TOLMEZZO- Il resoconto del “Congresso per l’Europa” di Illegio

“Prima ancora che politica ed economica, la crisi del mondo attuale è culturale e spirituale” e l’uomo europeo “mette in dubbio il suo avvenire perché non è sicuro della sua identità”. Così il cardinal Paul Poupard, presidente del Consiglio pontificio per la Cultura, protagonista ad Illegio, domenica 6 giugno, di un incontro a più voci sul tema “Quale anima per l’Europa del Terzo Millennio” organizzato dal Comitato di San Floriano nell’ambito dell’anno dedicato al santo venerato in tutto il Centro Europa e al quale è intitolata la pieve del paese carnico.

In un teatro tenda affollatissimo, alla presenza di numerose autorità, tra cui il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Tesini, il presidente della Cciaa di Udine, Adalberto Valduga e il sindaco di Tolmezzo, Sergio Cuzzi, uno straordinario pool di relatori: a fianco del card. Poupard, il prof. Tomas Halik, docente all’università di Praga, presidente dell’Accademia cristiana della Repubblica Ceca e stretto collaboratore del presidente Vaclav Havel, l’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, il vicario generale dell’arcidiocesi di Udine, mons. Giulio Gherbezza, e il rettore dell’ateneo friulano, Furio Honsell. Moderatore del dibattito, il giornalista Gianpaolo Carbonetto.

Eppure, ha proseguito il card. Poupard, “il futuro dell’uomo è un progetto affidato alle nostre libertà responsabili”. Come dire che, se le cose non vanno, ciascuno ci ha messo del proprio. Insomma, per il card. Poupard “il futuro è nelle nostre mani e noi siamo nelle mani di Dio”.

A sollecitare quel “colpo d’ala” invocato da più parti perché l’Unione europea non si isterilisca, soffocando le proprie potenzialità, è stato anche il prof. Halik. “Una delle questioni di fondo su cui siamo chiamati a riflettere – ha detto – è se, nella cornice del processo di globalizzazione, sarà possibile far nascere e crescere una certa cultura del dialogo. E di quello fra le religioni – ha proseguito Halik – non si potrà fare a meno. Pena una civiltà ridotta di nuovo a Torre di Babele”.

Secondo il card. Poupard, un avvenire significativo per l’Europa si fonda sulla riconferma del valore della persona, della sua dignità e agli ideali di sussidiarietà, solidarietà e partecipazione. Richiamandosi al magistero dei Pontefici sull’Europa, con particolare riferimento all’insegnamento di Giovanni Paolo II, Poupard ha sottolineato come “la Chiesa e le comunità religiose, pienamente inserite nella vita dei popoli d’Europa, vogliano partecipare a pieno titolo al cammino di costruzione dell’Europa perché la ‘casa comune’ rinasca non tanto come una delle istituzioni necessarie per far fronte alle problematiche del nostro tempo, ma soprattutto – ha precisato – come comunità di persone, famiglie e popoli che si propongono di far fiorire un nuovo umanesimo, aperto al trascendente, innervato da un profondo anelito alla pace, generatore di speranza”.

A parere del prof. Halik, occorre tener ben presente che “tutte le parti del mondo sono oggi interconnesse reciprocamente e dunque nessun potere mondiale ha alcuna possibilità di dominare questo sviluppo e di impadronirsi del destino del pianeta senza riguardo per gli altri. Siamo tutti interdipendenti – ha aggiunto – e dobbiamo scoprire regole universalmente accettabili di mutua coesistenza”. L’analisi di Halik, a partire dalla situazione mondiale dopo l’11 settembre 2001, si è soffermata sugli interrogativi capitali per la civiltà occidentale che si pongono nel confronto ineludibile con l’Islam che ci interroga, chiedendo “quali sono i vostri valori”? Per una risposta soddisfacente – ha constatato Halik – allo stesso Occidente manca una visione adeguata dello scenario contemporaneo. “L’esperienza di popoli che hanno vissuto la crisi del XX secolo non può essere efficacemente interpretata attraverso atteggiamenti che furono accolti con passività da milioni di persone nel XIX secolo”. Da qui, secondo il docente ceco, la necessità di “fare uno sforzo responsabile e concentrato per interpretare e capire il mondo e la nostra relazione con esso”.

Particolarmente interessato alle prospettive di dialogo sollecitate dal congresso, l’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo ha richiamato le radici della Chiesa friulana “la quale deve raccogliere l’eredità di Aquileia, che è stata madre di comunione e di convivenza tra i popoli”.

“Non sono molte le occasioni per pensare all’Europa in maniera così approfondita”, ha detto il rettore Honsell. “Da questa serata – ha proseguito – nessuna risposta “preconfezionata”, ma piuttosto la convinzione che l’Europa sia una scommessa quotidiana, da costruire con lo sforzo personale e costante di ciascuno”. Conclusioni a cura dei promotori del congresso, mons. Angelo Zanello e don Alessio Geretti, presidente e segretario generale del Comitato di San Floriano. “Tre gli spunti che volevamo offrire con questo appuntamento – hanno detto -; il concetto di persona quale terreno privilegiato di dialogo e di costruzione del nuovo ordine europeo; la sfida di fare sintesi tra pensiero greco, diritto romano e cristianesimo in un processo che l’Europa non ha ancora completato; la possibilità di cogliere la differenza tra la crescita delle istituzioni da un lato, e della civiltà dall’altro”. Spunti che indicano, in sostanza, la necessità di una riflessione continua e personale, perché, hanno concluso i rappresentanti del Comitato di San Floriano, “l’Europa non si può dire fatta una volta per tutte, ma ricomincia con la nascita di ciascun essere umano”.