Omicidio di Gemona, proseguono le indagini per chiarire il piano per sbarazzarsi del cadavere
La donna ha spiegato che il corpo del figlio è stato sezionato in casa, tuttavia in nessuna stanza sono state trovate tracce ematiche di rilievo.
“Pensavo che con il tempo si sarebbe consumato. Successivamente, lo avrei portato in montagna per abbandonarlo li, dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie”. Sono le parole della Venier, in uno dei passaggi di quanto contenuto nella lunga e dettagliata confessione del delitto, che ha organizzato e poi realizzato assieme alla nuora Mailyn Castro Monsalvo di 30 anni, che sarebbe stata l’istigatrice.
Le parole della Venier spiegano anche perché non è stato coinvolto nessun’altro nel disegno criminale: “Pensavamo di poter fare tutto da sole, una volta sezionato, sarebbe bastato attendere che si consumasse prima di portarlo in montagna”, ha aggiunto la donna.
“E’ stata Mailyn a chiamare il 112: il piano era attendere poi far sparire i resti, ma ha avuto una crisi”. Lo spiega sempre la donna nella ricostruzione di quanto avvenuto dal 25 luglio – giorno dell’omicidio – al 31, quando la nuora chiede l’intervento dei Carabinieri.
Ci sono stati anche momenti di tensione tra le due donne. Chiamato il numero di emergenza 112, Mailyn, in un italiano ancora stentato – era arrivata in Italia nel 2022 – denuncia: “Mia suocera ha ucciso il figlio”. Poi si sente un litigio: “No, Lorena, no”. Forse Lorena tentava di strapparle il telefono di mano. Sulle sue braccia sono stati individuati alcuni lividi.
