REFERENDUM PROVINCIA SOLO NEI 43 COMUNI INTERESSATI
In tarda mattinata il Consiglio regionale ha
iniziato a discutere la proposta di delibera sul referendum
consultivo per l’istituzione della Provincia dell’Alto Friuli,
approvata dall’Ufficio di presidenza con la stesura formale del
quesito e l’indicazione di una consultazione circoscritta ai 43
Comuni della Provincia di Udine che fanno parte dell’ambito
territoriale dei comprensori montani della Carnia e del Gemonese
– Canal del Ferro – Valcanale.
Carlo Monai (Citt), relatore di maggioranza, ha argomentato
giuridicamente a favore di questa scelta richiamando i meccanismi
individuati dalla Costituzione sulla creazione di nuovi Comuni e
Province: per i primi è prevista la consultazione delle
popolazioni interessate, per le seconde solo una legge dello
Stato. Anche lo Statuto della nostra Regione prevede il
referendum solo per l’istituzione di nuovi Comuni: la previsione
del referendum limitato non è pertanto un’eccezione alla regola
del referendum esteso, ma è eccezione alla deroga rispetto al
principio costituzionale. Da questa analisi discende che le tesi
sostenute da coloro che avversano l’opzione del referendum
limitato sono deboli e confutabili.
Roberto Asquini (FI), relatore di minoranza, si è chiesto chi ha
paura di conoscere l’indirizzo dell’intera provincia di Udine,
chi teme la verità su quello che la gente vuole. Oggi non stiamo
discutendo se fare o no la nuova Provincia, ma di un principio in
base al quale tutti possono e devono esprimersi. Il rischio di
invalidare il referendum circoscritto è elevatissimo, con costi
non trascurabili. L’autostrada, la ferrovia, la Pontebbana, i
valichi sono infrastrutture al servizio dell’intera regione,
senza contare che il principio dell’eccentricità di quest’area è
difficilmente sostenibile quando ci sono Comuni che hanno
dichiarato la loro non contiguità territoriale.
Nessuna preclusione a una
Provincia decisa dal basso, se necessaria, così Roberto Molinaro
(UDC). Il quesito di oggi, però, non rispecchia quello che sarà,
a meno che non si voglia passare sopra la volontà già espressa
dai comuni del Gemonese, che non vogliono far parte di una
Provincia della montagna. Anche se consultivo, il referendum ha
una valenza forte, se circoscritto verrebbe depotenziato.
Su un argomento come questo dovrebbe esprimersi l’intera regione,
per le implicazioni che ha sull’intero territorio, ha affermato
Luca Ciriani (AN). Il buon senso, comunque, dovrebbe suggerire
almeno la scelta di far votare l’intera provincia di Udine.
Circoscrivere il referendum è indice di debolezza e di fragilità,
vìola i diritti dei Comuni che non vogliono far parte della nuova
Provincia e quelli dei cittadini della provincia di Udine che non
potrebbero esprimersi sul distacco di una parte del loro
territorio.
Bisognerebbe lasciare che gli elettori si esprimessero dopo una
campagna di corretta informazione, ha sostenuto Patrizia Della
Pietra (DS). La richiesta di autogoverno dell’Alto Friuli non si
è mai sopita, anche perché la zona è omogenea e ha risorse che
possono essere valorizzate. Il nuovo ente diventa quindi sfida e
opportunità per ricostruire il tessuto economico e frenare il
calo demografico, oltre a rientrare nell’ottica della riforma
federalista della regione.
Bruna Zorzini (PDCI) ha ricordato le attività economiche, sociali
e culturali che rendono omogenea la zona montana. La
caratterizzazione del territorio, la sua eccentricità,
l’incidenza poco rilevante delle infrastrutture fanno prevalere
la tesi del referendum circoscritto, anche se non va trascurata
la volontà espressa dai Comuni del Gemonese.
Sono profondamente rispettoso della volontà dei Comuni che si
sono espressi in un certo modo, ha detto Virgilio Disetti
(Margh), ma bisogna rispettare anche la volontà di quelli che la
pensano diversamente. Non si può obbligare il Gemonese (e non è
l’unico ambito a pensarla così) ad aggregarsi a un’area che non
sente sua, che di omogeneo non ha niente, che non ha alcuna
struttura organizzativa – privata o pubblica – che coincida con
il territorio di quella che si vorrebbe la nuova Provincia, che
non riconosce in Tolmezzo il Comune di riferimento.
La Sardegna ha fatto nuove Province senza referendum; noi
cerchiamo di capire, ha chiesto Antonio Martini (Margh), la
volontà della nostra gente ragionando sulle cose, senza caricare
di troppi significati questo provvedimento che serve a far
chiarezza e non ad acuire le tensioni.
Non stiamo parlando di una quinta Provincia, ma della prima
Provincia regionale, ha evidenziato Nevio Alzetta (DS). Dobbiamo
pensare che non c’è una montagna friulana, ci sono le montagne
del Friuli Venezia Giulia: l’istituzione di un nuovo ente non
potrà e non dovrà sottrarre risorse ad altri, il sistema sarà
sempre quello e dovrà contare sulle risorse che saprà produrre.
AN è a favore di ente intermedio nella zona montana della
provincia di Udine. Sgomberato questo campo, Paolo Ciani si è
detto contrario a circoscrivere il referendum. Prevederlo più
ampio, per l’intera provincia di Udine, darebbe la possibilità
poi di ragionare sul territorio e di fare scelte più ponderate e
ragionate. Giancarlo Tonutti (Margh) ha
ribadito che questo è un nodo politico, ma anche un’utile
sperimentazione per un assetto territoriale completamente nuovo.
Antonio Pedicini (FI) ha precisato che non si discute se
istituire o meno la Provincia, né dei compiti da affidare
all’ipotetico ente, ma di come dovrà essere esercitato il diritto
concorrente a un’iniziativa legislativa per un’ipotetica legge
che istituirebbe un’ipotetica Provincia.
Per Mauro Travanut (DS) il problema è prettamente storico: la
provincia più consistente, sorta in tempi lontani secondo altri
indirizzi politici, aveva già in sé i sintomi di un suo
snellimento ed è quasi inevitabile che ciò avvenga.
Favorevole all’avvio di un percorso, oltre che alla nuova
Provincia, si è detto Kristian Franzil (PRC). Pensare a una
Provincia che rispetta la volontà popolare significa anche
pensare a che competenze attribuirle.
Se un domani si farà una nuova Provincia, se sarà dato un nuovo
assetto all’area metropolitana di Udine, ha ammonito Daniele
Galasso (FI), toglieremo pezzi all’attuale Provincia. Visto che
il referendum è il primo passo di questo processo, non possiamo
pensare di escludere dal dibattito una parte dei cittadini della
provincia di Udine.
Il referendum è consultivo, ha sottolineato Claudio Violino (LN),
a decidere sulla Provincia sarà comunque il Consiglio regionale.
Votare in tutta la Provincia non toglierebbe nulla alle legittime
aspirazioni dell’Alto Friuli e fornirebbe ulteriori informazioni.
Portare il referendum solo nei Comuni interessati diventerebbe un
detonatore politico.
La scelta personale del voto limitato è stata confermata da Paolo
Panontin (LN). Oggi parliamo di referendum consultivo, di chi
chiamare a esprimersi, ma sembra più una foglia di fico dal
momento che la maggioranza si è già impegnata a dare una risposta
alla richiesta della nuova Provincia.
I referendum sono talvolta un modo per prendere tempo e rinviare
i problema veri, che in questo caso riguardano la
riorganizzazione dei livelli istituzionali della regione. Lo ha
sostenuto Isidoro Gottardo (FI), che ha espresso l’auspicio che
si arrivi invece a discutere proprio di questi ultimi per
trovare, anche per la montagna, soluzioni condivise. Per farlo
bisogna conoscere le opinioni di tutti, da qui la scelta di un
referendum non limitato.
Per Cristiano Degano (Margh) è importante che il referendum dia
un’indicazione sulla volontà non solo dei cittadini ma anche dei
singoli Comuni, in particolare di quelli che manifestassero una
chiara volontà contraria, fermo restando che ci saranno da
rispettare i principi che non consentono di creare una Provincia
a macchia di leopardo.
Il 12 novembre 2002 si era svolto un dibattito in quest’Aula
sullo stesso argomento e Bruno Malattia (Citt) ha registrato come
alcuni consiglieri che allora si erano espressi in un certo modo
oggi abbiano cambiato idea. La maggioranza, pur a pochi mesi
dalle elezioni, non ha accusato alcuna battuta d’arresto e sta
invece procedendo spedita sulla via delle riforme.Prima del voto ha preso la parola
il presidente della Regione Riccardo Illy, che ha sottolineato
come la montagna friulana sia parte rilevante della nostra
regione, abbia una serie di fattori positivi, e nonostante questo
abbia subito negli ultimi decenni un progressivo spopolamento che
ne fanno ancora un’area depressa.
Sull’area da chiamare a esprimersi con il referendum consultivo,
Illy ha affermato che entrambe le tesi hanno un proprio pregio
giuridico. Dobbiamo anche chiederci, ha aggiunto, qual è il
livello di interesse delle popolazioni: alto in quella della
montagna, ridotto in quella del restante parte della provincia di
Udine. Inoltre, l’area montana è senz’altro eccentrica rispetto
al resto della provincia, quindi Illy ha detto di ritenere
condivisibile la decisione dell’Ufficio di presidenza del
Consiglio regionale di circoscrivere la consultazione all’area
montana.
Non vi è alcuna valida motivazione – ha concluso Illy – che possa
indurre in futuro ad approvare una legge che obblighi i Comuni
che si trovano ai margini dell’area individuata per la nuova
Provincia a farne parte contro la loro volontà.
Il presidente della Regione ha accolto l’ordine del giorno a
firma Zvech (DS), Degano (Margh), Malattia (Citt), Battellino
(IdV) e Canciani (PRC) – poi approvato a maggioranza anche
dall’Aula – che impegna la Giunta a tener conto delle
determinazioni dei singoli Consigli comunali e dei risultati del
referendum, con particolare attenzione ai Comuni che
manifestassero una contrarietà al quesito, fermo restando il
principio della contiguità territoriale, dell’organicità e delle
dimensioni minime.
Il Consiglio regionale ha infine approvato la delibera (come
emendata da Monai) con il quesito referendario e la specifica che
saranno chiamati a esprimersi unicamente gli elettori residenti
nei 43 Comuni compresi nell’ambito territoriale dei Comprensori
montani della Carnia e del Gemonese – Canal del Ferro – Val
Canale.
A favore si sono espressi in 33, dei gruppi DS, Margh, Citt, PRC,
PDCI, IdV e i consiglieri De Gioia (GM) Follegot (LN) e Panontin
(LN); 16 i contrari, di FI, AN e LN; 2 astenuti, dell’UDC.
