TOLMEZZO: Burgo, lento ritorno alla normalità

La situazione alla cartiera Burgo di Tolmezzo, dopo la decisione del Gip di dissequestrare gli impianti, sta lentamente ritornando alla normalita’. Ieri tutti i 450 dipendenti hanno ripreso il lavoro a turno. L’ azienda ha riavviato gli impianti per la produzione della carta, mentre la produzione di cellulosa ripartira’ tra domenica e lunedi’. ”L’ azienda ora fara’ la sua parte – ha spiegato il direttore dello stabilimento, Mauro Saro – in stretta collaborazione con il commissario ‘ad acta’. Le direttive del Ministero sono chiare – ha aggiunto – e prevedono tre fasi per arrivare a realizzare un depuratore che garantisca la qualita’ delle acque di scarico della cartiera. Nostro compito sara’ valutare queste tre fasi per cercare di evitare brutte sorprese”. La prima fase, della durata di trenta giorni, e’ forse quella piu’ delicata poiche’ riguarda l’ immediato. La seconda e la terza avranno una durata di dodici mesi ciascuna. ”Al termine del periodo dovremmo avere il depuratore – ha detto Saro – poiche’ il commissario potra’ operare in deroga e, quindi, senza i vincoli amministrativi solitamente presenti negli appalti pubblici”. Saro – nel ricordare che tecnici dell’ azienda affiancheranno nel lavoro la ‘task force’ del commissario – ha confermato che tre settimane di stop hanno nuociuto alla cartiera. ”Ma non siamo in grado di valutare i danni. Certo abbiamo perso delle commesse, mentre altri clienti ci hanno chiesto garanzie. Ieri abbiamo ripreso la produzione e questo e’ il dato importante”. Era stata la Procura della repubblica di Tolmezzo a chiedere il sequestro degli impianti della cartiera per inquinamento del fiume Tagliamento. Il problema era subito approdato sul tavolo della politica regionale che ha chiesto e ottenuto dal Governo la nomina di un commissario ‘ad acta’. La decisione del Governo ha quindi indotto la Procura a chiedere il dissequestro degli impianti accordato ieri dal Gip, Mariarosa Persico. Alla cartiera di Tolmezzo lavorano 450 persone, altre 150 lavoratori sono poi impegnati nell’ indotto. L’ ipotesi di chiusura dello stabilimento aveva sollevato la protesta di tutta la Carnia. ”Per noi – avevano detto nei giorni dello sciopero generale amministratori e uomini di cultura – chiudere la cartiera equivale alla chiusura della Fiat a Torino”.