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Risarcimento eredi eccidio Valle del But, «premiata la tenacia del Comune di Paluzza»

Dopo 81 anni di attesa, la storia ha finalmente reso giustizia alle vittime di uno degli eccidi nazifascisti più cruenti avvenuti in Friuli. Il Tribunale di Trieste ha emesso ieri una sentenza che stabilisce il risarcimento per i parenti delle vittime della strage di Malga Promosio e della Valle del Bût, riconoscendo ufficialmente i fatti come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
L’eccidio, perpetrato il 21 luglio 1944 da sicari nazifascisti, vide il brutale massacro di 16 malgari a Malga Promosio, per poi estendersi lungo la Valle del Bût, dove furono assassinati complessivamente 52 valligiani inermi e incolpevoli. L’Amministrazione comunale di Paluzza ha espresso «grande soddisfazione» per il pronunciamento, ringraziando in modo particolare l’Avvocato Andrea Sandra del Foro di Udine per il “supporto legale e il lavoro svolto.

«La vicenda processuale ha avuto inizio grazie all’iniziativa e alla tenacia del Comune di Paluzza – commentano il sindaco Luca Scrignaro e il vicesindaco Fabrizio Dorbolò -. Nell’ottobre del 2022, su segnalazione e con il costante sostegno di Franco Corleone, già Sottosegretario alla giustizia, l’Amministrazione è venuta a conoscenza dell’Art. 43 del DDL 30.04.2022 (P.N.R.R.) che istituiva il Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini del Terzo Reich. Consapevole dei termini di decadenza, il Comune si è immediatamente attivato per aiutare i concittadini, eredi e familiari, a richiedere il giusto riconoscimento. È stato contattato l’Avvocato Sandra, che ha prontamente preparato l’Istanza da inoltrare, poi tradotta in tedesco per competenza della Germania. Il 22 ottobre 2022, l’Amministrazione ha convocato una riunione nella Sala consiliare con tutti i familiari delle vittime. L’incontro, molto partecipato, ha suscitato “giusto stupore” per il fatto che le istituzioni nazionali non avessero segnalato per tempo la norma. I presenti hanno comunque convenuto di procedere con l’azione legale per il risarcimento».

L’iter è risultato complesso, soprattutto a causa dei tempi ristretti. Il Comune ha dovuto dare “priorità assoluta” all’Ufficio Anagrafe per recuperare e autenticare i certificati necessari, inclusi i certificati necroscopici dall’archivio storico comunale. Tuttavia i documenti relativi alle vittime non residenti a Paluzza all’epoca (in maggioranza di Sutrio e Arta Terme) non erano in possesso del Comune e i tempi erano insufficienti per il loro recupero immediato. «Fortunatamente, in un secondo momento, i parenti di queste vittime hanno potuto avviare una seconda causa grazie alla riapertura dei termini concessa da un emendamento al “milleproroghe” approvato all’unanimità dal Parlamento italiano – affermano Scrignaro e Dorbolò -. L’atto di citazione per i familiari residenti e deceduti a Paluzza, corredato da “documenti inconfutabili” a prova dell’Eccidio, è stato inizialmente depositato presso il Tribunale di Udine. Successivamente, anche a seguito di un’impugnazione da parte dell’Avvocatura dello Stato, il processo è stato spostato al Tribunale di Trieste, dove si è giunti alla storica sentenza di condanna al risarcimento».

L’Amministrazione di Paluzza ha espresso l’auspicio di una «celere e idonea sentenza anche per la seconda e identica causa ancora in corso» per dare piena giustizia e verità storica a tutti i fatti del Luglio 1944. A testimonianza per le nuove generazioni, quest’anno, in occasione dell’81° Anniversario, il Comprensorio malghivo di Promosio è stato insignito dal Comune come luogo della memoria.