Pro Carnicum: «L’Europa non ha bisogno del tunnel di Passo Monte Croce Carnico»
Sul tema della viabilità di Passo Monte Croce Carnico, riceviamo da gruppo di lavoro Pro Carnicum e pubblichiamo.
Il 7 settembre al Passo di Monte Croce Carnico, rappresentanti di varie organizzazioni e iniziative della società civile del Friuli, della Carinzia e del Tirolo si sono riuniti a formare il gruppo di lavoro transfrontaliero PRO CARNICUM. Ritengono che la richiesta di costruire un tunnel al Passo di Monte Croce Carnico non solo sia estremamente rischiosa dal punto di vista ecologico, ma anche superflua dal punto di vista della politica dei trasporti. Un tunnel porta traffico pesante, mette a rischio l’approvvigionamento idrico sul versante italiano ed è in contrasto con la strategia Europea dei Trasporti.
Il gruppo di lavoro, composto dalle iniziative civiche Pro Gailtal, Comitato Alto But, Legambiente Carnia, Stop Transit-Osttirol, Associazione Osttirol Natur, Gegenverkehr Lienz e la sezione Obergailtal-Lesachtal del Club Alpino Austriaco, si impegna a favore della protezione dell’habitat alpino e di una politica dei trasporti sostenibile, respinge con decisione la costruzione di un Plöckentunnel e contraddice alcune affermazioni sul progetto diffuse dai sostenitori del tunnel.
Plöckentunnel non necessario per la gestione dei trasporti pesanti
“Ovviamente abbiamo bisogno di un collegamento stradale sicuro attraverso il Passo di Monte Croce Carnico. Tuttavia, tutte le informazioni al riguardo indicano chiaramente che il traforo Monte Croce, richiesto con tanta veemenza, servirà anche e soprattutto al traffico di transito”, afferma Sepp Lederer, presidente della sezione Obergailtal/Lesachtal del Club Alpino Italiano. Infatti, già le decisioni prese dal governo regionale del Friuli-Venezia Giulia nel 2020 e nel 2021 prevedono la costruzione di un tunnel sotto il Passo del Monte Croce Carnico e di efficienti strade di accesso come parti di una nuova rotta di transito transalpina, al fine di posizionare i porti dell’Adriatico come hub strategico per il traffico di transito europeo. Una nuova rotta di transito attraverso valli finora non soggette al traffico pesante comporterebbe un impatto ambientale insostenibile sulle delicate regioni alpine dal Friuli alla Carinzia settentrionale fino a Kitzbühel e Kufstein in Tirolo, causerebbe costi enormi e imprevedibili costi sucessivi ed è inoltre in contrasto con gli obiettivi della strategia europea dei trasporti. Con la rete transeuropea dei trasporti, l’Europa dispone già oggi di efficienti corridoi stradali e soprattutto ferroviari, che vengono comunque costantemente ampliati, come l’asse dei Tauri e l’asse multimodale sud-nord. (Trieste-Udine-Villach/Fürnitz-Salisburgo-Monaco-Amburgo). Nell’ambito del “Green Deal”, l’UE persegue espressamente l’obiettivo di trasferire il trasporto merci su rotaia. Il gruppo di lavoro PRO CARNICUM non ritiene quindi necessario realizzare ulteriori progetti stradali. La pressione unilaterale esercitata dall’Italia è in contrasto con il principio di sussidiarietà e di partecipazione regionale.
Rischi irresponsabili
Particolarmente critica è la minaccia alle falde acquifere nella Valle del But, che potrebbero essere compromesse da scavi di tunnel su vasta scala e interventi sull’equilibrio geologico. Ciò avrebbe gravi conseguenze per l’approvvigionamento di acqua potabile di un’intera regione e per l’approvvigionamento energetico, poiché anche la centrale idroelettrica locale dipende da queste fonti. Un tale rischio per le infrastrutture è irresponsabile. Particolarmente critica è la minaccia che grava alle falde acquiferi nella valle del But che sarebbero compromessi dagli interventi sull’equilibrio geologico. Il geologo Maurizio Ponton, ex docente all’Università di Trieste ed esperto di acque presso Legambiente FVG, sottolinea: “La perforazione della montagna su vasta scala avrebbe gravi conseguenze per il corpo idrico nella zona del ”Fontanone di Timau“ e metterebbe a rischio non solo l’approvvigionamento di acqua potabile nella valle di Timau fino a Tolmezzo, ma anche l’approvvigionamento energetico, poiché la centrale idroelettrica locale dipende da questa fonte”. Un tale rischio per le infrastrutture è semplicemente irresponsabile e, inoltre, è in contrasto con la direttiva europea sulle acque.
Comunicazione poco seria
La doppia strategia comunicativa dei sostenitori del tunnel crea intenzionalmente confusione, con l’obiettivo di influenzare il dibattito pubblico e di aumentare la pressione politica. Da un lato si sostiene che il tunnel non sia destinato al traffico pesante, dall’altro il governo regionale del Friuli-Venezia Giulia stesso lo presenta come un collegamento economico strategico, perciò chiaramente finalizzato al traffico di transito. È evidente che la descrizione del progetto da un lato debba essere “adattato alla logica dei finanziamenti UE”, e dall’altro, si voglia tranquillizzare i cittadini e delegittimare i critici.
Inoltre vengono diffusi argomenti che suscitano dubbi seri:
– Si suggerisce che “tutti sono comunque favorevoli”, anche se i risultati della commissione bilaterale di esperti che dovranno fornire le basi approfondite per una decisione a livello politico in Italia e in Austria, non sono ancora disponibili. Di conseguenza, il governo regionale della Carinzia e i sindaci dei comuni interessati non si sono ancora espressi in merito e i cittadini, in mancanza di fatti concreti, non hanno ancora avuto modo di formarsi un’opinione.
– Inoltre si fa credere che il finanziamento sia “praticamente assicurato”, anche se i fondi dell’UE non sono affatto garantiti. Se effettivamente fosse possibile ottenere un finanziamento dalla Banca europea per gli investimenti, non si tratterebbe di sovvenzioni “a fondo perduto”, ma di prestiti rimborsabili che graverebbero sui bilanci regionali per generazioni.
Conclusione
Il Plöckentunnel non è una necessità infrastrutturale di livello europeo, bensì un progetto sovraregionale promosso da una lobby. Nuovi assi di traffico pesante attraverso regioni incontaminate non sono giustificabili. I rischi per l’ambiente, l’acqua potabile, l’approvvigionamento energetico e la trasparenza democratica superano di gran lunga i presunti benefici. Il tunnel non è una risposta adeguata alla necessità di un collegamento stradale sicuro attraverso il Passo di Monte Croce Carnico.
GRUPPO DI LAVORO PRO CARNICUM
