CarniaEconomiaGemonesePrimo piano

Su governo Conte, Covid e economia le opinioni degli imprenditori dell’Alto Friuli

Giornata campale per il Governo, alle prese con la richiesta di fiducia al Senato, e mondo economico preoccupato. Queste le considerazioni di alcuni esponenti del mondo economico dell’Alto Friuli.

Paolo Fantoni

Paolo Fantoni, dell’omonimo colosso friulano: “Trovo che una crisi di Governo non sia coerente con le problematiche emergenziali  legate alla pandemia, sia in ambito salute pubblica che in ambitof economico”.

Giovannino Bearzi, Ceo della Beng di Tolmezzo, creatrice di fari e fanali per le auto di lusso: “E’ inutile che ci giriamo intorno, al Governo abbiamo persone non preparate. Ero recentemente a Milano ed ho visto la fila di persone costrette a rivolgersi alla Caritas. Mi viene da pensare: coloro che ci governano, si rendono conto di quanto sta accadendo. Questa incertezza è devastante. Che prendano decisioni definitive e le mantengono, o se non sono in grado, è forse bene lasciare il posto a chi ha le competenze per farlo. C’è in gioco il nostro futuro. Non è uno scherzo”.

Giuseppe Varisco, noto commercialista di Gemona, figlio del compianto Salvatore Varisco, assessore alla Ricostruzione, nel post terremoto del Friuli Venezia Giulia: “Non esiste più una scuola politica di formazione, che educhi e formi le persone appunto ad amministrare e prendere decisioni per il bene comune. In questo momento, mi chiedo: è meglio continuare con questa situazione che appare evidente non essere appropriata alla situazione, o cambiare le cose? Auspico serietà e non il solito gioco delle parti. Mi viene da ribadire il concetto della ‘likecrazia’ piuttosto che della democrazia. La situazione è veramente drammatica per alcuni settori: ritengo che molte attività di tipo commerciale non riusciranno a sopravvivere. Ora siamo come anestetizzati, le vere conseguenze le vedremo fra qualche mese. Sarebbe opportuno non perdere ulteriore tempo”. 

Michele Ianich

Fabio Massaro, tolmezzino, amministratore delegato di Italbedis (Verona), azienda con corebusiness nella lavorazione dell’acqua. “Questa crisi costa senz’altro a un mondo dell’economia che è fermo. Sto pensando, per esempio, al mondo dell’Horeca, di fatto scomparso. Questa situazione di stallo non ci voleva proprio», afferma. Soprattutto, aggiunge, perché «gli strumenti per affrontare la difficilissima situazione il Governo li ha messi in campo, ci sono, ma non sempre la filiera necessaria alla loro applicazione è sana. Una crisi come questa peggiora la possibilità di controllo”.

Michele Ianich, presidente della Lavorazione Legnami di Tolmezzo, guarda all’andamento borsistico che non ha risentito della crisi politica italiana, ma ciò non è sufficiente a renderlo tranquillo. “A fronte dell’accresciuto clima di incertezza, avremmo bisogno di un governo di tecnici competenti con un obiettivo su tutti: preparare la ripartenza. L’emergenza, infatti, può essere gestita anche in forma commissariale, ma le scelte pro futuro hanno bisogno di una guida di qualità e con visione. Sarei favorevole ad una presidenza del Consiglio affidata all’ex governatore della Bce Mario Draghi,  sempre che fosse messo nelle condizioni di potersi creare un proprio team per affrontare la complessità della situazione”.

Roberto Siagri

Roberto Siagri, ad di Eurotech di Amaro: “Stiamo vivendo un periodo molto delicato da un punto di vista economico. L’intero pianeta è coinvolto in questa pandemia. Ovviamente: in questo momento serve grandissima responsabilità anche politica, c’è da presentare un recovery plan all’Europa credibile e che sia in grado di rilanciare il Paese e che permetta di operare una vera  trasformazione digitale dell’economia. Siamo ancora fanalino di coda in Europa sui temi del digitale e il piano che finora si è visto indirizza in maniera blanda questi temi. Non possiamo mancare questo obiettivo, non lo possiamo né per noi ne per il futuro dei  nostri giovani. Non si tratta infatti di guidare un Paese, in una situazione contingente normale, ma assolutamente eccezionale. Detto ciò, non mi preoccupa una crisi di governo se serve a far emergere le criticità e portarci sulla retta via. Meglio una crisi di governo costruttiva che una stabilità che ci porta fuori rotta. L’etimologia della parola crisi in fin dei conti e decidere di fronte ad un pericolo. Ecco questo è il momento delle improcrastinabili decisioni”..