GEMONA- A teatro c’è “Don Chisciotte”

Arriva a Gemona il capolavoro di Miguel de Cervantes, nella ricostruzione pensata dal trio Rafael Azcona, Tullio Kezich e Maurizio Scaparro. A vent’anni dalla prima messinscena, divenuta anche lungometraggio, e a poco più di quattrocento dalla scrittura del “Quijote” (1605), la Compagnia Italiana e gli Ipocriti presenteranno “Don Chisciotte – Frammenti di un discorso teatralegiovedì 29 marzo al Teatro Sociale, nell’ultimo appuntamento con la stagione teatrale. Lo spettacolo si avvale dell’interpretazione di Pino Micol nel ruolo di Don Chisciotte, affiancato da Augusto Fornari (Sancho), da Marina Ninchi e Fernando Pannullo e dai pupi dei figli d’arte Cuticchio, Filippo Verna Cuticchio, Francesco Bottai, Stefania Caudullo, Gioia Miale. Sul palco, per un evento dalle tante anime artistiche, anche i musicisti Luca Bagagli (violino), Riccardo Del Prete (chitarra) e Alessandra Sigillo (flauto). Le scene sono di Roberto Francia, i costumi di Lele Luzzatti e le musiche di Eugenio Bennato.

Come detto, per Rafael Azcona, Tullio Kezich, Pino Micol e Maurizio Scaparro si tratta di ridare vita ad un progetto che, vent’anni fa, ebbe grande successo. “Don Chisciotte” nacque prima come film – ebbe tra i vari interpreti Peppe e Concetta Barra, Marina Confalone, Laura Fo – e venne poi trasferito sul palcoscenico per vivere un’intensa stagione nei maggiori teatri italiani, europei e statunitensi.

In un borgo della Mancha il cui nome non mi viene in mente, non molto tempo fa viveva un cavaliere di quelli con la lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un ronzino magro e un levriero corridore. […] Il suddetto gentiluomo, nei momenti di ozio (che erano la maggior parte dell’anno), si dedicava a leggere libri di cavalleria con tanta passione e diletto…”. Così Cervantes presenta il protagonista del romanzo che, con le sue picaresche avventure, ha entusiasmato i lettori di tutto il mondo, tanto da divenire un riferimento universalmente noto. Le vicende di questa versione teatrale si svolgono in un vecchio cadente “ex teatro”, dove le pareti lasciano scoprire qualche residuo di palchi, dove miracolosamente sopravvive un vecchio “palcoscenico”, nudo, con qualche ricordo residuo di macchinerie teatrali, povere e semplici macchine della illusione e della fantasia, che muovono il sipario, modificano le luci, creano il vento, la pioggia, i tuoni. Qui Scaparro racconta l’itinerario, il viaggio interiore, di Don Chisciotte, visto come l’emblema della solitudine crescente del diverso, del “pazzo”, del sognatore, dello scienziato, del poeta e di chiunque tenti di sfuggire all’omologazione del pensiero e dei sentimenti. Ma questa versione del Chisciotte è anche fortemente metateatrale: nell’essere sospeso tra passato e futuro di Don Chisciotte vi è, nella visione del regista, un elemento di continuità con l’uomo di teatro contemporaneo, legato alla sua cultura, alla sua necessità di rivolgere un discorso non massificato a poche centinaia di persone a sera, mentre nella sua testa passano messaggi per milioni di individui. “C’è da chiedersi se quella di Don Chisciotte fu vera follia – si domanda il regista – o piuttosto una consapevole ribellione al linguaggio e al comportamento pianificato che esclude o emargina alcune volontà o possibilità profonde dell’uomo”.

Per informazioni consultare il sito dell’ERT all’indirizzo www.ertfvg.it oppure contattare il Teatro Sociale di Gemona, tel. 0432 970520.