Omicidio di Gemona, l’autopsia conferma che Venier è morto per strangolamento
L’autopsia eseguita nella mattinata di mercoledì 13 agosto sul corpo di Alessandro Venier ha confermato che la morte è intervenuta per strangolamento. Le analisi effettuate hanno confermato che, post mortem, c’è stato un “depezzamento” (gli arti inferiori sono stati separati dall’addome e questo, a propria volta, dal torace e dal capo) compiuto con un utensile di cui non sarebbe ancora stata accertata la compatibilità. La mamma ha parlato di un coltello, che tuttavia non sarebbe stato in grado di incidere le ossa del femore, per il quale potrebbe essere stato usato il seghetto che è stato sequestrato nell’autorimessa.
La calce viva che per cinque giorni aveva coperto il corpo all’interno del bidone non ha creato problemi all’esame odierno, mentre ha ostacolato il lavoro di ieri dei tecnici nell’effettuazione della Tac. L’esame di oggi – eseguito da Francesca Sinopoli, incaricata dalla Procura di Udine, alla presenza di numerosi periti di parte – stava per essere rinviato per un disguido nella preparazione della salma, che non era stata scongelata per tempo. Il pool di medici ha quindi dovuto attendere che le spoglie fossero pronte prima di poter iniziare l’esame.
“La Tac sul corpo di Alessandro Venier ha fatto emergere cose rilevanti”. E’ quanto apprende l’ANSA da fonti investigative che tuttavia non hanno voluto specificare la portata delle scoperte medico-legali dopo l’esame che si è svolto ieri. Secondo quanto filtra, sarebbero sostanzialmente tuttavia confermate le ricostruzioni fatte dalla mamma della vittima, Lorena, che ha confessato di aver ucciso il figlio, assieme alla nuora Mailyn, e di averlo fatto a pezzi e nascosto in un contenitore coperto di calce. Proprio il bidone sarà al centro delle verifiche dei Ris di questo pomeriggio all’ospedale di Gemona dove il contenitore è stato trasportato ieri. Entro sera ci sarà anche l’ennesimo sopralluogo nella “villetta dell’ orrore” per completare gli accertamenti; nella giornata di ieri le operazioni erano state rallentate dalla necessità di procedere preventivamente con la bonifica dell’edificio da parte degli artificieri a causa della possibile presenza di residuati bellici di cui la vittima faceva collezione e la cui detenzione o attività comunque già gli erano costate alcune denunce.
