TOLMEZZO- Burgo, Legambiente non ci sta
Questo il testo del comunicato stampa di Legambiente Fvg:
“Gli sviluppi di martedì sulla vicenda Burgo hanno il merito di fare chiarezza. Mentre a Tolmezzo l’azienda patteggiava una sanzione pecuniaria, ammettendo dunque le proprie responsabilità per l’inquinamento del Tagliamento, a Roma la Regione e il Ministero dell’Ambiente ottenevano il sì di due associazioni ambientaliste, Wwf e Italia Nostra, a un protocollo d’intesa che di fatto santifica il commissariamento deciso due anni fa dal governo.
E’ chiarissima la scelta del presidente Illy: stabilire lui chi sono gli ambientalisti meritevoli di sedere ad un tavolo di concertazione, gli ambientalisti “buoni”. Chiara ma anche paradossale: circa un anno e mezzo fa, proprio nei giorni in cui il Tar discuteva sulla sospensiva, Legambiente propose la costruzione di un tavolo tecnico che vedesse coinvolti tutti i soggetti interessati, dalle istituzioni ai sindacati alla proprietà alle associazioni di tutela ambientale. Bene, a rifiutare quella proposta furono Wwf e Italia Nostra, rimproverando a Legambiente un eccesso di moderazione, quasi una tentazione di “intelligenza col nemico”. Diciotto mesi sono bastati a riportare “chiarezza” pure nella strategia dei nostri amici del panda e di Italia Nostra, convintisi evidentemente che le pesantissime ricadute ambientali prodotte dal continuo inquinamento della Burgo non sono poi un problema così grande e che perciò non valeva più la pena opporsi alla richiesta della Regione di sospendere il no del Tar al commissariamento.
Legambiente, invece, resta persuasa che il commissariamento è una soluzione inaccettabile e un precedente pericoloso (usando il medesimo criterio: perché non commissariare Servola?), e che il problema della Burgo è un’emergenza ambientale di estrema gravità. A confermarlo ci sono dati che né Illy né qualche ambientalista convertito può minimizzare: l’enorme differenza fra i 1800 mc/h della necessità di scarico della Burgo e i 600 mc/h di capacità dell’attuale impianto consortile di depurazione; impianto peraltro progettato per depurare scarichi civili e non per l’abbattimento dei solfiti, principali inquinanti del Tagliamento. Per affrontare questa emergenza non ci sono scorciatoie: o si applica il principio che “chi inquina paga”, o si accompagna l’uscita della Burgo di Tolmezzo dalla filiera della cellulosa.
Nel corso dell’ultima campagna elettorale regionale chiedemmo ai candidati d’impegnarsi, sul caso Burgo, per procedure trasparenti, condivise e partecipate. Attribuimmo benevolmente il silenzio del candidato Illy al desiderio di una “pausa di comprensione”, ora il comportamento del presidente Illy fa capire che si trattava e si tratta, più probabilmente, della scelta consapevole e deliberata di far finta di niente”.
