Rapporto Montagna 2025, l’Uncem da Sauris lancia la mobilitazione sui canoni idrici
“Una grande azienda dell’idroelettrico deve versare 40 milioni di euro alla Regione, canoni idrici che per legge sono destinati alla Montagna del Friuli Venezia Giulia. È necessario avviare una mobilitazione forte e condivisa: quelle risorse non possono trasformarsi in utili per chi sfrutta l’acqua e la forza di gravità , ma devono tornare ai territori. Non è accettabile che non vengano corrisposte”.
Lo ha dichiarato Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, presentando venerdì 22 agosto a Sauris il Rapporto Montagne Italia 2025, realizzato con il Progetto Italiae ed edito da Rubbettino.
“I rapporti tra chi usa la montagna per fare enormi utili, come per l’idroelettrico, e le comunità locali, devono cambiare“, ha ribadito il Presidente Uncem, ospite di Alessandro Colle, Primo Cittadino del Comune carnico – Sauris – fatto di 390 abitanti e 50 partite iva, un esempio in tutte le Alpi-cerniera d’Europa.
Con Bussone, Ivan Buzzi, Presidente Uncem Friuli Venezia Giulia, Massimo Mentil, membro della Giunta nazionale Uncem, Stefano Lucchini, imprenditore, già Sindaco di Sauris, Ermes De Crignis, Presidente della Comunità di Montagna, il Presidente del BIM Michele Benedetti. Insieme per ribadire il punto: “La montagna del Friuli Venezia Giulia è viva. Il saldo naturale della popolazione è stressato da una crisi demografica che riguarda anche le Città . Ma se guardiamo al saldo migratorio, che ha portato 100mila nuove persone nelle montagne italiane, i numeri sono interessanti”, ha ribadito Bussone. Più 2 per cento di abitanti nella montagna della regione, tra il 2019 e il 2023. Un “neopopolamento” che genera speranza. Le Dolomiti Friulane e il Cansiglio in FVG – uno degli ambiti considerati dal Rapporto, che non guarda ai Comuni singoli – hanno un saldo migratorio positivo del 4 per cento tra 2019 e 2023. Solo il Collio ha un dato negativo, mentre la Carnia si ferma al 6 per mille. “Abbiamo considerato il dato del saldo migratorio perché questo è il dato vero che interessa la montagna. Si muore di più e si nasce di meno nei nostri paesi – evidenzia Bussone – ma il dato che ci serve è quello degli ‘arrivi’ di nuovi abitanti, idee, proposte, capitali, innovazione. Su questo muoviamo scelte e politiche”. “Abbiamo una prospettiva – aggiunge Buzzi – Ma dobbiamo essere più uniti e più forti per incidere di più”. Sempre le Dolomiti friulane hanno il miglior tasso di occupazione totale, 42,9 per cento – evidenzia il Rapporto Montagne Italia 2025 – mentre è la montagna del Collio ad avere il maggior numero di imprese (14,3 ogni cento abitanti). Nel Gemonese sono 5,5. Nelle Valli del Natisone, sempre secondo il Rapporto Uncem, le foreste superano l’80% del territorio, il doppio esatto della cifra nazionale. Un bel problema, anche qui dove la cultura della gestione e della certificazione forestale c’è. Ma sulle foreste si può fare ancora di più per evitare una enorme crescita che mangia prato pascolo e superficie agricola. Molti i dati sul turismo: sempre le Dolomiti friulane sono quelle dove il valore aggiunto del turismo supera il 10 per cento del PIL complessivo. Ma è la Carnia a fare meglio di quasi tutti i territori alpini in termini di PIL totale: oltre 1,2 miliardi di euro. Un numero veramente importante.
Più servizi, riequilibrio fiscale sull’ambito territoriale, forza del territorio nel dare valore delle risorse alle risorse naturali. Questo il messaggio dalla presentazione del Rapporto. Preoccupa qui in Carnia il bostrico: troppo alto il taglio al quale si è andati incontri per contenere l’epidemia. “Ma qui siamo capaci di attrarre persone – evidenzia Lucchini – Ogni giorno 60 persone salgono a Sauris dalla valle per lavorare. Un dato importante”. Molto si lavora per il “diritto ad abitare” di una “comunità presente” che è fatte a da non residenti o da persone che vivono i paesi e la valle intera “solo” dei periodi dell’anno.
La Carnia, terra di Gortani e di grandi figure per la Politica nazionale della Montagna, sa che lavorare insieme è l’unica via. La Comunità di Montagna è un esempio con i tanti servizi e le molte funzioni comunali gestite in forma associata. Una Green Community de facto, visto che qui le politiche per affrontare la crisi demografica – che non è spopolamento! – e la crisi climatica ci sono e sono chiare. La Comunità energetica rinnovabile coinvolge 17 Comuni, le imprese sono capaci di stare nelle transizioni, “ma i canoni idrici, ad esempio, devono essere pagati dalle imprese alla Regione e la Regione ha già deciso di destinarli alla montagna”. Uncem lancia una mobilitazione. Anche per rafforzare i servizi, forti di quelle risorse per la montagna. “Dannoso evidenziare solo quello che non va – aggiunge Bussone – La Montagna assume nuovo protagonismo nel Paese, con le Politiche e le scelte dei Sindaci che lavorano insieme. È importantissimo. Il saldo migratorio è positivo praticamente ovunque nella montagna del Friuli Venezia Giulia. Ripartiamo da qui. Con un turismo che porta risorse economiche, senza overtourism, parola da togliere dal vocabolario di chi parla di Alpi e Appennini, con nuovi abitanti che scelgono di trasferirsi sui territori”.


