale qualcosa che si puo’ comprare. Se volessimo
affrontare questo tema seriamente dovremmo parlare di politiche
di riduzione del danno per le donne e gli uomini costretti e per
quei clienti che comprano un rapporto avvilente e rischioso.

Questa proposta – afferma – e’ sbagliata: come si fa a definire
una zona riservata per offerte sessuali se queste non sono
soggette ad autorizzazioni, ad iscrizione alla Camera di
commercio, a partite IVA? Non ci sono sanzioni che potranno
essere applicate a chi operera’ fuori da queste zone. Percio’ si
potra’ continuare a esercitare la prostituzione come ora ma, in
piu’, in queste aree, la prostituzione sara’ reclamizzata e
quindi incrementata.

Piu’ prostitute, piu’ sfruttatori, piu’ criminalita’. E’ questo
che si vuole e con quale utilita’ per la regione? – si chiede
Fontanelli, che parla anche di classismo e di speculazione
immobiliare: le zone che si vogliono costituire dovrebbero
servire a togliere le prostitute dai quartieri dei benpensanti
che a causa loro potrebbero essere deprezzati, e metterle in
altri che, invece, potrebbero essere valorizzati proprio da
questo redditizio mercato e dunque lucrare con l’incremento dei
valori immobiliari.

Di fronte a questo – conclude Fontanelli – non si puo’ che essere
contrari, sapendo che non basta dire di no di fronte a problemi
sociali cosi’ vasti, ma che non si puo’ risolvere nulla creando
nuovi ghetti.