FORNI DI SOTTO- Provincia montagna, parla il sindaco Ghidina

Sulla Provincia dell’Alto Friuli, ospitiamo l’intervento del sindaco di Forni di Sotto, Andrea Ghidina.
“Si susseguono in questi giorni, sulla stampa locale, interventi in merito alla proposta d’istituire la Provincia Regionale dell’Alto Friuli. Non è mia intenzione soffermarmi su tutti gli aspetti collegati a tale proposta. Non mi dilungherò quindi a ripetere che la Provincia Regionale è un ente locale con dignità pari a quella delle altre Province e a cui tuttavia la Regione può attribuire competenze ancor più ampie (e senz’altro maggiori di quelle degli attuali Comprensori montani, che sparirebbero); non perderò tempo a smentire le affermazioni, prive di alcun serio riscontro, del Presidente Strassoldo, secondo le quali la creazione del nuovo Ente sarebbe insostenibile dal punto di vista finanziario: i Comprensori montani hanno predisposto uno studio di fattibilità che dimostra l’esatto contrario. Ma se anche ciò non fosse, non sarebbe certo il fatto che costerebbe un po’ di più a fermare la volontà di risurrezione di un intero territorio…
Desidero invece fermare la mia attenzione su un altro aspetto niente affatto secondario e anzi molto importante in questo particolare frangente, sul quale si è espresso di recente anche il Presidente Illy, rispondendo ad una lettera aperta, sul Messaggero Veneto del 20 ottobre: che cosa cioè si debba intendere per “popolazioni interessate”, da consultare con il referendum e che cosa sia più opportuno, politicamente, che il Consiglio Regionale decida sul punto.
Sia Illy che Strassoldo ritengono che debba essere sentita, in merito all’istituzione del nuovo Ente, tutta la popolazione della Provincia di Udine. Noi, componenti del comitato promotore e Sindaci della Carnia, la pensiamo diversamente: non è possibile che si considerino portatori del medesimo interesse all’istituzione della Provincia montana i cittadini di Preone e quelli di Pocenia. E non c’è alcun bisogno di spiegare quest’affermazione. Non è chi non veda, infatti, che la stragrande maggioranza degli abitanti della Provincia di Udine non è portatrice di quello che si può definire un “interesse qualificato” a che venga istituito il nuovo Ente. Viceversa, per i cittadini residenti nel territorio della Provincia che ci si propone di creare, la decisione riguarda il futuro della loro terra e verrebbe ad incidere su quasi ogni aspetto della vita quotidiana. Come pensare che non debbano essere questi cittadini (e soltanto loro) ad esprimersi per dare indicazioni al Consiglio Regionale circa le scelte che lo stesso dovrà compiere per il loro futuro?
Perché, poi, c’è chi pensa che i cittadini dell’Alto Friuli non siano in grado di valutare con serietà ed approfonditamente se la nuova Provincia sia o no un’opportunità di sviluppo per la montagna?
I vertici della Provincia di Udine, con un po’ di supponenza, devo dire, hanno già deciso che non lo sarà, ma vorrebbero anche rendere meno efficace lo strumento referendario, allargando la base da consultare e finendo per falsare i risultati finali (si pensi all’affluenza nei territori “non interessati”, ma anche alla preponderanza della popolazione non montana della Provincia di Udine o all’attribuzione di un rilievo notevole ad una parte di elettorato in cui l’istituzione della Provincia non può destare interesse alcuno…).
Non ultimo, c’è chi tenta di sostenere che un referendum che non preveda la consultazione di tutta la Provincia di Udine sarebbe incostituzionale. Ebbene, il Comitato Promotore ha trasmesso a tutti i capigruppo regionali una memoria predisposta dall’avv. Elena D’Orlando che smentisce nel modo più assoluto tale ipotesi.
Ed invero, da un lato la norma regionale che disciplina lo svolgimento del referendum (la L.R. 5/03) consente, a determinate condizioni (tutte integrate , nel caso di specie), che la consultazione si svolga solo sul territorio che si vuole “staccare” dalla Provincia attuale: deve trattarsi di un’area eccentrica, rispetto al rimanente territorio provinciale, avere una distinta caratterizzazione ed un’incidenza poco rilevante sulla rimanente parte del territorio di cui si propone il distacco.
Dall’altro, la Corte Costituzionale, in pronunce anche molto recenti, ha precisato che spetta al legislatore regionale scegliere i criteri di identificazione delle “popolazioni interessate”, purché le scelte siano effettuate in base al canone della “ragionevolezza”.
Il documento predisposto dal Comitato Promotore dà ampiamente conto delle riflessioni della migliore dottrina e della giurisprudenza costituzionale, sul punto, e giunge alla conclusione che non vi è alcun problema tecnico-giuridico acché il Consiglio Regionale deliberi di interpellare soltanto le popolazioni del territorio che chiede di distaccarsi: si tratta di una decisione di ordine politico. E da politici del territorio desideriamo ribadire, ai consiglieri regionali e, indirettamente, anche agli amministratori della Provincia di Udine, che riteniamo che la popolazione interessata, intesa nel senso di portatrice di un “interesse qualificato” all’istituzione della Provincia, è quella dei 43 comuni ricompresi nel terrotorio dei due Comprensori Montani.-
La migliore scelta politica del Consiglio Regionale, ora, è pertanto quella di limitare la partecipazione al referendum alla sola popolazione residente nel territorio dei succitati 43 comuni…
E la gente di questa parte della montagna friulana saprà valutare, saprà farsi valere, saprà scegliere con coscienza le soluzioni migliori per il suo futuro.
Ci offende chiunque pensa il contrario”.