La co-progettazione parte “dal basso”
Progetti educativi a favore delle giovani generazioni della Carnia, i
segreti del successo hanno due principali punti di forza: il lavoro di
rete parte “dal basso” per rispondere anche alle esigenze delle piccole
realtà montane, imprescindibile la “co-progettazione” che coinvolge
attivamente tutti gli attori interessati. Grandi consensi ha riscosso
ad Ovaro la manifestazione “Scisciulas di luna” – suoni, visioni,
culture, futuro (e per futuro si intendono i bambini) -, all’interno
della quale si è tenuto il convegno che ha presentato il percorso di
progettazione e realizzazione dei Centri estivi attivati con esiti
oltremodo positivi nei Comuni carnici di Comeglians, Forni Avoltri,
Ovaro e Prato Carnico.
Appuntamento rivolto alla popolazione ed agli amministratori locali, il
convegno è stato altresì preziosa occasione per mostrare i prodotti
realizzati dai bambini all’interno dei laboratori estivi, oltre che la
rassegna fotografica “Vôj” realizzata da Gigi Fasolino (sua la foto in
allegato), i cui soggetti erano proprio i bimbi della Carnia.
“In quest’area geografica i Centri estivi sono frutto di una
co-progettazione tra Comuni, Azienda sanitaria n.3 Alto Friuli,
Cooperativa sociale Itaca e associazioni di volontariato. La
co-progettazione – ha spiegato la vice presidente di Itaca, Enrichetta
Zamò – nasce da quelli che vengono chiamati tavoli di sito (per sito si
intende un gruppo di Comuni facenti parte di una stessa vallata, ndr) e
che sono il luogo in cui vengono analizzate le richieste e le esigenze
del territorio, come pure le risorse e le competenze”. Ciò rientra nel
lavoro di comunità che è la cornice e l’orientamento di tutti i servizi
che la Cooperativa Itaca gestisce nel territorio carnico.
I Punti verdi si inseriscono così all’interno di un percorso che
coinvolge tutta la collettività, mettendo a frutto quei percorsi di
cammino verso la comunità consapevole che si svolgono durante l’arco
dell’anno. E che vedono coinvolti diversi attori, tra cui, nello
specifico, il gruppo di educatori Itaca formato da soci della zona
(Carnia), i volontari che assieme agli educatori avevano fatto un
percorso di avvicinamento all’animazione, le associazioni che durante
l’anno collaborano alla realizzazione dei progetti di gruppo scolastici
e territoriali.
Al convegno sono intervenuti l’assessore alle politiche sociali del
Comune di Ovaro, Mara Beorchia, a nome degli altri amministratori della
vallata, la referente dell’Ufficio funzionale socio educativo
dell’Ass3, Paola Dario, la responsabile del Centro estivo del Comune di
Comeglians, Teresa Bidoli, e la vice presidente di Itaca, Enrichetta
Zamò. A moderare i lavori il giornalista Francesco Brollo.
L’assessore Beorchia ha descritto il percorso che il Comune compie
annualmente per raccogliere le esigenze delle famiglie e poter
progettare un Centro estivo che risponda sempre più ai bisogni dei
cittadini. Oltre a descrivere come più Amministrazioni possano
decidere, anche scegliendo diverse modalità di gestione dei Punti
verdi, di condividerne alcuni momenti o attività al fine di aggregare i
bambini e i ragazzi di paesi diversi.
La referente aziendale ha illustrato i progetti dell’Ass3 che si
sviluppano per il benessere della comunità e come l’unico centro focale
non sia esclusivamente il disagio. L’Azienda Alto Friuli ha infatti
scelto di investire anche sul benessere, al fine di prevenire le
situazioni che potrebbero causare difficoltà per le persone.
La coordinatrice del Centro estivo di Comeglians ha spiegato il
percorso formativo seguito da tutti gli operatori sul senso dei Punti
verdi, sul comportamento sia degli educatori che dei bambini,
sull’importanza di una programmazione ragionata e sull’attenzione
all’intera comunità in cui il Centro è inserito.
Per quanto riguarda Itaca, “abbiamo ritenuto importante evidenziare
come la nostra sia una realtà molto radicata nel territorio, un valore
aggiunto – ha evidenziato Zamò -, nonché come i nostri soci siano
residenti negli stessi Comuni con i quali collaboriamo e come loro
stessi, per scelta lavorativa, abbiano deciso di credere nelle comunità
in cui vivono”.
