Esperti avvertono: il tunnel a Passo Monte Croce Carnico un rischio per natura, ambiente e turismo
Riceviamo e pubblichiamo:
Il 21 settembre trenta rappresentanti di organizzazioni ambientaliste della Carinzia, del Friuli e del Tirolo Orientale si sono riuniti nella sede del Club Alpino, sezione Oberes Gailtal/Lesachtal, presso il Villaggio Alpinistico di Mauthen, per un convegno sovraregionale. All’incontro, promosso dal gruppo di lavoro transfrontaliero PRO CARNICUM, hanno partecipato anche due consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia: Massimo Mentil (PD) e Giulia Massolino (Patto per l’Autonomia).
Relatori di rilievo – tra cui i geologi Hans Peter Schönlaub e Maurizio Ponton e l’esperto di traffico Gerhard Unterweger – hanno illustrato i rischi legati a un eventuale tunnel sotto il Passo di Monte Croce Carnico. L’ingegnere Robert Unglaub (Alleanza Convenzione delle Alpi/Carinzia) ha ricordato come il Protocollo sui Trasporti della Convenzione delle Alpi sia contrario alla costruzione del tunnel, evidenziando il pericolo di nuovi assi di transito e la necessità di tutelare gli spazi naturali.
L’incontro ha confermato l’ampiezza e la solidità dell’opposizione al cosiddetto Plöckentunnel. I partecipanti hanno ribadito l’impegno a informare l’opinione pubblica, dialogare con i decisori politici e attendere i risultati della commissione bilaterale di esperti.
L’acqua della valle del Bût a rischio
Schönlaub, già direttore dell’Istituto Geologico Federale e del Centro di Geoscienze dell’Accademia Austriaca delle Scienze, ha sottolineato come le Alpi Carniche rappresentino oggi la regione geologicamente più studiata dell’Austria. Ponton, esperto internazionale di carsismo e collaboratore del Servizio Geologico della Regione Friuli Venezia Giulia, ha recentemente realizzato profili geologici sulle tre varianti di collegamento stradale al valico.
Gli studiosi hanno spiegato che nel corso dei millenni, nelle formazioni calcaree del Passo, si è formato un articolato reticolo di corsi d’acqua sotterranei. Le acque provenienti dal massiccio Coglians–Cjanevate scorrono per oltre dieci chilometri fino a emergere alla sorgente Fontanon sopra Timau, conosciuta fin dall’epoca romana. Con portate che superano i 5.000 litri al secondo, la sorgente garantisce l’approvvigionamento idrico della valle del Bût fino a Tolmezzo e alimenta le centrali idroelettriche della Secab, esempio di utilizzo sostenibile delle risorse.
Un tunnel potrebbe compromettere o prosciugare questa e altre sorgenti, oltre a intaccare la falda acquifera locale. “La costruzione di un tunnel stradale – ha avvertito Ponton – incide sulle acque sotterranee in modi difficili da quantificare, mettendo a rischio anche la stabilità dei pendii e sollevando il problema dello smaltimento di enormi quantità di materiale di scavo”.
Schönlaub e Ponton hanno precisato che gli effetti peggiori deriverebbero da un tracciato in quota, che attraverserebbe direttamente l’acquifero carsico a monte della sorgente Fontanon. Un rischio in evidente contrasto con la Direttiva Quadro dell’UE sulle acque, che vieta il deterioramento delle condizioni idriche esistenti.
Corridoio di transito o sviluppo regionale?
Il gruppo PRO CARNICUM critica la decisione affrettata di parte della politica italiana a favore del tunnel, presa senza un serio studio di fattibilità. Appaiono poco credibili – sostengono gli oppositori – le rassicurazioni che l’opera non sarà destinata al traffico pesante: più volte è stato ribadito il carattere strategico dell’asse, pensato per collegare i porti dell’Adriatico all’Europa centrale.
Secondo il gruppo, la spinta di Confindustria e la linea del ministro dei Trasporti Matteo Salvini indicano la volontà di realizzare un corridoio di transito da Trieste alla Germania, più che un’infrastruttura al servizio delle comunità locali. Le conseguenze sarebbero un massiccio aumento del traffico pesante attraverso la Carnia, le valli del Gail e della Drava e fino al Tirolo, con pesanti ricadute su ambiente, qualità della vita e infrastrutture.
Una strada a misura di persone
PRO CARNICUM chiede una strada sicura per i residenti e il turismo, non un’infrastruttura per il traffico merci internazionale. La priorità – se tecnicamente possibile – dovrebbe essere il miglioramento della strada esistente. Sono già in corso lavori di messa in sicurezza: da fine settembre a dicembre 2025 verranno uniti in un unico tracciato gli ultimi due sottopassi sul versante italiano.
Un eventuale nuovo tracciato dovrà essere progettato in modo da non creare un corridoio di transito, minimizzando al massimo i danni ambientali.
Comitati e movimenti che condividono il testo:
Bürgerinitiative Pro Gailtal Bündnis Alpenkonvention Kärnten
Österreichischer Alpenverein – Sektion
Obergailtal-Lesachtal
Bürgerinitiative Lebensraum Oberes Drautal
Comitato Alto But Osttirol Natur
Initiative Stop Transit-Osttirol Plattform Pro Pustertal
Gegenverkehr Lienz
Legambiente Carnia-Canal del Ferro-Val Canale
Heimatpflegeverband Pustertal
Patto per l’Autonomia-Civica FVG
