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Compie 100 anni Romano De Crignis, l’uomo più anziano residente a Tolmezzo

Lunedì scorso Romano De Crignis ha festeggiato i 100 anni, essendo nato il 29 dicembre 1925, con la sezione di Tolmezzo “Romano Marchetti” dell’ANPI che l’ha omaggiato con una targa, che riporta questo testo: “Per i Centro lunghi inverni di De Crignis Romano, forse per caso divenuto un partigiano, ma non a caso rimasto esempio di cittadino italiano”.
Dalla stessa ANPI di Tolmezzo riceviamo e proponiamo il ritratto di De Crignis.

Descrivere le “cento vite” di Romano De Crignis é assai arduo, laddove invece i cento giorni da partigiano (“sante scugne”) obbligato per proteggere la sua famiglia, ricercato dopo essere scappato da un centro di reclutamento Wermacht del Medio Friuli, sono solo un episodio, neppure dice “tra i peggiori della mia vita”. Mesi duri comunque, invernali in Val Tramontina (1944/45) nell’ultimo ridotto della Repubblica Libera della Carnia, dove riusci, con giovanile scaltrezza, a sfuggire ai rastrellamenti dei Nazisti e Decima Mas e a salvare anche gente più anziana di lui, persino un futuro maresciallo dei carabinieri.
Ma di Romano ricordiamo oltremodo il suo desiderio di riscatto sociale da condizioni familiari iniziali di indigenza e povertà, perseguito in vita con determinazione e volontà. Partito quasi da garzone di bobina (un bubez) in Cartiera a 15 anni e arrivato, con applicazione e studio autodidatta, prima a responsabile della centrale termica e poi capo disegnatore, nonostante odiasse il tecnigrafo. Di lui rammentiamo pure il corso di roccia affrontato e superato a 56 anni, i 40 di attività con la Sezione del Cai, anche da Segretario, e con lo Sci Club Romano Cimenti (attuale Cimenti Sci Carnia), dove apprese l’arte sciistica a 60 anni suonati. Le cento e passa vette e ferrate scalate, dalle Alpi Carniche alle Dolomiti, dall’Austria alla Slovenia.
Cittadino rigoroso ed esemplare, tutt’ora, vista anagrafe, straordinariamente autosufficiente, anche se monitorato comprensibilmente a vista dai familiari. Anche il giorno dei 100 anni lo abbiamo dovuto aspettare con la figlia Cristina, perché era andato ad acquistare serenamente a piedi il Messaggero Veneto in edicola non proprio a due passi da casa.
Il residente maschio più anziano del Comune di Tolmezzo, uomo diconsi, non in assoluto, tre donne lo precedono (una 104), ma lui non demorde: “No podin veile simpri vinte las femines”. Una vita intensa, ma dal tratto schivo, riservato, per la quale ha sempre voluto schernirsi e rifuggere da allori ed encomi, nonché cerimonie pubbliche. Tuttavia non si sottrae a racconti e narrazioni di tempi lontani. Tutt’ora attivo, vive e cucina da solo, autonomo e lucido, pure con un pizzico di ironia sulla futura durata della sua già lunga esistenza.
Ci teneva molto a superare i 100 e su eventuale effige o necrologio mai avrebbe accettato di leggersi scritto 99, “o cent o nue”, ma il calendario non voleva andare avanti e l’attesa era diventata ansia. Adesso, sostiene, “ale dut regalât”. Lui che prima la miseria e poi la guerra poteva portarselo via a meno di 20 anni e un brutto tumore lo stava piegando a 50, oggi è transitato con scioltezza ai 100. E “tirem innanzi” Romano, che nulla ti é più precluso.
Nella foto con gli amici dell’Anpi, anche se tiene a ribadire che lui divenne partigiano “per caso” e non per particolare condizione o convinzione. Quando il comandante, ufficiale alpino, del suo reparto osovano gli chiese di scegliersi un nome di Battaglia, lui rispose “ze robe isaal chee ai?”. Fu chiamato “Mas” nella Resistenza solo per decisione superiore. Trasportato certamente molte armi sulle spalle, commenta, anche mitragliatrici, “ma mai sparato un colpo in vita mia, anche perché quando serviva non funzionavano”. La figlia Cristina sulla sua vicenda Resistenziale ha scritto pure un libretto, “Che nome vuoi, partigiano per caso”, il quale fu menzionato anche a “Leggimontagna”. Lo abbiamo lasciato mentre attendeva di recarsi al pranzo di famiglia, tre figlie e un figlio purtroppo prematuramente scomparso, oltre a generi, nipoti e bisnipoti.
Buona vita Romano, ci vediamo ai prossimi 101, perché fermarsi ora? “Basta arrivarci in salute e con dignità umana” ci risponde deciso, ma con il suo centenario sornione sorriso.