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VIDEO – Usavano documenti falsi per lavorare, sette arresti in Friuli

Sette arresti e ventidue denunce: è questo il bilancio di una vasta operazione della Polizia di Stato coordinata dalla Procura della Repubblica di Udine, che ha smascherato una rete di cittadine georgiane che, utilizzando documenti d’identità falsi, erano riuscite ad accedere al mercato del lavoro come badanti, fingendosi cittadine comunitarie.

Le indagini della Squadra Mobile di Udine, avviate a seguito di una segnalazione da parte del responsabile di una cooperativa locale, hanno evidenziato un sistema ben rodato. L’uomo, insospettito dopo aver appreso i risultati di un’analoga inchiesta condotta a gennaio, aveva fornito agli investigatori una lista di nominativi sospetti. Le donne, di età compresa tra i 24 e i 66 anni, avevano infatti presentato documenti validi per l’espatrio rilasciati da Slovacchia, Polonia e Bulgaria, ma erano in realtà originarie della Georgia.

I falsi documenti permettevano alle donne di ottenere il codice fiscale italiano come se fossero cittadine UE, eludendo così le normative che regolano l’ingresso e il soggiorno dei cittadini extracomunitari. Una volta in possesso del codice, potevano lavorare regolarmente come badanti e accedere a benefici fiscali, previdenziali e sanitari. Dopo essere state assunte in Friuli, molte di loro si erano successivamente trasferite in altre regioni italiane.

L’operazione, che ha coinvolto 70 perquisizioni delegate dall’Autorità Giudiziaria, si è estesa in tutta Italia, toccando in particolare le province di Padova, Treviso, Trento, Bolzano, Milano, Aosta, Firenze, Prato, Macerata, Roma e Napoli.

Al termine delle operazioni sono stati sequestrati 21 documenti falsi, diversi codici fiscali ottenuti illecitamente e contratti di lavoro stipulati sulla base delle false identità. Le 7 arrestate – di cui 3 a Bolzano, 1 a Udine, 1 a Milano, 1 a Treviso e 1 a Macerata – sono state colte in flagranza per il reato di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497-bis C.P.). Altre 21 donne sono state denunciate in stato di libertà per lo stesso reato.

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Le indagate rischiano ora l’espulsione dal territorio nazionale, qualora gli Uffici Immigrazione confermassero l’assenza dei requisiti per il soggiorno regolare. Intanto, proseguono le indagini per identificare i fornitori dei documenti falsi, che sarebbero stati acquistati a un prezzo compreso tra i 300 e i 600 euro.

La Polizia di Stato di Udine sottolinea come l’attenzione resti alta per evitare che simili modalità vengano adottate da altri gruppi criminali extracomunitari, con il rischio che la presenza irregolare venga strumentalizzata anche per commettere reati più gravi.

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