Confcommercio Udine: «Basta dumping contrattuale, servono regole vere»
La vasta inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta di una presunta maxifrode fiscale da 65 milioni di euro e che vedrebbe coinvolto, tra gli altri, anche un rappresentante di un’associazione minore, hanno messo in luce un possibile sistema basato sull’evasione dei contributi previdenziali e sull’utilizzo distorto di società di intermediazione. Lo afferma Confcommercio Udine che aggiunge: «Se provato quanto ipotizzato, vicende come questa, che intrecciano evasione contributiva, intermediazioni illecite e sfruttamento dei lavoratori, non solo destano sconcerto, ma confermano quanto sia urgente difendere con forza i principi della legalità e della concorrenza leale».
«La nostra organizzazione – prosegue l’associazione – da tempo denuncia i rischi del dumping contrattuale, cioè dell’utilizzo improprio di contratti collettivi sottoscritti da sigle prive di reale rappresentatività, spesso piegati a logiche di riduzione artificiosa del costo del lavoro. Non si tratta solo di un problema economico, ma di una ferita al mondo delle imprese che rispettano le regole e al lavoro stesso, che merita tutele vere e dignità. Chi usa scorciatoie di questo tipo danneggia i lavoratori, le aziende corrette e l’intero sistema Paese».
«L’inchiesta conferma quanto denunciamo da anni – conclude Confcommercio Udine –: l’uso distorto di contratti “pirata” elude gli obblighi contributivi e altera il mercato. Serve una linea chiara da parte di tutti i soggetti istituzionali e associativi per riconoscere pienamente solo i contratti collettivi firmati dalle organizzazioni realmente rappresentative. La legalità contrattuale è una condizione essenziale per la competitività e la sostenibilità del sistema produttivo».
