ARTA TERME- Presto tutelato il marchio “Radic di mont”

Sapori antichi di un tempo, profumi di erbe genuine di montagna, racconti in marilenghe per bambini (piaciute molto anche ai grandi), preziosi prodotti tipici artigianali, musica popolare. E’ stata un’allegra festa all’insegna della tradizione e del gusto la 10° Rassegna delle erbe di Arta Terme svoltasi domenica scorsa – chiusura martedì, con visite guidate nei boschi riservate alle scolaresche -, quest’anno arricchitasi di un variopinto concorso floreale a tema “Interpretiamo le favole” al quale hanno partecipato gli allievi del corso floro-vivaista FSE dell’A ssociazione Fioristi del FVG; premiati dal sindaco di Arta GiovanBattista Somma e dal presidente di Artatur GiovanBattista Gardel “I musicanti di Brema” di Cristina Bassi, “Cappuccetto Rosso” di Valeria Dri, “Le 3 Piume” di Elisa Beacovich.
Complice la calda giornata di sole allietata dalle note della banda di Paularo, domenica si sono riversati in massa lungo le stradine di Arta turisti, locali e curiosi alla ricerca del raro radicchio di montagna o del saporito asparago di bosco; graditi anche gli aperitivi naturali di sambuco, i liquori con fragoline, i funghi e il formaggio. Soddisfatti albergatori (hotel pieni) e operatori turistici: “I chioschi eno-gastromici hanno lavorato ininterrottamente fino a quando non si è registrato il “tutto esaurito”, riporta l’Artatur, consorzio organizzatore della festa. A chiusura di giornata la poliedrica cantastorie Clamira ha regalato all’attento pubblico mazzetti di fiori di campo raccolti con le sue mani.
La Festa delle Erbe di Arta è ormai divenuto un appuntamento irrinunciabile per gli amanti della montagna e della natura, che questo weekend hanno potuto usufruire di pacchetti comprendenti escursioni e galoppate notturne nei boschi, spaghettate in baita, trattamenti benessere presso le Terme di Arta. I veri appassionati hanno anche partecipato a un incontro tra esperti sulle piante officinali delle montagne carniche promosso da Slowfood col sostegno di Cirmont, il Centro Internazionale di Ricerca per la Montagna che si occupa di progetti di sviluppo per le aree marginali alpine. Attualmente si sta mettendo a punto un Marchio che tuteli il radicchio di montagna, la cui raccolta – che dura solo 15-20 giorni – è già regolamentata. “Il marchio sarà utilizzato dai produttori che seguiranno il nostro disciplinare – ha anticipato Manuela Croatto, direttore Cirmont – e creerà un valore aggiunto a garanzia di una produzione di qualità”. Intanto il radicchio di montagna è stato assaggiato e studiato da Slowfood, che lo ha segnalato come prodotto “civetta” del territorio carnico al Salone del Gusto di Torino.