Il Lunari 2026 dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese è un calendario della memoria
Il Lunari 2026 dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese si discosta dal format utilizzato negli anni passati per assumere il valore di un vero e proprio calendario della memoria. Il 2026 coincide con il 50° anniversario del terremoto del Friuli e il lunario intende rievocare i mesi successivi alle scosse di maggio e settembre, attraverso un racconto essenziale ma incisivo, capace di tenere insieme immagini, dati e riflessioni. I numeri restituiscono la portata della tragedia: 137 i comuni coinvolti, 600 mila le persone colpite, 989 le vittime, decine di migliaia gli edifici distrutti o danneggiati.
Le fotografie di Graziano Soravito dedicate a Gemona, città simbolo del dramma e della rinascita, accompagnano i mesi dell’anno e restituiscono la dimensione di una tragedia che avrebbe potuto annientare un’intera comunità.
Il calendario descrive sinteticamente le modalità con cui è avvenuta la ricostruzione di Gemona, esempio emblematico del cosiddetto “Modello Friuli”. Dopo la distruzione pressoché totale, la rinascita del centro storico si è sviluppata attraverso un processo lineare, fondato su un piano generale, un piano particolareggiato e un progetto, nel rispetto dell’impianto urbano originario. Sono stati recuperati gli elementi architettonici superstiti e restaurate le facciate storiche di via Bini in regime di vincolo monumentale, introducendo nel resto del centro soluzioni in grado di rispondere alle nuove esigenze funzionali. In questo contesto, il LAB Terremoto e il progetto Rigenera LAB Gemona, finanziato con i fondi della Programmazione PR FESR 2021-2027, operano con l’intento di valorizzare Gemona e il suo territorio. È così che il Lunari 2026 si inserisce nell’azione ecomuseale come strumento di divulgazione, memoria e partecipazione.
La presentazione del lunari al pubblico si terrà martedì 30 dicembre alle 17 nel LAB Terremoto in piazza Municipio 5 a Gemona, con bicchierata augurale per l’anno a venire.
(in copertina via Bini, giugno 1978, nella foto di Graziano Soravito)
